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Distanze legali: i balconi vanno calcolati?

Un’impresa edile costruisce troppo vicino al confine, sostenendo che un piano urbanistico prevedesse una strada e che i balconi non dovessero essere contati. La Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che le previsioni urbanistiche non modificano la proprietà privata e che i balconi non meramente decorativi rientrano nel calcolo delle distanze legali, poiché la normativa nazionale prevale su quella locale.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distanze Legali: La Cassazione Chiarisce Quando i Balconi Contano

Il rispetto delle distanze legali tra costruzioni e dai confini è un pilastro del diritto immobiliare, essenziale per garantire rapporti di vicinato equilibrati e uno sviluppo edilizio ordinato. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su due aspetti cruciali: l’irrilevanza delle mere previsioni urbanistiche e il calcolo dei balconi ai fini delle distanze. Analizziamo questa decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

Il caso: una costruzione troppo vicina al confine

Una società edile, che chiameremo Costruzioni Alfa Srl, avviava la realizzazione di un complesso residenziale. Durante i lavori, la società confinante, Costruzioni Beta Srl, lamentava la violazione del proprio possesso, poiché alcuni pilastri della nuova struttura erano stati eretti a una distanza inferiore ai cinque metri previsti dalla normativa.

Costruzioni Alfa si difendeva sostenendo che il terreno di Beta, secondo il Piano Particolareggiato locale, era destinato a diventare una strada pubblica. Tale circostanza, a suo dire, avrebbe giustificato una deroga alle norme sulle distanze. Inoltre, sosteneva che i balconi non dovessero essere inclusi nel calcolo della distanza dal confine, come previsto da una norma tecnica locale.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello davano ragione a Costruzioni Beta, ritenendo che la violazione fosse sussistente. Il caso è quindi giunto dinanzi alla Corte di Cassazione.

Distanze legali e piani urbanistici: la previsione non basta

Il primo punto affrontato dalla Cassazione riguarda l’argomento della futura strada. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la semplice previsione di un piano urbanistico, che destina un’area privata a opera pubblica (come una strada), non modifica immediatamente il regime giuridico di quell’area.

Perché un terreno privato perda tale natura e possa consentire deroghe alle distanze legali (ai sensi dell’art. 879 c.c., che esonera dal rispetto delle distanze per le costruzioni confinanti con piazze e vie pubbliche), è necessario un atto formale:

1. Un provvedimento di esproprio.
2. Un’occupazione d’urgenza.
3. Una convenzione tra il privato e la Pubblica Amministrazione.

In assenza di tali atti, il terreno rimane privato a tutti gli effetti e il vicino è tenuto a rispettare le distanze ordinarie. La mera aspettativa di una futura trasformazione è giuridicamente irrilevante.

Il calcolo delle distanze legali: quando i balconi contano?

Il nodo più interessante della decisione riguarda il calcolo dei balconi. La normativa tecnica del Comune prevedeva che i balconi fossero esclusi dal computo delle distanze. La Corte di Cassazione, pur confermando la decisione della Corte d’Appello di includerli, ne ha corretto la motivazione giuridica.

La Cassazione ha stabilito che la nozione di “costruzione” ai fini dell’art. 873 del Codice Civile è unica e non può essere derogata da normative secondarie, come i regolamenti edilizi comunali. Questi ultimi possono solo stabilire una distanza maggiore di quella minima prevista dal Codice, ma non possono ridefinire cosa sia o non sia una costruzione.

Secondo la giurisprudenza costante, rientrano nel concetto di costruzione tutte le sporgenze che:
– Hanno apprezzabile profondità e ampiezza.
– Sono sorrette da solette aggettanti.
– Estendono e ampliano la consistenza dei fabbricati.

Sono esclusi solo gli elementi con funzione puramente ornamentale e di modeste dimensioni. I balconi del caso di specie, non avendo una mera funzione decorativa, costituivano un’estensione del fabbricato e, pertanto, dovevano essere inclusi nel calcolo delle distanze legali dal confine.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi di ricorso presentati da Costruzioni Alfa. Ha sottolineato che la disciplina delle distanze legali è una materia di ordine pubblico, volta a tutelare interessi generali come la sicurezza, la salubrità e l’igiene. Per questo motivo, le norme del Codice Civile e le leggi nazionali prevalgono su eventuali disposizioni locali contrastanti. La Corte ha inoltre respinto le argomentazioni relative alla presunta “tolleranza” o “abuso del diritto” da parte di Costruzioni Beta, evidenziando come quest’ultima avesse contestato formalmente l’opera sin dal suo inizio, dimostrando una chiara volontà contraria alla costruzione illecita. La decisione impugnata è stata quindi confermata, seppur con una motivazione parzialmente corretta in diritto dalla Suprema Corte stessa, in applicazione del principio sancito dall’art. 384 c.p.c.

Le conclusioni

Questa ordinanza rafforza alcuni principi fondamentali in materia di diritto immobiliare. In primo luogo, chi costruisce non può fare affidamento su future e incerte modifiche urbanistiche per derogare alle norme sulle distanze. In secondo luogo, la definizione di “costruzione” fornita dal Codice Civile è un limite invalicabile per i regolamenti locali. I costruttori e i proprietari devono quindi prestare massima attenzione: i balconi, a meno che non siano puramente decorativi, rappresentano a tutti gli effetti un’estensione del fabbricato e devono essere considerati nel calcolo delle distanze, a prescindere da quanto indicato nelle norme tecniche di attuazione locali.

La destinazione a strada di un’area privata in un piano urbanistico permette di costruire senza rispettare le distanze legali?
No. La semplice previsione in un piano regolatore non modifica la natura privata di un’area. È necessario un atto formale come l’esproprio o una convenzione con la P.A. affinché si applichino le deroghe previste per le costruzioni confinanti con vie pubbliche.

I balconi devono essere inclusi nel calcolo delle distanze legali dal confine?
Sì, devono essere inclusi se non hanno una funzione puramente ornamentale e sono di dimensioni apprezzabili. La normativa locale che li esclude dal calcolo è illegittima perché non può derogare alla nozione civilistica di “costruzione”, che comprende anche le sporgenze che ampliano la consistenza del fabbricato.

La presunta “tolleranza” del vicino può giustificare la violazione delle distanze legali?
No. La disciplina sulle distanze legali è inderogabile. La tolleranza non può sanare una violazione di legge, soprattutto quando, come nel caso esaminato, il vicino ha manifestato la sua opposizione alla costruzione sin dall’inizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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