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Distanza legale strade: la Cassazione chiarisce le norme

Un proprietario ha citato in giudizio un Comune per la costruzione di una strada a meno di 15 metri dalla sua abitazione, sostenendo che la distanza legale fosse di 30 metri. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la distanza legale strade applicabile era quella ridotta di 10 metri. La motivazione si basa sul fatto che l’area, sebbene di aspetto rurale, rientrava in strumenti di programmazione urbanistica (PRG e PAC) esecutivi, condizione sufficiente a giustificare la deroga alla norma generale.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distanza legale strade: quando 10 metri sono sufficienti?

La questione della distanza legale strade da rispettare per le nuove costruzioni è una fonte costante di contenzioso tra cittadini e pubblica amministrazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: la prevalenza degli strumenti urbanistici esecutivi nel determinare le distanze, anche quando l’area interessata ha ancora un aspetto rurale. Vediamo insieme cosa è stato deciso.

I Fatti del Caso

Un cittadino, proprietario di un immobile a uso abitativo, si era rivolto al tribunale lamentando la violazione delle distanze legali da parte del Comune. L’amministrazione aveva realizzato una nuova strada di collegamento a soli 14,50 metri dal suo fabbricato. Secondo il proprietario, trattandosi di una strada extraurbana, la distanza da rispettare avrebbe dovuto essere di 30 metri, come previsto dalla normativa generale.

Il Comune si era difeso sostenendo che la distanza corretta fosse quella di 10 metri, poiché l’area, sebbene fuori dal centro abitato, era interessata da strumenti di programmazione urbanistica che ne prevedevano lo sviluppo edilizio.

Il Percorso Giudiziario e l’applicazione della Distanza Legale Strade

Il giudizio ha avuto un percorso altalenante. In primo grado, il Tribunale aveva dato ragione al proprietario, condannando il Comune a un cospicuo risarcimento. La Corte d’Appello, tuttavia, ha ribaltato la decisione. Accogliendo l’appello del Comune, i giudici di secondo grado hanno qualificato la strada come extraurbana secondaria di categoria C, ma hanno ritenuto applicabile la distanza ridotta di 10 metri.

La ragione di tale scelta risiedeva nel fatto che l’area era ricompresa nel Piano Regolatore Generale (PRG) comunale del 1974 e in un Piano Attuativo (PAC) del 1995. Secondo la Corte d’Appello, la presenza di questi strumenti urbanistici, attuati sia con la costruzione della strada che con l’edificazione dello stesso fabbricato del ricorrente, rendeva applicabile la norma speciale che prevede una distanza minore per le zone edificabili.

Il Ricorso in Cassazione

Il proprietario ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato. A suo avviso, gli strumenti urbanistici non erano stati concretamente attuati, l’area era rimasta rurale e, pertanto, doveva applicarsi la distanza standard di 30 metri. Contestava, in sostanza, che la sola previsione astratta di edificabilità potesse giustificare la deroga.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la sentenza d’appello e chiarendo in modo definitivo i criteri di applicazione della distanza legale strade. Il punto centrale della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 26 del D.P.R. 495/1992 (Regolamento di attuazione del Codice della Strada).

La norma prevede due regimi:
1. Comma 2 (Regola Generale): Fuori dai centri abitati, per le strade di tipo C (extraurbane secondarie), la distanza minima delle costruzioni è di 30 metri.
2. Comma 3 (Regola Speciale): Se le stesse strade ricadono all’interno di zone previste come edificabili o trasformabili dallo strumento urbanistico generale (es. PRG), e tale strumento è direttamente attuabile o esistono già piani attuativi esecutivi (es. PAC), la distanza si riduce a 10 metri.

La Cassazione ha stabilito che per l’applicazione della regola speciale (10 metri) non è necessario che l’area sia stata completamente urbanizzata o che abbia perso il suo aspetto rurale. È sufficiente che esista uno strumento urbanistico esecutivo che qualifichi l’area come edificabile. Nel caso di specie, sia la strada che l’abitazione del ricorrente erano state realizzate in base alle previsioni del PAC, a dimostrazione della sua piena esecutività. L’argomento del proprietario, basato sull’aspetto ancora rurale dei luoghi, è stato ritenuto irrilevante di fronte alla qualificazione giuridica dell’area derivante dai piani urbanistici.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: la qualificazione di un’area ai fini della distanza legale strade dipende dalla pianificazione urbanistica e non dall’apparenza dei luoghi. La presenza di un PRG o di un piano attuativo esecutivo che designa una zona come edificabile è il fattore decisivo che permette di applicare la distanza ridotta di 10 metri per le strade extraurbane secondarie. I proprietari di immobili in aree soggette a sviluppo devono quindi fare riferimento a tali strumenti per conoscere i propri diritti e obblighi, poiché l’aspetto esteriore del contesto può essere ingannevole.

Qual è la distanza legale da rispettare per le nuove costruzioni da una strada extraurbana secondaria (tipo C)?
La distanza standard è di 30 metri. Tuttavia, questa distanza si riduce a 10 metri se la strada, pur essendo fuori dal centro abitato, ricade in un’area definita come edificabile o trasformabile da uno strumento urbanistico generale (come un PRG) direttamente attuabile o per la quale esistono già piani attuativi esecutivi (come un PAC).

Quando si applica la distanza ridotta di 10 metri invece di quella standard di 30 metri?
La distanza ridotta di 10 metri si applica quando sono soddisfatte due condizioni: 1) la strada è di tipo A, B o C; 2) l’area in cui essa si trova è qualificata come edificabile o trasformabile da strumenti di programmazione urbanistica che siano già esecutivi (come un PRG direttamente attuabile o un piano attuativo approvato).

L’aspetto rurale di un’area è sufficiente per escludere l’applicazione della distanza ridotta prevista per le zone edificabili?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’aspetto fisico o lo stato di fatto di un’area (ad esempio, rurale e non urbanizzata) è irrilevante. Ciò che conta è la qualificazione giuridica dell’area come risultante dagli strumenti urbanistici vigenti ed esecutivi. Se questi strumenti la designano come edificabile, si applica la distanza ridotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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