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Distanze legali: chi costruisce per primo decide

Una controversia sulle distanze legali tra due proprietà confinanti. La Corte d’Appello aveva stabilito che, in base al principio di prevenzione, chi costruisce per secondo deve arretrare la propria costruzione per rispettare la distanza di 10 metri, specialmente in presenza di finestre fronteggianti. Il giudizio in Cassazione si è estinto per rinuncia al ricorso da parte dei ricorrenti, consolidando di fatto la decisione di merito.

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Distanze Legali tra Edifici: il Principio di Prevenzione e la Regola dei 10 Metri

Le distanze legali tra costruzioni rappresentano una delle fonti più comuni di litigio tra vicini. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, pur concludendosi con una declaratoria di estinzione del processo, offre l’occasione per analizzare i principi cardine che regolano la materia, in particolare il criterio della prevenzione e la distanza minima inderogabile in presenza di pareti finestrate. Comprendere queste regole è fondamentale per chiunque intenda costruire o modificare un immobile.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla controversia tra i proprietari di due fondi confinanti. Il primo proprietario aveva citato in giudizio il vicino, lamentando che il suo locale seminterrato, adibito a carrozzeria, era stato edificato in violazione delle norme sulle distanze dal confine e tra edifici. Il vicino convenuto non solo si difendeva, ma proponeva a sua volta una domanda riconvenzionale, lamentando il mancato rispetto delle distanze da parte dell’attore, che aveva successivamente costruito un capannone in lamiera.

La Decisione della Corte d’Appello e le Distanze Legali

La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, accoglieva la domanda del vicino convenuto. Basandosi sulle risultanze della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), i giudici hanno accertato che:
1. Il fabbricato del convenuto (la carrozzeria) era stato costruito per primo, nel 1986, in aderenza al muro di confine.
2. Il capannone dell’attore era stato realizzato successivamente, nel 1993.

Questa successione temporale è stata decisiva per l’applicazione del principio della prevenzione, sancito dall’art. 873 del codice civile. Secondo tale principio, chi costruisce per primo ha la facoltà di scegliere se edificare sul confine, a una distanza pari alla metà di quella prescritta dalla legge, o a una distanza maggiore. La scelta del primo costruttore condiziona inevitabilmente il vicino, che dovrà poi adeguarsi per rispettare la distanza complessiva imposta dalla normativa.

Nel caso specifico, inoltre, la Corte ha rilevato che entrambi gli edifici presentavano finestre fronteggianti. Ciò ha comportato l’applicazione della norma inderogabile prevista dall’art. 9 del D.M. 1448/1968, che impone una distanza minima di 10 metri tra pareti finestrate di edifici antistanti. Di conseguenza, il proprietario che aveva costruito per secondo è stato condannato ad arretrare il proprio capannone fino a raggiungere tale distanza.

L’Esito in Cassazione: Estinzione per Rinuncia

I soccombenti in appello hanno proposto ricorso per Cassazione, ma, prima della decisione, hanno depositato un atto di rinuncia, che è stato accettato dalla controparte. La Corte Suprema, prendendo atto della rinuncia, non è entrata nel merito della questione e ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Sebbene non vi sia stata una pronuncia di diritto, la vicenda processuale consolida gli effetti della sentenza d’appello.

Le Motivazioni

Le motivazioni giuridiche che hanno orientato la decisione di merito, e che restano il punto di riferimento del caso, si fondano sull’interazione tra le norme del codice civile e la regolamentazione urbanistica. Il consulente tecnico aveva risolto un contrasto interpretativo sulle norme tecniche di attuazione del piano regolatore comunale, chiarendo che era consentito costruire sul confine in aderenza a edifici preesistenti. Il primo costruttore, edificando sul confine, ha esercitato una facoltà legittima. Colui che ha costruito in un secondo momento, trovandosi di fronte a un edificio con finestre, era obbligato a rispettare la distanza minima e inderogabile di 10 metri, non potendo a sua volta costruire sul confine o a una distanza inferiore.

Le Conclusioni

La vicenda evidenzia un principio fondamentale in materia di diritto immobiliare: la tempestività nell’edificare conferisce un vantaggio strategico. Il principio di prevenzione premia chi costruisce per primo, attribuendogli il potere di determinare l’assetto futuro dei rapporti di vicinato. La regola dei 10 metri tra pareti finestrate si conferma come un limite invalicabile, posto a tutela di igiene e salubrità, che prevale su eventuali disposizioni locali meno restrittive. Pertanto, prima di avviare qualsiasi costruzione, è essenziale non solo verificare i regolamenti locali, ma anche analizzare lo stato dei luoghi e le costruzioni già presenti sui fondi confinanti.

Chi costruisce per primo tra due vicini ha dei vantaggi?
Sì. In base al principio della prevenzione, chi edifica per primo può condizionare la scelta del vicino, ad esempio costruendo sul confine e costringendo il secondo a costruire a una distanza tale da rispettare il distacco minimo totale previsto dalla legge o dai regolamenti.

Cosa succede se entrambi gli edifici hanno finestre che si affacciano l’una sull’altra?
In questo caso, si applica la norma inderogabile che prevede una distanza minima di 10 metri tra le pareti finestrate degli edifici, a prescindere da chi abbia costruito per primo.

Un regolamento comunale può permettere di costruire sul confine?
Sì. Come emerso nel caso di specie, gli strumenti urbanistici locali possono prevedere la possibilità di costruire sul confine, specialmente in aderenza a edifici già esistenti. Tale facoltà deve comunque essere coordinata con le norme nazionali, come quella sulla distanza minima tra pareti finestrate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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