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Distanza da autostrade: come definire il centro abitato?

Una società di gestione autostradale ha richiesto la demolizione di un immobile costruito, a suo dire, a una distanza inferiore a quella legale di 60 metri. I tribunali di merito hanno respinto la richiesta, applicando il limite di 25 metri previsto per i centri abitati, basandosi su una delibera comunale. La Corte di Cassazione, ritenendo complessa la questione su come definire legalmente un “centro abitato” ai fini della corretta distanza da autostrade, ha rinviato il caso a una pubblica udienza per un esame più approfondito, senza emettere una decisione finale.

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Distanza da autostrade: come si definisce il centro abitato?

La corretta interpretazione della normativa sulla distanza da autostrade per le nuove costruzioni è un tema di cruciale importanza, che bilancia il diritto di proprietà con la sicurezza della circolazione. Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha messo in luce la complessità di questa materia, scegliendo di non decidere immediatamente ma di rinviare la causa a una pubblica udienza per approfondire una questione di fondamentale rilevanza giuridica: quale norma prevale nella definizione di “centro abitato”?

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dall’azione legale intrapresa da una società concessionaria autostradale contro una proprietaria immobiliare. La società chiedeva la demolizione di un edificio realizzato in prossimità di un’autostrada, sostenendo che fosse stato costruito a una distanza inferiore ai 60 metri prescritti dalla legge per le costruzioni al di fuori dei centri abitati.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano però respinto la domanda della società. Secondo i giudici di merito, l’immobile si trovava all’interno del perimetro del centro abitato, come definito da una delibera della Giunta Municipale del 1995. Di conseguenza, la distanza da rispettare non era quella di 60 metri, bensì quella, inferiore, di 25 metri, che nel caso specifico era stata rispettata.

Il Ricorso in Cassazione e la questione sulla distanza da autostrade

La società autostradale ha impugnato la decisione d’appello davanti alla Corte di Cassazione, sollevando diversi motivi. Il punto centrale del ricorso riguarda l’errata applicazione delle norme per definire il “centro abitato”.

Secondo la ricorrente, la Corte d’Appello avrebbe sbagliato a basare la propria decisione sulla delibera comunale del 1995. Tale delibera, infatti, sarebbe stata adottata ai soli fini del Codice della Strada (D.Lgs. 285/1992), cioè per regolare la circolazione e la sicurezza stradale, e non per scopi urbanistici. Per questi ultimi, la nozione di centro abitato andrebbe desunta da altre normative, come la legge n. 865/1971. Inoltre, la società ha evidenziato che, secondo il piano regolatore generale del 1978, l’area in questione era classificata come zona F/4, ovvero “verde di rispetto a ridosso dell’autostrada”, una destinazione che appare incompatibile con la nozione di centro abitato consolidato.

La Complessità della Normativa

Il cuore del problema risiede nel conflitto interpretativo tra diverse fonti normative. Da un lato, le leggi urbanistiche e sulla costruzione (come la L. 729/1961 e la L. 865/1971) che stabiliscono le fasce di rispetto per le costruzioni. Dall’altro, le norme del Codice della Strada che forniscono una propria definizione di centro abitato. La decisione su quale fonte applicare ha conseguenze dirette e significative, poiché determina il passaggio da un limite di 60 metri a uno di 25.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

Di fronte alla complessità degli argomenti e alla successione di diverse leggi nel tempo, la Corte di Cassazione ha ritenuto che il caso sollevasse questioni di “rilevanza nomofilattica”. Questo significa che la decisione va oltre il singolo caso e ha un’importanza fondamentale per assicurare un’interpretazione uniforme della legge a livello nazionale. La motivazione principale del rinvio a una pubblica udienza risiede nella necessità di chiarire in modo definitivo quale sia il criterio giuridico corretto per delimitare un centro abitato ai fini del calcolo della distanza da autostrade. Il Collegio ha riconosciuto che i motivi del ricorso sono strettamente connessi e pongono un problema di coordinamento tra fonti normative diverse, la cui soluzione richiede un dibattito più ampio e approfondito di quello consentito in una camera di consiglio.

Le Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria non chiude la vicenda, ma la sospende in attesa di una pronuncia più autorevole. La scelta di rinviare la causa a una pubblica udienza sottolinea la delicatezza della questione. La futura sentenza avrà il compito di stabilire un principio di diritto chiaro, capace di risolvere i conflitti tra normativa urbanistica e codice della strada in materia di fasce di rispetto autostradale. Questa decisione influenzerà non solo il destino dell’immobile in questione, ma fornirà anche un criterio guida essenziale per tutti i futuri casi analoghi, offrendo certezza giuridica a proprietari, costruttori e amministrazioni pubbliche.

Qual è il punto centrale della controversia?
Il punto centrale è stabilire quale norma giuridica debba essere utilizzata per definire un “centro abitato”, poiché da questa definizione dipende la distanza minima (60 o 25 metri) che un edificio deve rispettare rispetto a un’autostrada.

Perché la Corte di Cassazione non ha emesso una sentenza definitiva?
La Corte ha ritenuto che la questione avesse una “rilevanza nomofilattica”, ovvero un’importanza tale da richiedere una pronuncia che garantisca un’interpretazione uniforme della legge. Per questo, ha rinviato il caso a una pubblica udienza per un esame più approfondito, invece di decidere in camera di consiglio.

Quali sono le due diverse distanze di rispetto menzionate nel caso?
La distanza di rispetto per le costruzioni fuori dai centri abitati è di 60 metri dalla carreggiata autostradale. All’interno dei centri abitati, tale distanza è ridotta a 25 metri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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