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Distanze legali inderogabili: la Cassazione decide

Una società agricola ha citato in giudizio un vicino allevatore, contestando la validità di accordi che permettevano la costruzione di stalle a una distanza dal confine inferiore a quella legale. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che le norme sulle distanze legali per tali strutture proteggono interessi pubblici come la salute e l’ambiente, e non possono essere derogate da patti tra privati. Di conseguenza, gli accordi sono stati ritenuti nulli e il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Distanze Legali per Stalle e Allevamenti: Non si Possono Derogare per Contratto

È possibile che due vicini si accordino per ignorare le distanze legali imposte dai regolamenti edilizi, specialmente quando si tratta di attività potenzialmente moleste come gli allevamenti intensivi? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4896/2025, ha fornito una risposta netta, ribadendo un principio fondamentale a tutela dell’interesse pubblico.

La decisione chiarisce che le norme sulle distanze per stalle, concimaie e altre strutture simili non sono a disposizione dei privati, poiché mirano a proteggere valori collettivi come la salute pubblica e l’ambiente. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Un Conflitto tra Vicini Agricoltori

La controversia nasce tra due imprese agricole confinanti. Da un lato, una società proprietaria di terreni coltivati a vigneto; dall’altro, un imprenditore titolare di un allevamento zootecnico intensivo con oltre 750 capi di bestiame.

Nel corso degli anni, l’allevatore aveva costruito ed ampliato diverse strutture, tra cui stalle, annessi rustici e concimaie, a una distanza dal confine inferiore a quella prescritta dal Piano Regolatore Generale (PRG) comunale. Per superare questi vincoli, le parti avevano stipulato una serie di convenzioni notarili. Tali accordi istituivano delle servitù di distanza, consentendo all’allevatore di costruire in deroga alle norme in cambio di un corrispettivo economico e della creazione di una fascia di rispetto inedificabile sui terreni della società agricola.

Col tempo, la società agricola ha ritenuto che la situazione fosse diventata intollerabile e ha citato in giudizio l’allevatore, chiedendo al Tribunale di dichiarare la nullità delle convenzioni, la demolizione dei fabbricati e il risarcimento dei danni.

Il Percorso Giudiziario e l’Interpretazione delle Norme sulle Distanze Legali

Il Tribunale di primo grado aveva respinto le domande della società agricola, ritenendo valide le convenzioni. La Corte d’Appello, in parziale riforma, aveva confermato la validità degli accordi, sostenendo che le norme sulle distanze violate fossero poste a tutela di interessi privati e, quindi, derogabili. Tuttavia, aveva ordinato l’arretramento di una sola concimaia, in quanto non esplicitamente inclusa negli accordi.

La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, chiamata a stabilire la natura, privata o pubblica, delle norme che impongono distanze legali per costruzioni destinate ad allevamenti intensivi.

Le Motivazioni della Cassazione: L’Inderogabilità delle Distanze Legali

La Suprema Corte ha ribaltato completamente la decisione d’appello, accogliendo i motivi principali del ricorso della società agricola. Il ragionamento dei giudici si fonda su una distinzione cruciale tra diverse tipologie di norme sulle distanze.

Tutela dell’Interesse Pubblico, non Privato

La Corte ha chiarito che, mentre le norme sulle distanze tra costruzioni generiche (art. 873 c.c.) sono prevalentemente a tutela di interessi privati (come la sicurezza e la salubrità tra edifici), quelle relative a fabbriche, depositi nocivi e stalle (art. 890 c.c. e regolamenti locali specifici) hanno una finalità pubblicistica.

Queste ultime sono infatti volte a proteggere la collettività da potenziali danni all’igiene, alla salubrità dell’aria e all’ambiente, oltre a garantire un ordinato sviluppo urbanistico del territorio. Tali interessi non sono nella disponibilità dei singoli proprietari confinanti.

Nullità degli Accordi in Deroga

Poiché le norme violate sono di natura imperativa e poste a tutela di interessi pubblici, qualsiasi accordo privato che miri a derogarvi è radicalmente nullo. Le convenzioni notarili stipulate tra le parti, sebbene formalmente corrette, erano quindi prive di qualsiasi effetto giuridico perché contrarie a norme inderogabili.

I giudici hanno sottolineato che la giurisprudenza è consolidata nel ritenere che, mentre le norme del Codice Civile sulle distanze tra costruzioni sono derogabili, le prescrizioni dei piani regolatori e dei regolamenti edilizi comunali non lo sono, in quanto tutelano l’interesse generale a un prefigurato modello urbanistico.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa a un’altra sezione della Corte d’Appello di Venezia. Il nuovo giudice dovrà riesaminare l’intera vicenda partendo dal principio inderogabile secondo cui le distanze legali previste dai regolamenti locali per stalle e allevamenti intensivi non possono essere modificate da accordi privati.

Questa pronuncia rappresenta un importante monito: la tutela della salute pubblica e dell’ambiente prevale sugli interessi economici individuali. Gli accordi tra privati non possono mai diventare uno strumento per eludere norme imperative poste a salvaguardia della collettività.

È possibile accordarsi con il vicino per costruire una stalla a una distanza inferiore a quella prevista dai regolamenti locali?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che le norme sulle distanze per stalle, allevamenti intensivi e altre costruzioni potenzialmente nocive tutelano interessi pubblici (salute, ambiente) e sono quindi inderogabili. Qualsiasi accordo privato in tal senso è nullo.

Qual è la differenza tra le distanze tra costruzioni generiche e quelle per allevamenti?
Le distanze tra costruzioni generiche (es. case) sono poste a tutela della salubrità e sicurezza tra edifici e sono considerate a protezione di interessi privati, quindi possono essere derogate con la costituzione di una servitù. Le distanze per allevamenti e depositi nocivi (art. 890 c.c. e norme locali) sono a tutela di interessi pubblici (igiene, ambiente) e non possono essere derogate da accordi tra privati.

Cosa succede se una legge sulle distanze cambia dopo che un edificio è stato costruito?
Di norma, si applica la legge in vigore al momento della costruzione. Una nuova normativa si applica alle costruzioni preesistenti solo se è più favorevole (meno restrittiva) rispetto a quella precedente, e a condizione che non si sia già formato un giudicato sulla legittimità della costruzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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