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Distanze autostrade: come si definisce il centro abitato

Una società concessionaria autostradale ha richiesto la demolizione di un immobile per violazione delle distanze dalle autostrade. La Cassazione ha annullato la decisione di merito, stabilendo che per determinare se un’area è ‘centro abitato’, e quindi quale sia la distanza minima, per gli edifici costruiti prima del 1992 si deve fare riferimento agli strumenti urbanistici vigenti all’epoca della costruzione e non a successive delibere comunali adottate per fini di sicurezza stradale.

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Distanze dalle autostrade: come si determina il ‘centro abitato’ per le vecchie costruzioni?

La questione delle distanze autostrade e la corretta interpretazione del concetto di ‘centro abitato’ per le costruzioni realizzate prima dell’entrata in vigore del Nuovo Codice della Strada è al centro di una recente sentenza della Corte di Cassazione. Con la pronuncia in esame, i giudici hanno chiarito un punto fondamentale: per stabilire quale normativa applicare, è necessario guardare agli strumenti urbanistici vigenti all’epoca della costruzione, e non a delibere comunali successive nate per altri scopi. Vediamo nel dettaglio la vicenda e il principio di diritto affermato.

I fatti del caso: la costruzione troppo vicina all’autostrada

Una società concessionaria di una tratta autostradale citava in giudizio la proprietaria di un immobile, chiedendone la demolizione. La ragione? L’edificio era stato costruito a una distanza inferiore a quella minima di 60 metri dalla carreggiata, limite previsto dalla legge per le costruzioni realizzate ‘fuori dai centri abitati’.
La proprietaria si difendeva sostenendo che l’immobile, per il quale aveva presentato istanza di sanatoria nel 1986, si trovava in realtà all’interno del centro abitato. Di conseguenza, il limite applicabile sarebbe stato quello, rispettato, di 25 metri.

La decisione dei giudici di merito e le motivazioni dell’appello

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello davano ragione alla proprietaria. La loro decisione si basava principalmente su una certificazione comunale e su una delibera della Giunta Municipale del 1995 che includeva l’area in questione nel perimetro del centro abitato. Secondo i giudici di merito, questa documentazione era sufficiente a dimostrare la correttezza della posizione dell’immobile e, quindi, il rispetto delle distanze legali.
La società concessionaria, non soddisfatta, ricorreva in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse commesso un errore fondamentale: aveva basato la sua decisione su un atto del 1995, adottato ai sensi del Nuovo Codice della Strada per fini di sicurezza della circolazione, mentre la costruzione era avvenuta molto prima, in un contesto normativo diverso. La nozione di ‘centro abitato’ rilevante, secondo la società, doveva essere desunta dagli strumenti urbanistici dell’epoca e non da atti successivi con finalità differenti.

La normativa sulle distanze autostrade analizzata dalla Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, ritenendolo fondato. I giudici hanno ricostruito il quadro normativo applicabile all’epoca della costruzione dell’immobile (anteriore al 1986). La legge fondamentale (L. 729/1961) prevedeva una distanza minima di 25 metri dalle autostrade, senza fare distinzioni tra centro abitato ed esterno. Norme successive (come la L. 765/1967) hanno introdotto regolamentazioni specifiche per le costruzioni ‘fuori dei centri abitati’.
Il punto cruciale, quindi, era stabilire se, al momento della sua edificazione, l’immobile si trovasse dentro o fuori dal centro abitato secondo le regole urbanistiche di allora.

Le motivazioni della decisione: la corretta definizione di centro abitato

La Corte ha affermato un principio chiave: per individuare il ‘perimetro urbano’ di un comune in un determinato momento storico, non si può fare riferimento a provvedimenti successivi, specialmente se adottati per finalità diverse da quelle strettamente urbanistiche. La delibera comunale del 1995, richiamata dalla Corte d’Appello, era stata emanata in attuazione del Nuovo Codice della Strada, con lo scopo di regolare la circolazione e non di definire l’assetto del territorio.
Il criterio corretto, ha spiegato la Cassazione, è quello di esaminare gli strumenti di pianificazione urbanistica vigenti al tempo della costruzione, come il piano regolatore generale o il programma di fabbricazione. Solo questi documenti possono definire in modo attendibile quale fosse il perimetro del centro abitato in quel preciso momento storico.
Di conseguenza, la Corte d’Appello ha errato nel basare la sua decisione su una certificazione che si fondava su un atto successivo e non pertinente. La sentenza è stata quindi cassata, e il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo esame.

Le conclusioni: il principio di diritto e le implicazioni pratiche

La sentenza stabilisce che, per le controversie relative alle distanze autostrade per immobili costruiti prima del Nuovo Codice della Strada del 1992, la qualificazione di un’area come ‘centro abitato’ deve essere accertata sulla base degli strumenti urbanistici vigenti all’epoca dei fatti. Questo principio garantisce certezza giuridica ed evita che situazioni consolidate vengano giudicate sulla base di normative successive. Il giudice del rinvio dovrà ora riesaminare il caso, accertando, sulla base del piano regolatore dell’epoca, se l’immobile fosse effettivamente all’interno del centro abitato e, di conseguenza, se la distanza minima legale sia stata rispettata.

Per un edificio costruito prima del 1992, come si stabilisce se si trova dentro o fuori un centro abitato ai fini delle distanze autostrade?
Risposta: Si deve fare riferimento agli strumenti urbanistici vigenti all’epoca della costruzione, come il piano regolatore edilizio o il programma di fabbricazione, per individuare il ‘perimetro urbano’. Non si possono utilizzare delibere successive, adottate per scopi diversi come la sicurezza stradale.

Una certificazione comunale che attesta l’inclusione di un’area nel perimetro urbano è sempre decisiva?
Risposta: No. Secondo la sentenza, se tale certificazione si basa su un atto (come una delibera di giunta) successivo alla data di costruzione e adottato per finalità diverse da quelle urbanistiche, non è sufficiente. Il giudice deve verificare gli strumenti urbanistici dell’epoca.

Qual era la distanza minima dalle autostrade per le costruzioni edificate prima del Nuovo Codice della Strada (1992)?
Risposta: La legge n. 729 del 1961 fissava una distanza minima di 25 metri dal limite della zona di occupazione dell’autostrada. La normativa successiva ha introdotto distinzioni per le costruzioni fuori dai centri abitati, ma il punto cruciale resta definire correttamente cosa si intenda per ‘centro abitato’ al momento della costruzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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