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Distanze legali: quando si può costruire sul confine?

La Corte di Cassazione ha chiarito i limiti delle deroghe alle distanze legali previste dai regolamenti comunali. In un caso riguardante una tettoia costruita in aderenza a un muro sul confine, la Corte ha stabilito che l’eccezione che consente di costruire in presenza di una parete preesistente si applica solo se tale parete si trova sul fondo del vicino, e non se è stata realizzata dallo stesso proprietario che intende poi edificarvi contro. Di conseguenza, la tettoia è stata considerata illegittima e ne è stato ordinato l’arretramento alla distanza legale di 5 metri dal confine.

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Distanze Legali: La Cassazione Chiarisce Quando si Può Costruire sul Confine

Il rispetto delle distanze legali tra costruzioni è un pilastro del diritto immobiliare, fondamentale per garantire un’ordinata convivenza e il corretto sviluppo urbanistico. Tuttavia, le norme del Codice Civile possono essere integrate e talvolta derogate dai regolamenti edilizi locali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un’ipotesi specifica: la possibilità di costruire sul confine in presenza di una parete preesistente. La decisione chiarisce che tale deroga non può essere ‘auto-creata’ dal costruttore.

I Fatti del Caso: Una Tettoia sul Confine

La vicenda ha origine dalla controversia tra due proprietari confinanti. Uno di essi aveva realizzato un muro di contenimento sul confine, a sostegno di un terrapieno artificiale, e successivamente vi aveva appoggiato una tettoia adibita a garage. Il vicino contestava la legittimità di tale opera, chiedendone la demolizione o l’arretramento per violazione delle distanze legali.

In primo grado, il Tribunale aveva ordinato solo la rimozione di alcuni pannelli frangisole, rigettando le richieste più importanti. La Corte d’Appello, invece, aveva ribaltato la decisione: qualificando la tettoia come una vera e propria costruzione per le sue caratteristiche di stabilità e idoneità a creare volume, ne aveva ordinato l’arretramento a 5 metri dal confine, come previsto dal regolamento locale, condannando il costruttore anche a un risarcimento danni.

Il Motivo del Ricorso e le distanze legali

Il proprietario della tettoia ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su una specifica norma del regolamento edilizio del Comune di Pescara (art. 8, lett. G, delle N.T.A.). Tale norma, pur prevedendo una distanza minima di 5 metri dai confini, ammetteva la ‘costruzione sul confine di proprietà, se preesiste parete o porzione di parete in aderenza e senza finestre’. Secondo il ricorrente, il muro di contenimento da lui stesso edificato costituiva quella ‘parete preesistente’ che legittimava la successiva costruzione della tettoia in aderenza.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo il motivo infondato e offrendo una interpretazione rigorosa della norma locale. I giudici hanno chiarito che le norme regolamentari che derogano ai principi generali del Codice Civile, come quello della prevenzione, devono essere interpretate in modo restrittivo.

Il punto cruciale della decisione risiede nella nozione di ‘preesistenza’. La deroga prevista dal regolamento comunale è finalizzata a disciplinare la situazione in cui un proprietario trova, sul fondo del vicino e lungo la linea di confine, una parete già esistente. In tal caso, gli è consentito costruire in aderenza. La norma, tuttavia, non può essere invocata da chi realizza prima un muro sul proprio fondo e poi, in un secondo momento, vi appoggia un’altra costruzione.

La Corte ha specificato che la normativa locale ‘si riferisce alla preesistenza di parete sul fondo del vicino lungo la linea di confine, ma non certo ad una parete realizzata dallo stesso convenuto’. Accettare la tesi del ricorrente significherebbe consentirgli di creare da sé i presupposti per eludere la regola generale sulla distanza minima. Poiché il fondo del vicino era libero da costruzioni, la tettoia doveva rispettare la distanza di 5 metri dal confine imposta dal regolamento.

Le Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un principio fondamentale: le eccezioni alle regole sulle distanze legali non possono essere interpretate estensivamente. La possibilità di costruire sul confine in aderenza a un muro preesistente è concessa per armonizzare le costruzioni quando una situazione di fatto (il muro del vicino sul confine) è già consolidata. Non è uno strumento per legittimare la violazione delle distanze attraverso la creazione ‘ad hoc’ di un muro di appoggio sul proprio terreno. La decisione sottolinea l’importanza di un’attenta analisi dei regolamenti edilizi locali e ribadisce che il diritto di proprietà deve essere esercitato nel rispetto delle norme poste a tutela dei rapporti di vicinato e dell’assetto del territorio.

È possibile costruire una tettoia sul confine di proprietà?
No, se il regolamento edilizio locale impone una distanza minima dal confine. La tettoia, se ha caratteristiche di stabilità e crea volume, è considerata a tutti gli effetti una ‘costruzione’ e deve rispettare le norme sulle distanze legali, a meno che non ricorra una specifica deroga espressamente prevista.

Una norma comunale che permette di costruire in aderenza a un muro preesistente vale anche se il muro l’ho costruito io?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che questa deroga si applica solo quando la parete preesistente si trova sul fondo del vicino, lungo la linea di confine. Non è possibile costruire un muro sul proprio terreno e poi invocarlo come ‘preesistenza’ per legittimare la costruzione di un altro manufatto in aderenza che violi le distanze legali.

Il principio di prevenzione, che permette a chi costruisce per primo di andare sul confine, è sempre valido?
No. Sebbene sia un principio generale del Codice Civile, i regolamenti edilizi locali possono stabilire distanze minime assolute delle costruzioni dai confini. In tal caso, questa regola prevale sul principio di prevenzione, obbligando tutti i proprietari a rispettare tale distanza, indipendentemente da chi costruisca per primo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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