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Distanza tra fabbricati: la Cassazione chiarisce

Una complessa disputa immobiliare sulla distanza tra fabbricati giunge in Cassazione. Al centro del caso, la violazione della distanza minima di dieci metri da parte di alcuni balconi. La Corte d’Appello aveva ordinato la demolizione. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, applicando una norma di interpretazione autentica del 2019. Questa legge chiarisce che il limite dei dieci metri si applica solo alle zone C (di nuova espansione) e non alle zone B (tessuto urbano consolidato), dove si trovavano gli immobili. La sentenza è stata cassata con rinvio, stabilendo un principio fondamentale per l’edilizia in zone già urbanizzate.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Distanza tra Fabbricati: La Svolta Interpretativa del D.L. 32/2019

La regolamentazione sulla distanza tra fabbricati rappresenta uno dei pilastri del diritto edilizio, volto a garantire salubrità, sicurezza e decoro urbano. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale sull’applicazione dell’articolo 9 del D.M. 1444/1968, che impone una distanza minima di 10 metri tra pareti finestrate di edifici antistanti. La Suprema Corte, applicando una norma di interpretazione autentica, ha stabilito che tale limite non si applica indiscriminatamente a tutte le zone urbanistiche, ma solo a quelle di nuova espansione (zona C). Analizziamo la vicenda.

La Vicenda Giudiziaria: dai Balconi Contestati alla Cassazione

Il caso nasce da una complessa controversia tra proprietari di due edifici confinanti. I proprietari di un edificio preesistente citavano in giudizio i vicini, lamentando la realizzazione di un marciapiede e, soprattutto, la costruzione di balconi a una distanza inferiore a quella legale di dieci metri. Il Tribunale, in primo grado, accoglieva parzialmente le domande di entrambe le parti, ordinando la demolizione sia di alcuni aggetti che dei balconi realizzati in violazione delle distanze.

La Corte d’Appello confermava la decisione, ribadendo la necessità di rispettare la distanza minima di 10 metri prevista dal D.M. 1444/1968, a prescindere dalle specifiche previsioni del piano regolatore locale, che nel caso di specie era meno restrittivo. I proprietari del nuovo edificio, condannati alla demolizione dei balconi, decidevano quindi di ricorrere in Cassazione.

L’Applicazione della Corretta Distanza tra Fabbricati

Il fulcro del ricorso in Cassazione si basava su una questione di diritto sopravvenuto. Durante il corso del giudizio, era entrato in vigore il D.L. n. 32/2019 (convertito in Legge n. 55/2019), che ha introdotto una norma di interpretazione autentica dell’articolo 9 del D.M. 1444/1968.

Secondo questa nuova disposizione, i limiti di distanza previsti dai commi 2 e 3 dell’articolo 9 (tra cui i famosi 10 metri) devono intendersi riferiti esclusivamente alle zone C, ovvero quelle destinate a nuovi complessi insediativi o con alta densità fondiaria. Gli edifici oggetto della controversia, invece, ricadevano pacificamente in zona B, qualificata come tessuto urbano già consolidato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici hanno sottolineato che, in base al principio iura novit curia (il giudice conosce la legge), la Corte d’Appello avrebbe dovuto applicare la nuova norma interpretativa, anche se non esplicitamente richiesta dalle parti, poiché era già in vigore al momento della sua decisione.

La norma del 2019 non modifica la legge precedente, ma ne chiarisce il significato originario, con efficacia retroattiva. Di conseguenza, essa si applica a tutte le situazioni non ancora definite con sentenza passata in giudicato. Essendo il caso ancora pendente, la nuova interpretazione era pienamente applicabile.

La Cassazione ha quindi stabilito che, poiché gli edifici si trovavano in zona B, la regola della distanza minima di 10 metri tra pareti finestrate non era applicabile. La sentenza d’appello, basata sull’erronea applicazione di tale norma, è stata quindi cassata.

Le Conclusioni: Cosa Cambia per le Costruzioni in Zona B

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza pratica. Stabilisce chiaramente che il vincolo inderogabile della distanza di dieci metri tra edifici, introdotto dal D.M. 1444/1968, è circoscritto alle aree di nuova urbanizzazione (zona C). Nelle zone B, ovvero nelle parti della città già edificate e consolidate, tornano ad avere prevalenza le disposizioni dei piani regolatori comunali o, in assenza, quelle del Codice Civile. Questa decisione offre maggiore flessibilità per gli interventi di ristrutturazione e costruzione nel tessuto urbano esistente, risolvendo un lungo contrasto interpretativo e fornendo certezza giuridica agli operatori del settore immobiliare.

La distanza minima di 10 metri tra edifici si applica sempre?
No. Secondo l’interpretazione autentica fornita dal D.L. 32/2019 e confermata dalla Cassazione, il limite di 10 metri tra pareti finestrate previsto dall’art. 9 del D.M. 1444/1968 si applica esclusivamente alle zone C (destinate a nuovi complessi insediativi) e non alle zone B (tessuto urbano consolidato).

Una nuova legge interpretativa può essere applicata a cause già in corso?
Sì. Una norma di interpretazione autentica ha efficacia retroattiva, ovvero chiarisce il significato di una legge precedente fin dalla sua origine. Pertanto, deve essere applicata dal giudice a tutte le controversie pendenti e non ancora definite con una sentenza passata in giudicato.

Cosa si intende per “costruzione” ai fini del calcolo delle distanze?
La sentenza specifica che, secondo la normativa statale, nella nozione di costruzione rientrano anche i balconi e non solo le sporgenze meramente ornamentali. Pertanto, i balconi devono essere considerati nel calcolo delle distanze legali tra edifici, laddove tali limiti siano applicabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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