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Distanza tra costruzioni: le barriere antirumore

Un proprietario immobiliare ha contestato l’installazione di barriere antirumore da parte di un Comune, sostenendo la violazione della normativa sulla distanza tra costruzioni. Dopo il rigetto nei primi due gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso. La Suprema Corte ha chiarito che qualsiasi manufatto stabile e di notevole consistenza, come una barriera antirumore, rientra nella nozione di ‘costruzione’ se idoneo a creare intercapedini pregiudizievoli, a prescindere dalla creazione di nuovo volume. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Barriere Antirumore e Distanza tra Costruzioni: la Cassazione fa Chiarezza

La questione della distanza tra costruzioni è un tema classico del diritto immobiliare, ma assume contorni moderni quando si applica a opere come le barriere antirumore. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale: anche una barriera fonoassorbente, seppur priva di volume abitativo, deve essere considerata una ‘costruzione’ e, pertanto, deve rispettare le distanze legali. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il proprietario di un immobile a uso commerciale e residenziale citava in giudizio il Comune per aver installato delle barriere antirumore a una distanza inferiore a quella prescritta dalla legge rispetto alla sua proprietà. La richiesta principale era la rimozione dei pannelli, e in subordine il pagamento di un’indennità. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano rigettato la domanda, sostenendo che le barriere non potessero essere qualificate come ‘costruzioni’ ai fini dell’applicazione delle norme sulle distanze, in quanto non creavano nuovo volume, non modificavano la destinazione d’uso del suolo e non limitavano in modo significativo luce e aria.

La Decisione della Cassazione sulla distanza tra costruzioni

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la prospettiva dei giudici di merito, accogliendo il ricorso del proprietario. La Suprema Corte ha censurato la decisione della Corte d’Appello per aver utilizzato parametri errati nel definire cosa costituisca una ‘costruzione’ ai sensi dell’art. 873 del Codice Civile.

L’errore della Corte d’Appello

I giudici di secondo grado avevano escluso la natura di costruzione basandosi su elementi quali l’assenza di un nuovo volume, il mancato consumo di suolo e il fatto che i pannelli fossero in parte trasparenti. Secondo la Cassazione, questi parametri sono irrilevanti per la corretta applicazione della normativa sulle distanze.

La corretta nozione di ‘Costruzione’

La Suprema Corte ha ribadito il suo consolidato orientamento: la nozione di ‘costruzione’ agli effetti dell’art. 873 c.c. è unica e non derogabile. Essa comprende qualsiasi manufatto che abbia caratteristiche di consistenza e stabilità, che emerga in modo sensibile dal suolo e che, per la sua consistenza, abbia l’idoneità a creare intercapedini pregiudizievoli alla sicurezza e alla salubrità del godimento della proprietà. Pertanto, l’analisi deve concentrarsi su questi elementi e non su criteri urbanistici come la volumetria.

Le motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione si fonda sulla ratio della norma, che è quella di tutelare la sicurezza e la salubrità, evitando la creazione di spazi angusti e insalubri tra edifici o manufatti. La Corte ha chiarito che concentrarsi sulla creazione di ‘volume’ o sulla ‘destinazione a uso umano’ è un errore di diritto. Una barriera alta quasi quattro metri, stabile e infissa al suolo, possiede indubbiamente le caratteristiche di consistenza e stabilità richieste. Il giudice di merito, quindi, avrebbe dovuto valutare se tale manufatto, per la sua posizione, fosse idoneo a creare quelle intercapedini dannose che la legge vuole impedire.

La Corte ha quindi ‘cassato’ la sentenza impugnata, annullandola e rinviando la causa alla Corte d’Appello, in diversa composizione, per un nuovo esame. Il nuovo giudice dovrà attenersi al principio di diritto enunciato: verificare se le barriere antirumore, in base alle loro concrete caratteristiche di stabilità e consistenza, rientrino nella nozione di costruzione e, in caso affermativo, se rispettino le distanze legali.

Le conclusioni

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Anzitutto, riafferma un principio di tutela per i proprietari di immobili confinanti con opere pubbliche. Le amministrazioni comunali, nell’installare manufatti come barriere antirumore, parapedonali o altre strutture stabili, non possono ignorare le norme del Codice Civile sulla distanza tra costruzioni, giustificandosi con l’assenza di volumetria. In secondo luogo, fornisce ai giudici un parametro chiaro e univoco, ancorato alla tutela della sicurezza e salubrità, per decidere casi simili, garantendo una maggiore certezza del diritto.

Una barriera antirumore può essere considerata una ‘costruzione’ ai fini delle distanze legali?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, una barriera antirumore rientra nella nozione di ‘costruzione’ se presenta caratteristiche di consistenza e stabilità, emerge in modo significativo dal suolo ed è idonea a creare intercapedini pregiudizievoli per la sicurezza e la salubrità, a prescindere dal fatto che crei o meno un volume.

La creazione di nuovo volume è un requisito necessario per qualificare un’opera come ‘costruzione’?
No. La sentenza chiarisce che la creazione di volume, la modifica della destinazione d’uso o il consumo di suolo sono criteri irrilevanti per definire una ‘costruzione’ ai fini dell’applicazione delle norme sulle distanze legali (art. 873 c.c.).

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo specifico caso?
La Corte ha ‘cassato’, cioè annullato, la sentenza della Corte d’Appello che aveva dato torto al proprietario. Ha rinviato la causa a un’altra sezione della stessa Corte d’Appello, ordinando di riesaminare il caso applicando il corretto principio di diritto, ovvero valutando se le barriere antirumore avessero le caratteristiche di stabilità e consistenza per essere considerate costruzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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