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Discriminazione per età: la Cassazione interpella la UE

Un candidato e un’organizzazione sindacale hanno contestato il limite di 35 anni per partecipare al concorso per procuratore dello Stato, sostenendo fosse un caso di discriminazione per età. Dopo il rigetto nei primi due gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha sospeso il procedimento e ha sollevato una questione pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per verificare se tale limite di età sia compatibile con la normativa comunitaria che vieta le discriminazioni.

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Discriminazione per Età nei Concorsi Pubblici: la Cassazione si Rivolge alla Corte di Giustizia UE

L’imposizione di limiti di età nei concorsi pubblici è un tema delicato, che bilancia le esigenze organizzative della Pubblica Amministrazione con il principio fondamentale di non discriminazione. Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha riacceso il dibattito, sollevando una questione cruciale di discriminazione per età e decidendo di interpellare la Corte di Giustizia dell’Unione Europea per fare chiarezza sulla compatibilità della normativa italiana con il diritto comunitario. Analizziamo i dettagli di questa importante vicenda.

I Fatti del Caso: Il Limite di 35 Anni per Procuratore dello Stato

La controversia nasce dal ricorso presentato da un aspirante candidato e da un’organizzazione sindacale contro il limite di età di trentacinque anni per la partecipazione al concorso pubblico per procuratore dello Stato. Tale limite, secondo i ricorrenti, costituiva una palese violazione del divieto di discriminazione basata sull’età, sancito sia dalla normativa nazionale (D.Lgs. 216/2003) sia da quella europea (Direttiva 2000/78/CE).

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le doglianze, ritenendo il limite anagrafico giustificato. Le motivazioni si basavano sulla natura specifica del servizio svolto dal procuratore dello Stato, che prevede un lungo percorso formativo e di carriera interno all’Avvocatura dello Stato, finalizzato a garantire una permanenza adeguata nei ruoli apicali prima del pensionamento. La Corte territoriale aveva considerato ragionevole l’esigenza dell’amministrazione di investire su personale giovane, che potesse servire per un arco temporale sufficientemente lungo.

La questione sulla discriminazione per età: le Argomentazioni delle Parti

I ricorrenti hanno impugnato la decisione d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, articolando dieci motivi di ricorso. Il fulcro della loro tesi era l’insussistenza di una valida giustificazione per la discriminazione per età. Essi sostenevano che l’esigenza formativa non fosse un valido motivo, dato che il procuratore dello Stato assume le sue funzioni immediatamente dopo il concorso, senza un percorso di formazione predefinito. Inoltre, la possibilità di accedere alla carriera di avvocato dello Stato tramite altri concorsi senza limiti di età rendeva, a loro avviso, la misura sproporzionata e illogica.

Dall’altra parte, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’Avvocatura dello Stato hanno difeso la legittimità del limite, sostenendo che esso rispondesse a obiettivi legittimi di politica del lavoro e di organizzazione interna. La peculiare struttura della carriera, che vede i procuratori progredire fino a diventare avvocati dello Stato, richiederebbe un reclutamento in giovane età per garantire una formazione ‘sul campo’ e una capitalizzazione dell’esperienza a lungo termine, a beneficio dell’efficienza della difesa dello Stato.

La Decisione della Cassazione: Perché Serve l’Intervento della Corte UE

La Corte di Cassazione, pur rigettando alcuni motivi di ricorso di natura prettamente procedurale, ha ritenuto fondati i dubbi sulla compatibilità del limite di età con il diritto dell’Unione Europea. Il Collegio ha riconosciuto che la normativa italiana, fissando un’età massima di 35 anni, crea una disparità di trattamento basata sull’età.

La questione cruciale, quindi, è se questa disparità sia giustificata ai sensi dell’art. 6 della Direttiva 2000/78/CE. Tale articolo permette deroghe al divieto di discriminazione se sono ‘oggettivamente e ragionevolmente giustificate, nell’ambito del diritto nazionale, da una finalità legittima’ e se i mezzi per conseguire tale finalità sono ‘appropriati e necessari’.

Poiché l’interpretazione del diritto UE spetta in via esclusiva alla Corte di Giustizia, e non essendoci una risposta evidente o già consolidata nella giurisprudenza europea per un caso così specifico, la Cassazione ha deciso di sospendere il giudizio e di sottoporre alla Corte di Lussemburgo un rinvio pregiudiziale.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione per il rinvio si fondano sulla necessità di verificare se le finalità addotte dall’amministrazione italiana possano essere considerate ‘legittime’ ai sensi della direttiva. In particolare, la Corte si interroga se le esigenze di garantire una formazione professionale sul campo, assicurare una lunga permanenza nei ruoli apicali e mantenere una struttura di carriera equilibrata costituiscano obiettivi validi di ‘politica del lavoro, di mercato del lavoro e di formazione professionale’.

Inoltre, la Corte chiede di valutare se il mezzo utilizzato – un limite fisso a 35 anni – sia ‘appropriato e necessario’. La misura è appropriata se consente di raggiungere lo scopo, ma è necessaria solo se non esistono alternative meno discriminatorie per ottenere lo stesso risultato. La Cassazione evidenzia come l’accesso alla qualifica superiore di avvocato dello Stato sia possibile anche attraverso altre vie senza limiti di età, il che potrebbe indebolire la necessità del limite imposto solo ai procuratori.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione affida alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea il compito di definire i contorni della legittimità dei limiti di età nei concorsi pubblici. La pronuncia della Corte UE avrà implicazioni significative non solo per la carriera nell’Avvocatura dello Stato, ma potenzialmente per tutte le procedure di reclutamento nel settore pubblico italiano. Il giudizio nazionale rimane sospeso in attesa della decisione europea, che stabilirà se la ricerca di personale giovane per una lunga carriera possa prevalere sul diritto fondamentale a non essere discriminati in base all’età nell’accesso al lavoro.

È legittimo imporre un limite di età nei concorsi pubblici in Italia?
La normativa italiana lo consente in alcuni casi, se giustificato da deroghe previste da regolamenti specifici legati alla natura del servizio o a oggettive necessità dell’amministrazione. Tuttavia, la sua legittimità deve essere valutata alla luce del diritto dell’Unione Europea, che permette tali limiti solo se perseguono una finalità legittima con mezzi appropriati e necessari, come specificato nella Direttiva 2000/78/CE.

Perché la Corte di Cassazione ha interpellato la Corte di Giustizia dell’Unione Europea?
La Corte di Cassazione ha sollevato la questione perché ha ravvisato un dubbio significativo sulla compatibilità del limite di età di 35 anni, previsto dalla legge italiana per il concorso a procuratore dello Stato, con il principio di non discriminazione sancito dal diritto dell’Unione. Poiché solo la Corte di Giustizia UE ha la competenza esclusiva per interpretare il diritto comunitario, la Cassazione ha sospeso il processo per chiederle se tale limite sia giustificabile ai sensi della Direttiva 2000/78/CE.

Qual è la giustificazione addotta dall’amministrazione per il limite di 35 anni?
L’amministrazione ha giustificato il limite di età con l’esigenza di garantire un’adeguata formazione ‘sul campo’ e una lunga permanenza in servizio. L’obiettivo è quello di investire su candidati che, una volta formati, possano raggiungere i livelli apicali della carriera di avvocato dello Stato e rimanervi per un periodo congruo prima del pensionamento, capitalizzando così l’esperienza acquisita a vantaggio della difesa degli interessi dello Stato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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