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Distanze legali: le nuove norme su ricostruzione

La Cassazione interviene sul tema delle distanze legali in edilizia. Un caso di demolizione e ricostruzione viene riesaminato alla luce delle nuove norme (ius superveniens), più favorevoli al costruttore. La Corte annulla la decisione precedente per non aver considerato le nuove leggi e per vizi nella consulenza tecnica, rinviando il caso per un nuovo giudizio.

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Distanze Legali e Ricostruzioni: la Cassazione Applica le Nuove Norme

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11262/2025, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale in materia edilizia: il rispetto delle distanze legali nei casi di demolizione e ricostruzione. La decisione è di grande importanza perché applica il principio dello ius superveniens, ovvero l’obbligo per il giudice di tenere conto delle nuove leggi entrate in vigore durante il processo, che possono cambiare radicalmente l’esito di una controversia.

I Fatti: La Controversia sulla Nuova Costruzione

Il caso nasce dalla disputa tra i proprietari di un immobile e una società costruttrice. Quest’ultima aveva realizzato un nuovo edificio previa demolizione di uno preesistente. I proprietari confinanti lamentavano la violazione delle distanze legali, sia rispetto al confine che tra le pareti finestrate, sostenendo che la nuova opera fosse una ‘nuova costruzione’ e non una semplice ristrutturazione. Essi chiedevano quindi la riduzione in pristino e il risarcimento dei danni.

Nei primi due gradi di giudizio, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato torto ai proprietari. I giudici avevano ritenuto che, trattandosi di una ricostruzione con volumetria ridotta e distanza aumentata rispetto al passato, non si applicassero le norme sulle distanze previste per le nuove costruzioni. Avevano inoltre considerato valida una deroga pattizia alle distanze, concordata in un verbale di sopralluogo.

Le Motivazioni della Cassazione sulle Distanze Legali

I proprietari hanno quindi presentato ricorso in Cassazione, basandolo su diversi motivi. La Suprema Corte ha accolto due delle censure, ritenendole decisive per annullare la sentenza d’appello.

Il Vizio della Consulenza Tecnica (CTU)

Il primo motivo di accoglimento riguarda la nullità della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU). I ricorrenti sostenevano che il perito nominato dal tribunale avesse illegittimamente acquisito e utilizzato documenti non prodotti dalle parti (come la D.I.A. e i suoi allegati), andando oltre i suoi poteri. La Cassazione ha ricordato un principio fondamentale: il CTU può acquisire documenti, ma solo se riguardano fatti ‘secondari’ e non i fatti ‘principali’ che costituiscono il fondamento della domanda, la cui prova spetta esclusivamente alle parti. La Corte d’Appello non aveva verificato adeguatamente la natura dei documenti acquisiti dal perito. Per questo motivo, la sentenza è stata cassata, con la necessità per il giudice del rinvio di riesaminare la validità della CTU alla luce di questo principio.

L’impatto delle Nuove Norme sulle Distanze Legali (Ius Superveniens)

Il secondo e più rilevante motivo di accoglimento riguarda il cosiddetto ius superveniens. La Corte ha osservato che, dopo la proposizione del ricorso, il quadro normativo in materia di ristrutturazioni edilizie è profondamente cambiato. Leggi successive (come il D.L. 32/2019 e la L. 120/2020) hanno ampliato la nozione di ‘ristrutturazione edilizia’, consentendo interventi di demolizione e ricostruzione con modifiche di sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche, a condizione che sia rispettata la volumetria preesistente.

Soprattutto, queste nuove norme hanno introdotto deroghe significative in tema di distanze legali. Oggi, la ricostruzione è consentita nel rispetto delle distanze legittimamente preesistenti, anche se inferiori a quelle standard. Questo significa che se un edificio era legittimamente costruito a una distanza ridotta, può essere demolito e ricostruito mantenendo la stessa distanza, anche se le norme attuali ne imporrebbero una maggiore.

La sentenza d’appello aveva basato la sua decisione sulla normativa precedente, senza poter tenere conto di queste importanti novità. La Cassazione ha quindi stabilito che il caso deve essere rivalutato completamente alla luce della nuova legislazione, che risulta più favorevole al costruttore.

Le Conclusioni della Corte e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello, in diversa composizione, per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà:
1. Verificare la legittimità della CTU, distinguendo tra l’acquisizione di documenti relativi a fatti principali (non consentita) e secondari (consentita).
2. Applicare la normativa sopravvenuta in materia di distanze legali per stabilire se la ricostruzione effettuata dalla società immobiliare sia legittima secondo le nuove, più flessibili, regole.

Questa sentenza conferma un principio di civiltà giuridica: il giudizio deve tenere conto dell’evoluzione della legge. Per il settore edilizio, ciò significa che le controversie in materia di distanze per interventi di demolizione e ricostruzione devono ora essere analizzate alla luce di una normativa che favorisce la rigenerazione urbana, consentendo una maggiore flessibilità nel mantenimento delle situazioni preesistenti.

Una nuova legge più favorevole può essere applicata a una causa già in corso?
Sì. Secondo la sentenza, il giudice ha il dovere di applicare lo ius superveniens, cioè la nuova normativa entrata in vigore durante il processo, specialmente se è pertinente per decidere la controversia e non si è ancora formato un giudicato.

Il perito del tribunale (CTU) può acquisire documenti che le parti non hanno prodotto?
Sì, ma con limiti precisi. Può acquisire documenti necessari per rispondere ai quesiti tecnici, a condizione che non siano diretti a provare i fatti principali posti a fondamento della domanda o delle eccezioni, il cui onere probatorio spetta alle parti.

In caso di demolizione e ricostruzione, le distanze legali preesistenti devono essere sempre rispettate?
Sulla base della normativa sopravvenuta citata nella sentenza, la demolizione e ricostruzione di un fabbricato è consentita nel rispetto delle distanze legittimamente preesistenti, anche se inferiori a quelle oggi previste dalla legge. La nuova normativa favorisce la conservazione della situazione esistente per promuovere la rigenerazione urbana.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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