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Distanze legali ascensore: la Cassazione chiarisce

Un cittadino ha citato in giudizio un Comune per l’installazione di un ascensore esterno che limitava il suo diritto di veduta. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni precedenti, ha stabilito che un ascensore esterno non può essere considerato un semplice ‘volume tecnico’ esente dal rispetto delle norme sulle distanze. Si tratta di una ‘costruzione’ a tutti gli effetti, soggetta alle distanze legali, in particolare quelle a tutela del diritto di veduta (art. 907 c.c.). La Corte ha inoltre precisato che le deroghe previste dalla legge per l’abbattimento delle barriere architettoniche si applicano solo in ambito condominiale e non nei rapporti tra proprietà distinte, accogliendo così le ragioni del ricorrente.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distanze Legali Ascensore: Quando un Impianto Viola il Diritto di Veduta?

L’installazione di un ascensore esterno rappresenta una soluzione sempre più diffusa per abbattere le barriere architettoniche, ma solleva importanti questioni legali quando interferisce con le proprietà confinanti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulle distanze legali ascensore, stabilendo principi fondamentali a tutela del diritto di veduta. Questo intervento giurisprudenziale definisce i confini tra l’esigenza di accessibilità e il rispetto dei diritti dei vicini, specificando quando un ascensore deve essere considerato una vera e propria costruzione.

Il Caso: Un Ascensore Esterno e la Lesione del Possesso

Un privato cittadino aveva avviato un’azione possessoria contro il Comune confinante, lamentando che l’installazione di un ascensore esterno a servizio di una palazzina pubblica ledeva il suo possesso del diritto di veduta, esercitato da finestre e balconi. I giudici di primo e secondo grado avevano respinto le sue richieste, qualificando l’ascensore come un mero “volume tecnico” e, pertanto, non soggetto all’obbligo di rispettare le distanze legali previste per le costruzioni. Secondo le corti di merito, l’opera non costituiva una “nuova costruzione” e rientrava nelle deroghe previste per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Il cittadino ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle distanze legali ascensore

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del cittadino, cassando la sentenza d’appello e ribaltando completamente l’interpretazione dei giudici di merito. I giudici hanno chiarito diversi punti fondamentali, distinguendo nettamente la natura dell’opera e l’ambito di applicazione delle deroghe speciali.

Volume Tecnico vs. Nuova Costruzione

Il punto centrale della decisione è la qualificazione giuridica dell’ascensore esterno. La Cassazione ha stabilito che, ai fini della tutela del diritto di veduta (art. 907 c.c.), rientra nel concetto di “fabbrica” qualsiasi manufatto idoneo a limitare o ostacolare stabilmente la vista. Un ascensore esterno, con la sua struttura stabile e permanente, non può essere ridotto a un semplice volume tecnico. È, a tutti gli effetti, una costruzione che deve rispettare la distanza minima di tre metri dalle vedute del vicino, come imposto dalla legge a salvaguardia del diritto di affaccio (inspectio e prospectio).

Deroghe per Barriere Architettoniche: Limiti di Applicabilità

Un altro aspetto cruciale affrontato dalla Corte riguarda le deroghe previste dalla Legge n. 13/1989 per l’abbattimento delle barriere architettoniche. La sentenza impugnata aveva erroneamente applicato tali deroghe al caso di specie. La Cassazione ha precisato che queste eccezioni sono state concepite per risolvere conflitti all’interno di un contesto condominiale, permettendo la realizzazione di opere necessarie anche in deroga alle norme sulle distanze tra parti comuni e proprietà private. Tale normativa, tuttavia, non può essere estesa ai rapporti tra proprietà separate e distinte. In altre parole, il diritto di un soggetto di superare le barriere architettoniche non può comprimere il diritto di proprietà di un vicino che è estraneo al contesto edilizio interessato dall’intervento.

Azione Possessoria e Diritto di Veduta

Infine, la Corte ha corretto l’errore della corte d’appello nel confondere l’azione possessoria con quella petitoria. Nell’azione possessoria, il ricorrente non doveva dimostrare la titolarità del diritto di servitù di veduta (cioè la legittimità delle sue aperture), ma solo il fatto di esercitare il possesso di tale diritto. La questione della regolarità delle finestre e dei balconi rispetto alle distanze è un tema diverso, che può essere oggetto di un separato giudizio petitorio, ma non rileva ai fini della tutela immediata del possesso.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa interpretazione delle norme civilistiche e delle leggi speciali. I giudici hanno sottolineato che la nozione di “costruzione” ai sensi dell’art. 873 c.c. e, a maggior ragione, quella di “fabbrica” ai sensi dell’art. 907 c.c., ha una portata ampia, finalizzata a tutelare interessi meritevoli come la salubrità, la sicurezza e, nel caso specifico, la piena godibilità di un affaccio. Applicare la nozione restrittiva di “volume tecnico” in questo contesto svuoterebbe di significato la tutela del diritto di veduta.
Inoltre, la Corte ha evidenziato che l’interpretazione letterale e logica della Legge n. 13/1989 porta a concludere che il legislatore ha inteso bilanciare gli interessi solo all’interno della comunità condominiale. Consentire deroghe generalizzate tra proprietà confinanti creerebbe un’ingiustificata compressione del diritto di proprietà di terzi estranei, i quali subirebbero un pregiudizio senza essere parte del contesto in cui sorge l’esigenza di abbattere le barriere architettoniche.

Conclusioni

Questa sentenza stabilisce un principio di diritto chiaro e di grande importanza pratica: un ascensore esterno, anche se finalizzato a superare le barriere architettoniche, è una costruzione che deve rispettare le distanze legali ascensore previste dal Codice Civile, in particolare la distanza di tre metri dalle vedute esistenti su fondi vicini. Le deroghe speciali si applicano solo in ambito condominiale. La decisione rafforza la tutela del diritto di veduta e chiarisce che il lodevole obiettivo dell’accessibilità non può tradursi in un sacrificio indiscriminato dei diritti dei proprietari confinanti.

Un ascensore esterno deve rispettare le distanze legali dalle vedute del vicino?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che un ascensore esterno è una ‘fabbrica’ e, come tale, deve rispettare la distanza minima di tre metri da finestre e balconi preesistenti, come stabilito dall’art. 907 del Codice Civile a tutela del diritto di veduta.

La normativa per l’eliminazione delle barriere architettoniche permette di costruire in deroga alle distanze tra proprietà diverse?
No. Secondo la sentenza, le deroghe previste dalla Legge n. 13/1989 per favorire l’eliminazione delle barriere architettoniche sono applicabili solo in ambito condominiale, per risolvere potenziali conflitti tra i condomini, e non possono essere invocate per giustificare la violazione delle distanze tra edifici appartenenti a proprietari diversi.

In un’azione a difesa del possesso di una veduta, è necessario dimostrare la legittimità dell’apertura da cui si esercita la vista?
No. In un’azione possessoria, è sufficiente dimostrare l’esercizio di fatto del possesso, cioè che la veduta veniva concretamente goduta da quell’apertura. La questione della regolarità legale dell’apertura (ad esempio, se essa stessa rispetta le distanze) attiene a un diverso tipo di giudizio (petitorio) e non è rilevante per la tutela immediata concessa dall’azione possessoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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