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Distanza dal confine: demolizione o arretramento?

In un caso di violazione della distanza dal confine, la Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità di una costruzione edificata a 2.70 metri anziché ai 5 metri prescritti dal regolamento locale. Tuttavia, ha annullato l’ordine di demolizione totale, stabilendo che la sanzione deve essere proporzionata. La Corte ha rinviato il caso per valutare l’applicazione della misura più lieve dell’arretramento del fabbricato.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distanza dal confine tra edifici: la Cassazione sceglie l’arretramento sulla demolizione

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale nel diritto immobiliare: le conseguenze della violazione della distanza dal confine imposta dai regolamenti edilizi locali. La Corte di Cassazione, pur confermando l’illegittimità di un’opera, interviene per correggere la sanzione, applicando il principio di proporzionalità e preferendo l’arretramento alla demolizione totale. Questa decisione offre importanti chiarimenti sia sul piano sostanziale, riguardo all’applicabilità del principio di prevenzione, sia su quello processuale.

I fatti del caso: una costruzione troppo vicina

La vicenda nasce dalla controversia tra proprietari di fondi confinanti. Un proprietario citava in giudizio il vicino, lamentando che quest’ultimo avesse realizzato un edificio a una distanza di soli 2,70-2,80 metri dal confine, in violazione del regolamento locale che imponeva una distanza minima di 5 metri. Il costruttore si difendeva invocando, tra le altre cose, il principio di prevenzione, sostenendo di aver costruito per primo.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda di demolizione. La Corte d’Appello, invece, ribaltava la decisione, accertava la violazione della distanza legale e condannava il convenuto alla demolizione del fabbricato.

La decisione della Corte sulla violazione della distanza dal confine

La Corte di Cassazione è stata chiamata a pronunciarsi su diversi motivi di ricorso. I primi due, di natura processuale, sono stati rigettati. La Corte ha infatti confermato la consolidata giurisprudenza secondo cui l’appello incidentale è ammissibile anche se tardivo, ovvero proposto oltre il termine per l’impugnazione principale, in quanto la sua funzione è quella di reagire all’iniziativa della controparte.

Il cuore della decisione, tuttavia, risiede nell’analisi dei motivi relativi alla violazione delle norme sulle distanze.

Il principio di prevenzione e i regolamenti locali

Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nell’escludere l’applicabilità del principio di prevenzione. La Cassazione chiarisce un punto fondamentale: il principio di prevenzione, secondo cui chi costruisce per primo determina le distanze, non opera quando la normativa locale impone una distanza minima assoluta dal confine e non solo tra le costruzioni. In questi casi, l’obbligo di arretrare la costruzione è inderogabile per chiunque costruisca, a prescindere dal momento in cui lo faccia. Poiché il regolamento locale imponeva 5 metri dal confine, l’edificio posto a 2,70 metri era inevitabilmente illegittimo.

La proporzionalità della sanzione: arretramento vs demolizione

Il quarto motivo di ricorso, accolto dalla Corte, riguardava la natura della sanzione. Il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse ordinato la demolizione totale dell’edificio anziché il semplice arretramento a distanza di legge. Su questo punto, la Cassazione ha dato ragione al ricorrente, affermando un importante principio di proporzionalità. La condanna alla demolizione radicale è una misura estrema. Quando è possibile tutelare pienamente il diritto del vicino attraverso una sanzione meno afflittiva, come l’arretramento della sola parte di edificio che viola la distanza, il giudice deve preferire quest’ultima soluzione.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. In primo luogo, la distinzione netta tra regolamenti che fissano distanze tra fabbricati e quelli che impongono una distanza invalicabile dal confine. Solo nel primo caso può operare il meccanismo della prevenzione, che consente al primo costruttore di edificare anche sul confine o a una distanza inferiore alla metà di quella totale, costringendo il vicino ad adeguarsi. Nel secondo caso, la distanza dal confine è un limite assoluto che tutela l’interesse pubblico a una corretta urbanizzazione, impedendo la formazione di intercapedini dannose.

In secondo luogo, la Corte applica il principio di proporzionalità, derivato dai principi generali dell’ordinamento, alla tutela ripristinatoria. La demolizione è vista come una extrema ratio. Se il diritto leso (il rispetto della distanza) può essere pienamente ripristinato spostando l’edificio, non vi è ragione di imporre la sua distruzione totale, che comporterebbe un sacrificio economico sproporzionato per il costruttore.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa ad un’altra sezione della stessa Corte. Questa dovrà ora decidere non più se vi sia stata una violazione (già accertata), ma quale sia la sanzione più adeguata: demolizione o arretramento. La decisione rappresenta un punto di equilibrio tra la necessità di garantire il rispetto delle norme edilizie e il principio di non aggravare inutilmente la posizione di chi ha commesso la violazione, qualora un rimedio meno drastico sia sufficiente a ripristinare la legalità.

Quando non si applica il principio di prevenzione nelle costruzioni?
Il principio di prevenzione non si applica quando un regolamento edilizio locale impone una distanza minima obbligatoria delle costruzioni dal confine della proprietà. Tale norma ha carattere assoluto e prevale sul criterio temporale della prevenzione.

Un appello incidentale può essere proposto anche se è scaduto il termine per l’appello principale?
Sì, la Corte conferma che l’impugnazione incidentale è ammissibile anche quando sia decorso il termine per proporre l’impugnazione principale. Questo permette alla parte, che avrebbe accettato la sentenza, di rimetterla in discussione dopo essere stata a sua volta citata in appello dalla controparte.

In caso di violazione della distanza dal confine, la sanzione è sempre la demolizione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la sanzione deve essere proporzionata. Se il diritto del vicino può essere pienamente tutelato con l’arretramento della costruzione fino alla distanza legale, questa misura deve essere preferita alla demolizione totale, che rappresenta una soluzione più drastica e sproporzionata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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