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Distacco del lavoratore: legittimo nel gruppo di imprese

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento di un lavoratore che aveva rifiutato un provvedimento di distacco. La Corte ha stabilito che, nell’ambito di un gruppo di imprese, l’interesse al distacco del lavoratore è presunto se funzionale agli obiettivi del gruppo. Inoltre, il consenso del lavoratore per mutamento di mansioni è necessario solo se tale mutamento lede la sua professionalità, e la prova di tale pregiudizio spetta al lavoratore stesso.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distacco del Lavoratore: la Cassazione chiarisce i requisiti di legittimità nei gruppi di imprese

Il distacco del lavoratore è uno strumento flessibile a disposizione delle aziende, ma deve rispettare precisi requisiti di legge per essere considerato legittimo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 21806/2024, offre importanti chiarimenti, in particolare quando il distacco avviene tra società appartenenti allo stesso gruppo. La sentenza ha esaminato il caso di un licenziamento disciplinare seguito al rifiuto del lavoratore di accettare il distacco, confermando la validità della decisione aziendale.

I Fatti del Caso

Un lavoratore veniva licenziato per assenza ingiustificata dopo aver rifiutato un provvedimento di distacco presso un’altra azienda. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano ritenuto legittimo il licenziamento, sostenendo la validità del distacco. Il lavoratore, ritenendo lesi i propri diritti, decideva di ricorrere alla Corte di Cassazione, basando le sue argomentazioni su tre motivi principali: la mancanza di un reale interesse dell’azienda distaccante, la necessità del suo consenso per un presunto mutamento di mansioni e la violazione delle tutele sindacali.

I Motivi del Ricorso e il distacco del lavoratore

Il dipendente ha contestato la decisione della Corte d’Appello su tre fronti:

1. Mancanza di interesse del datore di lavoro: Secondo il ricorrente, non era stato provato l’interesse specifico e concreto della società datrice di lavoro (distaccante) al distacco, come richiesto dall’art. 30 del D.Lgs. 276/2003.
2. Necessità del consenso del lavoratore: Il lavoratore sosteneva che il distacco comportava un mutamento delle sue mansioni, rendendo quindi necessario il suo consenso esplicito. Contestava inoltre l’assenza di comprovate ragioni tecniche, organizzative o produttive.
3. Violazione delle tutele sindacali: Essendo un dirigente sindacale, il lavoratore affermava che il suo distacco avrebbe richiesto il nulla osta preventivo da parte dell’organizzazione sindacale di riferimento, come previsto dall’art. 22 dello Statuto dei Lavoratori.

La legittimità del distacco del lavoratore nel gruppo societario

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato infondato. La Corte di Cassazione ha ribadito un principio consolidato: quando il distacco avviene tra aziende appartenenti al medesimo gruppo societario, l’interesse della società distaccante è strettamente connesso a quello del gruppo. Questo interesse non deve essere necessariamente di natura economica diretta, ma può consistere nella sinergia, nell’efficienza organizzativa o nella condivisione di risorse per il raggiungimento di obiettivi comuni. L’appartenenza al gruppo crea una convergenza di interessi economici che giustifica di per sé il provvedimento, a meno che non si risolva in una mera somministrazione illecita di manodopera.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato e respinto punto per punto le doglianze del lavoratore.

Sul secondo motivo, relativo al mutamento di mansioni, la Corte ha chiarito un aspetto cruciale: il consenso del lavoratore è richiesto solo quando il cambio di mansioni è tale da ledere concretamente il patrimonio di professionalità acquisito. Nel caso specifico, i giudici di merito avevano accertato che il lavoratore non aveva fornito alcuna prova di tale pregiudizio. La valutazione sulla sussistenza di un demansionamento lesivo rientra nell’apprezzamento di fatto del giudice e non è sindacabile in sede di Cassazione, se non per vizi logici o giuridici non riscontrati nel caso in esame. Allo stesso modo, l’esistenza delle ragioni tecniche e organizzative era stata provata in giudizio dal datore di lavoro.

Infine, anche il terzo motivo è stato respinto. La tutela speciale per i dirigenti sindacali, che richiede il nulla osta per il trasferimento, si applica solo in presenza di una rappresentanza sindacale aziendale (RSA) validamente costituita. La Corte d’Appello aveva accertato, con una valutazione di fatto, che nel caso di specie non era stata fornita la prova dell’esistenza di tale rappresentanza. Pertanto, la specifica tutela non poteva essere invocata.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida importanti principi in materia di distacco del lavoratore. In primo luogo, conferma che l’interesse del datore di lavoro distaccante, requisito fondamentale per la legittimità dell’istituto, può coincidere con l’interesse più ampio del gruppo societario di cui fa parte. In secondo luogo, precisa che l’onere di dimostrare il carattere pregiudizievole di un eventuale mutamento di mansioni ricade sul lavoratore che lo lamenta. Infine, ribadisce che le tutele sindacali sono subordinate alla prova della regolare costituzione degli organi di rappresentanza in azienda. La decisione finale è stata quindi il rigetto completo del ricorso, con condanna del lavoratore al pagamento delle spese processuali.

Quando è considerato legittimo l’interesse al distacco del lavoratore all’interno di un gruppo di imprese?
L’interesse è considerato legittimo quando il distacco è funzionale alla realizzazione di comuni strutture produttive e organizzative e risponde a obiettivi di efficienza del gruppo. L’appartenenza delle due aziende (distaccante e distaccataria) allo stesso gruppo societario crea una connessione economica che di per sé giustifica l’interesse, purché non si tratti di una mera somministrazione di manodopera.

Il consenso del lavoratore è sempre necessario in caso di distacco che comporta un cambio di mansioni?
No. Secondo la Corte, il consenso del lavoratore è necessario solo se il mutamento di mansioni è tale da ledere il patrimonio di professionalità da lui acquisito. L’onere di provare tale pregiudizio spetta al lavoratore stesso.

Il trasferimento di un dirigente sindacale tramite distacco richiede sempre il nulla osta del sindacato?
No. La tutela prevista dall’art. 22 dello Statuto dei Lavoratori, che impone il nulla osta sindacale per il trasferimento di un dirigente sindacale, si applica solo se in azienda è stata validamente costituita una Rappresentanza Sindacale Aziendale (RSA) ai sensi dell’art. 19 dello stesso Statuto. La prova di tale costituzione deve essere fornita in giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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