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Diritto Immobiliare

Dicatio ad patriam: l’opposizione del proprietario
La Corte di Cassazione ha stabilito che non si può configurare una servitù di uso pubblico per 'dicatio ad patriam' se il proprietario del terreno ha manifestato chiaramente la sua opposizione, anche se ha realizzato opere come una recinzione. Il caso riguardava un Comune che rivendicava l'uso pubblico di un'area privata. La Suprema Corte ha annullato la decisione precedente, sottolineando che l'opposizione scritta del proprietario è un fatto decisivo che deve essere considerato, in quanto esclude la volontà di dedicare il bene alla collettività.
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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali
Una recente ordinanza della Cassazione chiarisce gli effetti della rinuncia al ricorso, sia principale che incidentale. Il caso riguardava una controversia tra una società, un condominio e una terza società. A seguito della rinuncia di entrambe le parti appellanti, la Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio, compensando le spese tra i rinuncianti ma condannando il ricorrente principale a pagare le spese del condominio. È stato inoltre escluso il raddoppio del contributo unificato, poiché non applicabile in caso di rinuncia.
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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato
Una società costruttrice e una società di servizi hanno ritirato i rispettivi ricorsi, principale e incidentale, davanti alla Corte di Cassazione. La Corte ha dichiarato estinto il giudizio a seguito della rinuncia al ricorso, compensando le spese tra le due società appellanti e condannando la ricorrente principale al pagamento delle spese a favore del condominio. Il punto cruciale della decisione è l'esclusione del raddoppio del contributo unificato, poiché tale sanzione non si applica ai casi di rinuncia volontaria.
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Rimborso caparra: sì alla restituzione dell’imposta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27093/2024, ha stabilito il diritto al rimborso dell'imposta di registro proporzionale versata sulla caparra confirmatoria, in caso di risoluzione consensuale del contratto preliminare. Secondo la Corte, tale imposta è un'anticipazione della tassazione dovuta per l'atto definitivo. Se quest'ultimo non si realizza, come nel caso di risoluzione consensuale con restituzione della caparra, viene meno il presupposto impositivo, e il contribuente ha diritto al rimborso.
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Responsabilità perito stimatore: la stima errata
Una società acquista un immobile all'asta basandosi su una perizia. Scoperti vizi gravi, fa causa al perito. La Cassazione chiarisce che la responsabilità perito stimatore non sussiste se la consulenza tecnica d'ufficio (CTU) a supporto dell'accusa è contraddittoria e insufficiente, confermando la decisione d'appello che aveva escluso la colpa del professionista.
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Interessi compensativi contratto preliminare: la guida
La Corte di Cassazione chiarisce che in un contratto preliminare di compravendita, in caso di inadempimento del compratore, gli interessi compensativi sul prezzo decorrono non dalla data pattuita per il rogito, ma dal momento in cui il venditore comunica formalmente la propria disponibilità a concludere l'atto definitivo. Questa comunicazione rende il credito liquido ed esigibile. La richiesta di risarcimento per ulteriori danni è stata respinta per un vizio procedurale, sottolineando l'importanza di reiterare le istanze istruttorie in appello.
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Buona fede del terzo acquirente: prova e presunzioni
La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che ha dichiarato l'inefficacia di un acquisto immobiliare da parte di un terzo, ritenendolo in mala fede. La sentenza stabilisce che la presunzione legale di buona fede del terzo acquirente può essere superata attraverso prove presuntive, qualora queste siano gravi, precise e concordanti. Nel caso di specie, elementi come gli stretti legami familiari tra le parti, la mancata prova del pagamento del prezzo e la consapevolezza della litigiosità dell'immobile sono stati considerati sufficienti a dimostrare la partecipazione del terzo all'accordo simulatorio volto a danneggiare i creditori.
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Responsabilità direttore lavori: la Cassazione chiarisce
Un proprietario di immobile ha citato in giudizio il direttore dei lavori per gravi difetti al tetto. Dopo una decisione d'appello sfavorevole, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, riaffermando l'ampia responsabilità del direttore dei lavori. La Suprema Corte ha sottolineato che il professionista ha un obbligo di vigilanza costante e attiva, non potendo essere considerato un mero esecutore di ordini. La sua diligenza deve essere valutata in base alle sue competenze tecniche specifiche per garantire un'opera priva di vizi. La sentenza è stata cassata con rinvio.
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Compenso professionale: diritto anche con vizi dell’opera
Un professionista, direttore dei lavori in un cantiere, si è visto negare il compenso professionale dalla Corte d'Appello a causa di vizi e opere abusive riscontrate. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo un principio fondamentale: se il committente non chiede la risoluzione del contratto ma solo il risarcimento dei danni, il professionista mantiene il diritto al suo compenso. L'esistenza di vizi, se non rendono l'opera totalmente inutilizzabile, non giustifica il mancato pagamento, ma può portare a una riduzione dell'importo. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione del compenso dovuto.
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Scioglimento comunione: i limiti alla divisione del bene
In un caso di scioglimento comunione di una villa con lievi difformità edilizie, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione che ne disponeva la divisione in piccole unità abitative. La Corte ha stabilito che la divisione non era 'comodamente divisibile' in quanto avrebbe svalutato l'immobile e non considerava i vincoli urbanistici e paesaggistici esistenti, rinviando il caso per una nuova e più approfondita valutazione.
