LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Distanze costruzioni: lo ius superveniens prevale

La Corte di Cassazione chiarisce l’applicazione del principio di ius superveniens in una controversia su distanze tra costruzioni. Una società immobiliare aveva realizzato un edificio che violava le norme edilizie vigenti al momento della costruzione. Tuttavia, una modifica successiva al piano regolatore, più favorevole, ha eliminato tale violazione. La Suprema Corte ha confermato la legittimità dell’applicazione di questa nuova norma, revocando l’ordine di arretramento del fabbricato. La sentenza ha rigettato sia il ricorso principale dei proprietari confinanti che quello incidentale della società costruttrice, compensando le spese legali per soccombenza reciproca.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Ius Superveniens: la Norma Sopravvenuta che Salva la Costruzione

Nel complesso mondo del diritto immobiliare, una delle questioni più frequenti riguarda il rispetto delle distanze tra costruzioni. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in questa materia: l’applicabilità dello ius superveniens, ovvero della legge più favorevole sopravvenuta nel corso della causa. Questo principio può letteralmente ‘salvare’ un edificio dalla demolizione o dall’ordine di arretramento, anche se al momento della sua costruzione violava le norme vigenti.

Il Caso: una Nuova Costruzione e la Violazione delle Distanze

La vicenda giudiziaria ha origine dalla controversia tra i proprietari di un’area e una società immobiliare che aveva edificato un nuovo fabbricato sul terreno confinante. Secondo i proprietari, la nuova costruzione, per caratteristiche e volumetria, violava la distanza minima di cinque metri dal confine prevista dal Piano Regolatore Generale comunale dell’epoca.

Il percorso legale è stato lungo e articolato:
1. Primo Grado: Il Tribunale ha dato ragione ai proprietari, condannando la società ad arretrare l’edificio.
2. Appello: La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado.
3. Primo Ricorso in Cassazione: La Suprema Corte ha cassato la sentenza d’appello. Il motivo? Nel frattempo, era entrata in vigore una variante al piano regolatore che eliminava l’obbligo di rispettare la distanza di cinque metri dal confine. La Corte ha stabilito che i giudici d’appello avevano erroneamente disapplicato questa nuova norma (ius superveniens) e ha rinviato il caso per un nuovo esame.
4. Giudizio di Rinvio: La Corte d’Appello, attenendosi ai principi della Cassazione, ha applicato la normativa più favorevole e ha revocato l’ordine di arretramento. Ha però accolto parzialmente le domande subordinate dei proprietari, ordinando la regolarizzazione di tubature, pluviali e luci realizzate a distanza non legale.

Contro quest’ultima decisione, entrambe le parti hanno proposto un nuovo ricorso in Cassazione, dando vita alla sentenza in esame.

L’Applicazione dello Ius Superveniens nella Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato sia il ricorso principale dei proprietari che quello incidentale della società costruttrice, confermando in toto la decisione del giudice di rinvio. Il fulcro della decisione è stata la corretta applicazione del principio di ius superveniens. La nuova disciplina urbanistica, essendo meno restrittiva, era applicabile alla costruzione realizzata prima della sua entrata in vigore, con l’unico limite del giudicato, qui non formatosi. La Corte ha chiarito che la nuova norma consentiva l’edificazione sul confine senza più prevedere la distanza minima di 5 metri, rendendo legittima la posizione del nuovo fabbricato.

Le Motivazioni della Corte Suprema

La Corte ha smontato punto per punto i motivi di ricorso di entrambe le parti.

Per quanto riguarda i proprietari del fondo confinante, i giudici hanno stabilito che:
* Interpretazione della norma: La loro interpretazione della nuova norma, secondo cui per gli edifici finestrati sarebbe rimasto un obbligo di distacco, era infondata. Il testo della nuova regola era chiaro nel consentire la costruzione sul confine senza distinguere tra pareti cieche e finestrate.
* Onere della prova: La preesistenza di un loro fabbricato sul fondo non era stata adeguatamente provata in giudizio. È onere di chi lamenta la violazione delle distanze fornire la prova non solo della costruzione altrui, ma anche del presupposto su cui si fonda la propria pretesa (in questo caso, l’esistenza e la posizione del proprio edificio per far valere il principio di prevenzione).
* Istanze istruttorie: Le richieste di ammettere prove (testimoni, CTU) erano state correttamente respinte in appello, in quanto ritenute tardive o abbandonate nel corso del lungo iter processuale.

Per quanto riguarda la società costruttrice, la Corte ha respinto il motivo relativo alla condanna per tubi e pluviali, affermando che:
* Principio di non contestazione: Sebbene la società avesse inizialmente sollevato un’eccezione di usucapione (poi abbandonata), questo non equivaleva a una contestazione specifica dell’irregolarità. L’aver opposto un’eccezione di diritto (usucapione) e non una diversa ricostruzione dei fatti (es. sostenendo che i tubi fossero a norma) ha comportato un’implicita ammissione dell’irregolarità denunciata, giustificando la condanna sulla base del principio di non contestazione.

Infine, la Corte ha confermato la compensazione integrale delle spese legali, data la soccombenza reciproca: i proprietari hanno perso sulla domanda principale (arretramento) ma vinto su quella subordinata (tubi, luci), mentre la società ha vinto sulla questione principale ma perso su quelle accessorie.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza offre importanti spunti pratici:
1. La Forza dello Ius Superveniens: Conferma che una modifica normativa favorevole può sanare una situazione edilizia originariamente illecita, purché non sia ancora intervenuta una sentenza definitiva (giudicato). Questo sottolinea l’importanza di monitorare l’evoluzione normativa anche a causa in corso.
2. L’Onere della Prova è cruciale: Chi agisce in giudizio per la violazione delle distanze deve essere in grado di provare con precisione tutti gli elementi a fondamento della propria domanda, inclusa l’esatta posizione e le caratteristiche degli edifici preesistenti.
3. La Difesa va Articolata sui Fatti: Nel difendersi, non basta sollevare eccezioni di diritto; è necessario contestare analiticamente i fatti allegati dalla controparte. La mancata contestazione può essere interpretata dal giudice come un’ammissione.

Una costruzione inizialmente illegittima può essere ‘sanata’ da una nuova legge più permissiva?
Sì. Secondo la sentenza, se nel corso di una causa entra in vigore una nuova disciplina edilizia meno restrittiva (ius superveniens), questa è applicabile anche alle costruzioni realizzate in precedenza. Se la costruzione rispetta le nuove norme, non può più esserne ordinata la demolizione o l’arretramento, a meno che non si sia già formato un giudicato sulla questione.

Chi deve provare la violazione delle distanze tra edifici in una causa?
L’onere della prova spetta a chi lamenta la violazione. Questa parte deve dimostrare non solo l’esistenza e la posizione della costruzione del vicino, ma anche tutti i fatti su cui si fonda la propria pretesa, come ad esempio l’esistenza e la collocazione di un proprio edificio preesistente per far valere il principio di prevenzione.

Cosa succede alle spese legali se entrambe le parti vincono e perdono su punti diversi?
In caso di soccombenza reciproca, ovvero quando sia l’attore che il convenuto vedono accolte alcune delle loro domande e respinte altre, il giudice può disporre la compensazione integrale o parziale delle spese di lite. Ciò significa che ogni parte si fa carico delle proprie spese, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati