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Distanze legali alberi: come si misura l’altezza?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema delle distanze legali degli alberi, specificando i criteri per la misurazione dell’altezza del ‘fusto’ ai sensi dell’art. 892 c.c. Il caso riguardava una disputa condominiale per la rimozione di alberi e per danni da infiltrazioni. La Corte ha cassato la decisione d’appello per l’errata misurazione degli alberi, rinviando la causa per un nuovo esame.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Distanze legali alberi: come si misura l’altezza secondo la Cassazione?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento su un tema frequente nelle liti condominiali e di vicinato: le distanze legali degli alberi dal confine. La questione centrale riguarda il corretto metodo di misurazione dell’altezza di un albero per classificarlo come ‘di alto fusto’ o meno, ai sensi dell’articolo 892 del Codice Civile. La decisione analizza come interpretare il concetto di ‘fusto’, risolvendo i dubbi tra la misurazione del solo tronco o dell’intera struttura principale della pianta.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da una controversia in un condominio. Il condominio stesso e una condomina avevano citato in giudizio un altro proprietario, chiedendo la rimozione di alcune fioriere e l’estirpazione di alberi piantati, a loro dire, a una distanza non regolamentare dal confine. La condomina lamentava inoltre danni da infiltrazioni di umidità al proprio immobile, che attribuiva alle opere realizzate dal vicino.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto le richieste, condannando il convenuto alla rimozione degli alberi e al risarcimento dei danni. La situazione si è però ribaltata in secondo grado.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello, riformando parzialmente la sentenza, aveva rigettato sia la domanda di rimozione degli alberi sia quella di risarcimento. Per quanto riguarda gli alberi, la Corte aveva ritenuto che non fossero ‘di alto fusto’ basando la propria valutazione sull’altezza del solo tronco, escludendo quindi i rami. Relativamente alle infiltrazioni, aveva concluso che la causa fosse da ricercare in difetti costruttivi dell’edificio e non nelle opere del convenuto, avendo riscontrato problemi di umidità simili anche in altre parti dello stabile.

Il Ricorso in Cassazione e le Distanze Legali degli Alberi

La condomina soccombente ha proposto ricorso per cassazione, articolando le sue lamentele in tre punti principali:
1. Errata qualificazione delle piante: La Corte d’Appello avrebbe sbagliato a misurare solo il tronco, ignorando che, secondo una consulenza tecnica, l’altezza complessiva delle piante superava abbondantemente i tre metri, limite per gli alberi di alto fusto.
2. Errata valutazione della distanza: La ricorrente ha evidenziato come la perizia avesse accertato che gli alberi si trovavano a una distanza dal confine inferiore ai tre metri prescritti dalla legge per gli alberi di alto fusto.
3. Errata valutazione dei danni: Secondo la ricorrente, il giudice d’appello non avrebbe adeguatamente considerato gli elementi che collegavano causalmente le infiltrazioni alle opere del vicino.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato distintamente le censure, giungendo a conclusioni diverse.

Sulla misurazione e distanza degli alberi, la Corte ha accolto i primi due motivi di ricorso. Ha chiarito che, ai fini della classificazione di un albero secondo l’art. 892 c.c., il concetto di ‘fusto’ non si limita al solo tronco propriamente detto. Citando un proprio precedente (Cass. n. 26130/2015), ha affermato che il ‘fusto’ comprende ‘il tronco vero e proprio (da terra alla prima imbracatura) e le branche principali che se ne diramano’. L’errore della Corte d’Appello è stato quello di limitare la misurazione al solo tronco, senza considerare la struttura principale dei rami che contribuisce all’altezza complessiva della pianta. Di conseguenza, anche la valutazione sulla distanza legale era viziata, poiché basata su un’errata classificazione degli alberi. La Corte ha quindi ritenuto che il giudice di merito avesse applicato in modo errato la normativa sulle distanze legali alberi.

Sulla causa dei danni da infiltrazione, la Corte ha invece rigettato la terza censura. Ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse adeguata e logicamente coerente. Il giudice di secondo grado aveva confrontato le due consulenze tecniche disponibili, spiegando perché preferiva le conclusioni di una rispetto all’altra. In particolare, la presenza di danni analoghi in altre zone del condominio, non contigue alla proprietà del convenuto, costituiva un argomento solido per attribuire la causa a difetti costruttivi generali, applicando correttamente il principio del ‘più probabile che non’. La Corte di Cassazione ha ribadito di non poter entrare nel merito della valutazione delle prove, se la motivazione del giudice inferiore è esente da vizi logici.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto i motivi relativi alla violazione delle norme sulle distanze legali degli alberi, cassando la sentenza impugnata su questo punto. Ha rinviato la causa alla Corte d’Appello, in diversa composizione, che dovrà riesaminare la questione attenendosi al principio di diritto secondo cui l’altezza del fusto include anche le branche principali. La parte relativa al risarcimento dei danni, invece, è stata definitivamente respinta.

Come si misura l’altezza del ‘fusto’ di un albero per le distanze legali?
Secondo la Corte di Cassazione, il concetto di ‘fusto’ richiamato dall’art. 892 c.c. non si limita al solo tronco, ma comprende anche le branche principali che si diramano da esso e che danno chioma alla pianta. La misurazione deve quindi includere questa struttura per determinare se un albero è ‘di alto fusto’.

Può la Corte di Cassazione riesaminare le prove, come una consulenza tecnica?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione. Se la motivazione è sufficiente e non contraddittoria, come nel caso della causa dei danni da umidità, la valutazione dei fatti rimane insindacabile.

Cosa accade quando la Corte di Cassazione accoglie un ricorso?
Quando la Corte accoglie uno o più motivi del ricorso, ‘cassa’ (annulla) la sentenza impugnata limitatamente ai punti accolti. In questo caso, ha cassato la sentenza e l’ha ‘rinviata’ alla Corte d’Appello, che dovrà decidere nuovamente la questione (le distanze degli alberi) applicando i principi di diritto stabiliti dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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