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Distanze legali tra costruzioni: quando si applicano?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4851/2024, ha stabilito che le norme sulle distanze legali tra costruzioni si applicano anche a un edificio non ancora completato, purché costituisca una struttura stabile e definita. La Corte ha rigettato il ricorso dei costruttori, chiarendo che il proprietario leso può scegliere l’azione legale più opportuna senza un ordine di priorità. Inoltre, ha ritenuto infondata l’eccezione di usucapione del diritto a mantenere l’opera a distanza irregolare, poiché non era trascorso il termine legale di vent’anni.

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Distanze Legali tra Costruzioni: Anche un’Opera Incompleta le Deve Rispettare

La questione delle distanze legali tra costruzioni è una fonte costante di contenzioso tra vicini. Ma cosa succede se l’opera che viola le distanze non è ancora finita? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 4851 del 23 febbraio 2024) fornisce chiarimenti cruciali, affermando che anche un manufatto ‘in fieri’ deve sottostare a queste regole, a patto che abbia già una sua precisa fisionomia strutturale. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del Caso: Una Costruzione Contesa

La vicenda ha origine da una causa intentata dal proprietario di un immobile contro i suoi vicini, i quali avevano realizzato un manufatto violando la distanza minima di 10 metri prevista dal piano regolatore comunale. In particolare, una porzione della nuova opera, lunga 1,1 metri, si trovava a soli 7,9 metri dall’edificio del confinante.

In primo grado, il tribunale aveva respinto la domanda, ritenendo che l’opera, non essendo ancora ultimata, non potesse essere oggetto di un’azione a difesa della proprietà (petitoria), ma solo di una denunzia di nuova opera (azione di nunciazione). La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione, ordinando l’arretramento della porzione di edificio costruita in violazione delle distanze.

I costruttori decidevano quindi di ricorrere in Cassazione, sollevando diverse questioni di diritto.

L’Analisi della Cassazione e le Distanze Legali tra Costruzioni

La Suprema Corte ha esaminato i quattro motivi di ricorso, rigettandoli e fornendo principi di diritto di notevole interesse pratico in materia di distanze legali tra costruzioni.

Primo Motivo: Edificio ‘in fieri’ e Azione Legale Corretta

I ricorrenti sostenevano che, essendo l’opera incompleta, il vicino potesse agire solo con un’azione di nunciazione (art. 1171 c.c.) e non con un’azione petitoria. La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo due punti fondamentali:
1. Nozione di ‘Costruzione’: Ai fini delle distanze, non è necessario che un edificio sia completato. È sufficiente che esista un manufatto con caratteristiche di solidità, stabilità e immobilizzazione al suolo, che presenti una sagoma e una struttura definite. Nel caso di specie, il manufatto con piano interrato, piano rialzato, solaio e muri di tompagno era a tutti gli effetti una ‘costruzione’.
2. Scelta dell’Azione Legale: Il proprietario che subisce una violazione delle distanze ha la facoltà di scegliere lo strumento processuale che preferisce (azione petitoria, possessoria o procedimento di nuova opera), senza essere vincolato a un ordine di priorità.

Secondo Motivo: La Questione della Costruzione in Aderenza

I ricorrenti affermavano che, avendo costruito in parte ‘in aderenza’ a un vecchio fabbricato, non dovessero rispettare le distanze. La Corte ha dichiarato questo motivo inammissibile perché non pertinente alla decisione della Corte d’Appello. L’ordine di arretramento, infatti, riguardava solo la porzione nuova dell’edificio (1,1 metri), che non era in aderenza e violava la distanza di 10 metri.

Terzo e Quarto Motivo: L’Eccezione di Usucapione Omessa

Infine, i ricorrenti lamentavano che la Corte d’Appello avesse omesso di pronunciarsi sulla loro eccezione di usucapione del diritto a mantenere l’edificio a distanza illegale, sostenendo di averlo costruito nel 1997 e che la causa era iniziata solo nel 2009.

La Cassazione, pur riconoscendo l’omessa pronuncia, ha deciso la questione nel merito, ritenendo l’eccezione palesemente infondata. Per usucapire una servitù di questo tipo è necessario il possesso ventennale (art. 1158 c.c.), non decennale come sostenuto dai ricorrenti. Inoltre, il termine ventennale sarebbe stato comunque interrotto dall’azione legale del vicino, iniziata nel 2009, ben prima del suo compimento.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su un’interpretazione consolidata delle norme del Codice Civile e dei regolamenti edilizi locali. La Corte ribadisce che le norme sulle distanze hanno natura integrativa dei precetti del codice civile e la loro violazione dà diritto al vicino danneggiato di chiedere la riduzione in pristino, ossia la demolizione o l’arretramento dell’opera. La nozione di ‘costruzione’ viene interpretata in senso ampio per garantire una tutela effettiva e tempestiva contro opere idonee a creare intercapedini dannose, indipendentemente dal loro stato di finitura. La decisione sull’usucapione, infine, applica rigorosamente i termini di legge, sottolineando come l’esercizio del diritto da parte del proprietario confinante interrompa efficacemente il decorso del tempo necessario a usucapire.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti operativi: un’opera edilizia, anche se non finita, deve rispettare le distanze legali tra costruzioni dal momento in cui assume una configurazione stabile e riconoscibile. Il proprietario confinante ha a disposizione un ampio ventaglio di tutele legali e può scegliere quella più adatta senza vincoli. Infine, l’usucapione del diritto a mantenere una costruzione a distanza illegale è possibile, ma richiede il decorso del termine di vent’anni, termine che può essere facilmente interrotto da una tempestiva azione legale del vicino.

Un edificio non ancora terminato deve rispettare le distanze legali tra costruzioni?
Sì. Secondo la Corte, ai fini del rispetto delle distanze legali non è necessario che l’opera sia un edificio completato. È sufficiente che si tratti di un manufatto non interrato con caratteri di solidità, stabilità e immobilizzazione al suolo che presenti una sagoma e una struttura definite.

Se un vicino viola le distanze legali, quale tipo di azione legale si può intraprendere?
Il proprietario del fondo leso ha la facoltà di scegliere, senza alcun ordine di priorità, tra l’azione petitoria (a difesa della proprietà), l’azione possessoria o il procedimento di nuova opera per ottenere provvedimenti immediati.

È possibile acquisire per usucapione il diritto di mantenere una costruzione a distanza illegale?
Sì, è ammissibile l’acquisto per usucapione di una servitù che consiste nel mantenimento di una costruzione a distanza inferiore a quella legale. Tuttavia, la legge richiede il possesso continuato per venti anni (usucapione ordinaria), e non dieci. L’azione legale del vicino interrompe il decorso di tale termine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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