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Comunione incidentale: i requisiti secondo la Cassazione
La Corte di Cassazione chiarisce i presupposti per la costituzione di una comunione incidentale su una strada privata. Una società, dopo aver costruito una strada per accedere a una cava in affitto, si opponeva al suo utilizzo da parte dei successivi gestori. La Corte ha stabilito che, in assenza di un'esigenza comune a tutti i proprietari frontisti e di un conferimento volontario di suolo da parte di tutti, non può sorgere una comunione incidentale. La semplice autorizzazione alla costruzione non è sufficiente a creare un diritto reale di uso perpetuo. La sentenza della Corte d'Appello è stata cassata con rinvio.
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Contratto preliminare: conta il testo, non il catasto
Un acquirente ha chiesto la risoluzione di un contratto preliminare poiché i venditori non erano proprietari di un'area scoperta di 109 mq, come invece promesso. I tribunali di merito avevano respinto la domanda, adducendo un errore catastale. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che nell'interpretazione di un contratto preliminare, la descrizione testuale esplicita del bene (incluse le sue dimensioni) prevale su eventuali dati catastali erronei, in quanto punto di partenza per accertare la comune volontà delle parti.
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Inadempimento preliminare vendita: quando è grave?
La Corte di Cassazione conferma che l'inadempimento preliminare vendita da parte del promittente venditore è da considerarsi grave se l'immobile presenta irregolarità edilizie, anche solo su pertinenze come garage o depositi. La gravità sussiste soprattutto quando il venditore aveva contrattualmente garantito la piena conformità urbanistica del bene, legittimando il recesso del promissario acquirente e la sua richiesta di restituzione del doppio della caparra.
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Onere della prova appalto: la fattura non basta
In un contratto di appalto, l'impresa edile che chiede il pagamento del saldo deve fornire la prova completa dei lavori eseguiti. La Cassazione ha stabilito che l'onere della prova appalto non può essere soddisfatto con la sola emissione di fatture. L'ammissione di pagamenti parziali da parte del committente non inverte tale onere né prova l'importo totale del credito. La sentenza d'appello è stata annullata per motivazione carente.
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Risarcimento danni: ricorso inammissibile in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai proprietari di un immobile contro la sentenza che li condannava al risarcimento danni a favore del conduttore, un centro estetico, a seguito di un allagamento. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso miravano a una nuova valutazione dei fatti e delle prove, attività preclusa nel giudizio di legittimità, soprattutto in presenza di una doppia decisione conforme dei giudici di merito.
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Sopraelevazione antisismica: il permesso non basta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27018/2024, ha stabilito che la legittimità amministrativa di un'opera edilizia, come una sopraelevazione, non esclude la sua illegittimità sotto il profilo civilistico se viola le norme a tutela della sicurezza e della stabilità dell'edificio. Nel caso di specie, un proprietario aveva realizzato una nuova superficie all'ultimo piano, ma la Corte ha confermato la condanna al risarcimento del danno in favore dei vicini, ritenendo prevalenti le norme sulla sicurezza strutturale e la normativa antisismica rispetto al mero possesso del titolo edilizio.
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Ricorso inammissibile: no a nuova valutazione dei fatti
Un inquilino, la cui richiesta di risarcimento per danni da incendio era stata respinta in primo e secondo grado, si è rivolto alla Corte di Cassazione. Sosteneva che i giudici avessero ignorato fatti cruciali sull'origine dell'incendio. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che il ricorrente stava impropriamente chiedendo una nuova valutazione dei fatti, non denunciando una reale omissione. Di conseguenza, è stato condannato al pagamento delle spese e a sanzioni per lite temeraria.
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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali
Una controversia iniziata con l'opposizione a un decreto ingiuntivo per servizi idrici arriva in Cassazione. Le società ricorrenti, tuttavia, presentano una rinuncia al ricorso. La Suprema Corte dichiara l'estinzione del processo, chiarendo che la rinuncia è valida anche senza accettazione della controparte. Di conseguenza, condanna la ricorrente principale al pagamento delle spese legali a favore del condominio resistente, ma esclude il raddoppio del contributo unificato.
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Simulazione contratto: domanda inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un erede che chiedeva di accertare la simulazione del contratto di vendita di un immobile. La Corte ha rilevato una contraddizione insanabile tra la richiesta di dichiarare la vendita come totalmente fittizia (simulazione assoluta) e la contemporanea richiesta di condannare l'acquirente al pagamento di una differenza di prezzo, che presuppone invece la validità della compravendita.
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Servitù di passaggio apparente: il quid pluris
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26956/2024, ha chiarito i requisiti per l'acquisto di una servitù di passaggio per usucapione. Ha stabilito che la mera esistenza di una strada visibile non è sufficiente. È necessario un "quid pluris", ovvero opere che dimostrino in modo inequivocabile la specifica destinazione del percorso a servizio di un fondo (dominante) a scapito di un altro (servente). La Corte ha quindi cassato la decisione d'appello che si era limitata a constatare la presenza di un percorso asfaltato e inghiaiato, rinviando il caso per un nuovo esame basato su questo principio.
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