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Distanze legali: la decisione della Corte d’Appello

Una complessa disputa tra vicini riguardante danni strutturali, modifiche a un passaggio, l’apertura di una finestra, una sopraelevazione e l’installazione di un cancello. La Corte d’Appello ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado, sottolineando l’importanza del rispetto delle distanze legali e del diritto di passaggio. La Corte ha ordinato la riduzione in pristino del passaggio, la rimozione della finestra e della sopraelevazione illegittime e la consegna delle chiavi del cancello, specificando quando le modifiche a un immobile violano i diritti dei vicini.

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Pubblicato il 30 novembre 2024 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distanze Legali e Diritti di Vicinato: Analisi di una Sentenza d’Appello

Le controversie tra vicini rappresentano una fetta significativa del contenzioso civile, spesso originate da lavori di ristrutturazione che modificano lo stato dei luoghi. Il rispetto delle distanze legali, la tutela del diritto di passaggio e la corretta qualificazione delle opere edilizie sono temi centrali per garantire una pacifica convivenza. Una recente sentenza della Corte di Appello di Genova offre spunti cruciali su come la legge bilancia i diritti dei proprietari confinanti.

I Fatti di Causa: Una Complessa Disputa Immobiliare

La vicenda trae origine dalla domanda di due proprietarie che citavano in giudizio la loro vicina, lamentando una serie di pregiudizi derivanti da lavori eseguiti sull’immobile contiguo. Le doglianze erano numerose e complesse:
1. Danni strutturali: Fessurazioni e infiltrazioni causate, a loro dire, dai lavori della vicina.
2. Modifica di un passaggio: La trasformazione di una corte comune, su cui le attrici vantavano un diritto di passaggio, con la rimozione di una rampa e la costruzione di una scalinata più stretta e ripida.
3. Apertura di una veduta: La creazione di una nuova finestra che si affacciava direttamente sulla loro proprietà a una distanza inferiore a quella legale.
4. Sopraelevazione: L’innalzamento del tetto dell’edificio della convenuta di circa 40 cm.
5. Installazione di un cancello: La posa di un cancello con serratura su un’area soggetta a servitù di passaggio.
6. Piantumazione e sconfinamento: La collocazione di piante e vasi a distanza non regolamentare dal confine.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto solo parzialmente le domande, condannando la vicina a un risarcimento economico per i danni strutturali e per la modifica del passaggio, ma rigettando le altre richieste.

L’Appello e le Distanze Legali: La Riforma della Sentenza

Insoddisfatte, le proprietarie hanno impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Appello, la quale ha riesaminato punto per punto la controversia, giungendo a conclusioni significativamente diverse su molteplici aspetti.

Il Diritto di Passaggio: Ripristino, non Solo Risarcimento

La Corte ha ritenuto che il solo risarcimento economico non fosse sufficiente a tutelare il diritto di passaggio delle appellanti. La modifica della rampa e della scalinata aveva reso il passaggio più incomodo e aveva alterato sostanzialmente le modalità di esercizio della servitù. Pertanto, in riforma della prima sentenza, ha ordinato la riduzione in pristino stato del passaggio, secondo le indicazioni fornite dalla Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), per ripristinare le condizioni originarie.

La Veduta Illegittima e le Distanze Legali

Sul punto della nuova finestra, la Corte ha accertato che si trattava di una vera e propria veduta, ovvero di un’apertura che consentiva di affacciarsi sulla proprietà vicina. Essendo stata realizzata a soli 70 cm dal confine, violava palesemente l’art. 905 del Codice Civile, che impone una distanza minima di un metro e mezzo. Di conseguenza, ha ordinato la sua chiusura o il suo arretramento a distanza legale.

La Sopraelevazione è una Nuova Costruzione

Anche la questione della sopraelevazione del tetto di 40 cm è stata rivalutata. La Corte, richiamando un precedente della Cassazione (Cass. n. 18281/2023), ha stabilito che un innalzamento, quando non costituisce un mero volume tecnico, integra una nuova costruzione. Come tale, deve rispettare le norme sulle distanze legali tra edifici. Poiché l’opera violava tali distanze, la Corte ne ha ordinato la rimozione, condannando la vicina all’abbassamento del tetto di 40 cm.

Il Cancello e la Servitù

Per quanto riguarda il cancello pedonale installato sul passaggio, la Corte ha riconosciuto il diritto delle appellanti a esercitare liberamente la loro servitù. Ha quindi ordinato alla vicina di consegnare loro le chiavi del cancello.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Corte d’Appello si fonda su principi giuridici consolidati. In primo luogo, ha dato grande peso alle risultanze della CTU, che ha fornito i dati tecnici essenziali per valutare le violazioni. In secondo luogo, ha applicato con rigore le norme del Codice Civile in materia di proprietà, in particolare quelle sulle distanze per costruzioni e vedute, che sono volte a tutelare la privacy e la salubrità delle proprietà confinanti. La Corte ha chiarito che, quando viene leso un diritto reale come una servitù, la tutela principale non è il risarcimento per equivalente, ma il ripristino della situazione precedente, salvo che ciò sia materialmente impossibile. Infine, ha ribadito che anche modifiche apparentemente modeste, come un innalzamento di 40 cm, possono configurare una nuova costruzione soggetta a tutte le limitazioni di legge.

Conclusioni

Questa sentenza è un importante monito per chiunque intenda intraprendere lavori di ristrutturazione. Dimostra che il rispetto delle distanze legali e dei diritti dei vicini non è una mera formalità, ma un obbligo preciso la cui violazione può portare a conseguenze severe, come l’obbligo di demolire le opere illegittimamente realizzate. Evidenzia inoltre l’importanza di affidarsi a consulenti tecnici prima di iniziare i lavori, per evitare costose controversie legali e garantire la conformità delle opere alle normative vigenti. La decisione riafferma la centralità della tutela ripristinatoria rispetto a quella meramente risarcitoria nella protezione dei diritti reali immobiliari.

Quando una sopraelevazione, anche di pochi centimetri, è considerata una nuova costruzione?
Secondo la sentenza, che richiama la giurisprudenza della Cassazione, una sopraelevazione integra una nuova costruzione quando produce un aumento della volumetria e incide sulla struttura, non limitandosi a essere un mero volume tecnico. In questo caso, un innalzamento di 40 cm è stato qualificato come nuova costruzione e, pertanto, soggetto al rispetto delle distanze legali.

Un risarcimento economico è sempre sufficiente a compensare la modifica di un diritto di passaggio?
No. La Corte ha stabilito che quando la modifica rende più incomodo l’esercizio di una servitù di passaggio, la tutela principale è la “riduzione in pristino stato”, cioè il ripristino della condizione originaria. Il risarcimento economico non è stato ritenuto idoneo a soddisfare pienamente il diritto leso.

Cosa succede se si apre una finestra a meno di un metro e mezzo dal confine del vicino?
Se l’apertura è qualificabile come “veduta” (cioè permette di affacciarsi e guardare nel fondo del vicino), la sua creazione a una distanza inferiore a 1,5 metri dal confine costituisce una violazione dell’art. 905 del Codice Civile. La conseguenza, come ordinato dalla Corte in questo caso, è la condanna alla chiusura o all’arretramento dell’apertura fino a rispettare la distanza legale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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