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Distanza legale piscina: la Cassazione chiarisce

Una recente ordinanza della Cassazione affronta due temi cruciali: la qualificazione delle spese per l’Accertamento Tecnico Preventivo (ATP) e la disciplina della distanza legale piscina dal confine di proprietà. La Corte ha stabilito che i costi dell’ATP sono spese giudiziali da liquidare nel giudizio di merito, e non un danno risarcibile autonomamente. Inoltre, ha ribadito che per le piscine, a differenza di cisterne e pozzi, non opera una presunzione assoluta di pericolosità; spetta a chi lamenta la violazione della distanza dimostrare il pericolo concreto derivante dall’opera.

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Distanza legale piscina dal confine: la Cassazione fa il punto su onere della prova e spese legali

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su una controversia tra vicini, originata da presunte infiltrazioni e sfociata in una questione sulla corretta distanza legale piscina dal confine. La decisione offre importanti chiarimenti su due aspetti distinti ma collegati: la natura delle spese sostenute per un Accertamento Tecnico Preventivo (ATP) e i criteri per applicare le norme sulle distanze alle opere non espressamente contemplate dal Codice Civile, come le piscine.

I fatti di causa: dalle infiltrazioni alla richiesta di arretramento della piscina

La vicenda ha inizio quando una proprietaria avvia un Accertamento Tecnico Preventivo per verificare la causa di infiltrazioni nel suo immobile, sospettando che provenissero dalla piscina del vicino, situata a ridosso del confine. L’esito della consulenza tecnica esclude però ogni responsabilità della piscina. A questo punto, il proprietario della piscina cita in giudizio la vicina chiedendo il risarcimento dei danni subiti a causa dell’iniziativa giudiziaria, incluse le spese legali e tecniche dell’ATP.

La vicina, a sua volta, si difende e propone una domanda riconvenzionale, chiedendo che il tribunale ordini l’arretramento della piscina, sostenendo che fosse stata costruita a una distanza dal confine inferiore a quella prescritta dalla legge. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingono la domanda di arretramento, ma la questione arriva fino in Cassazione.

La decisione della Cassazione e la questione della distanza legale piscina

La Suprema Corte si è trovata a decidere su due motivi di ricorso. Il primo, relativo alla corretta qualificazione delle spese dell’ATP; il secondo, incentrato sulla disciplina della distanza legale piscina.

Le spese dell’Accertamento Tecnico Preventivo: spesa giudiziale, non danno

Sul primo punto, la Cassazione ha accolto il ricorso della proprietaria. I giudici hanno chiarito che le spese sostenute per un ATP ante causam (cioè prima dell’inizio della causa di merito) costituiscono spese giudiziali a tutti gli effetti. Come tali, esse non possono essere richieste in un autonomo giudizio come ‘danno risarcibile’. La loro liquidazione deve avvenire all’interno del successivo giudizio di merito, secondo il principio della soccombenza. La Corte d’Appello aveva errato nel qualificare tale richiesta come una domanda di risarcimento danni, mentre si trattava di una semplice richiesta di rimborso di spese processuali. Per questo motivo, la sentenza è stata cassata con rinvio su questo specifico punto.

La distanza legale della piscina: onere della prova e presunzione di pericolosità

Riguardo al secondo e più rilevante motivo, la Corte ha rigettato le argomentazioni della ricorrente. La questione era se a una piscina interrata si dovesse applicare la stessa presunzione di pericolosità che l’art. 889 c.c. prevede per opere come pozzi e cisterne, imponendo una distanza minima fissa dal confine.

Le motivazioni

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza. L’articolo 889 del Codice Civile stabilisce una presunzione assoluta di pericolosità solo per le opere specificamente elencate (pozzi, cisterne, fossi, etc.). Per tutte le altre opere non menzionate, anche se ad esse assimilabili per analogia, la potenziale pericolosità non è presunta, ma deve essere accertata in concreto.

Questo significa che, nel caso di una piscina, spetta alla parte che ne chiede l’arretramento dimostrare, sulla base delle specifiche caratteristiche costruttive e di localizzazione, che l’opera costituisce un pericolo concreto per la proprietà vicina. Nel caso di specie, la ricorrente non solo non aveva fornito tale prova, ma l’accertamento tecnico preventivo da lei stessa promosso aveva addirittura escluso che la piscina fosse fonte di infiltrazioni. Di conseguenza, in assenza di prova di una pericolosità effettiva, la domanda di arretramento è stata correttamente respinta dai giudici di merito.

Le conclusioni

Questa ordinanza fornisce due importanti indicazioni pratiche. In primo luogo, chiarisce che i costi di un ATP vanno gestiti come spese processuali all’interno della causa principale e non possono fondare una richiesta autonoma di risarcimento. In secondo luogo, e con maggiore impatto sul diritto immobiliare, conferma che per ottenere l’arretramento di una piscina costruita vicino al confine non è sufficiente invocare l’art. 889 c.c. È indispensabile fornire la prova concreta che quella specifica piscina, per come è stata realizzata, rappresenti un rischio reale per il fondo del vicino. Un principio che impone un onere probatorio specifico a carico di chi agisce in giudizio.

Le spese per un Accertamento Tecnico Preventivo (ATP) possono essere richieste come risarcimento del danno in una causa separata?
No. Secondo la Corte di Cassazione, i costi sostenuti per un ATP costituiscono spese giudiziali. Devono essere posti a carico della parte soccombente e liquidati all’interno del successivo giudizio di merito, e non possono essere oggetto di un’autonoma azione di risarcimento del danno.

Una piscina interrata deve sempre rispettare le distanze legali previste per le cisterne dall’art. 889 c.c.?
No. La piscina non è un’opera espressamente elencata nell’art. 889 c.c. Pertanto, la presunzione assoluta di pericolosità, che impone una distanza minima fissa, non si applica automaticamente. La sua applicazione avviene solo se viene dimostrata una concreta pericolosità.

Se una piscina è costruita a una distanza inferiore a quella legale, chi deve provare la sua pericolosità?
L’onere della prova è a carico della parte che lamenta la violazione e chiede l’arretramento della piscina. Questa parte deve dimostrare in concreto, sulla base delle specifiche caratteristiche dell’opera, che la piscina ha un’attitudine a cagionare danno al fondo vicino.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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