LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Immobiliare

Disconoscimento scrittura privata: quando è inefficace

Un venditore ha impugnato una sentenza che respingeva la sua richiesta di risoluzione di contratti preliminari di vendita immobiliare. Sosteneva il mancato pagamento del prezzo, contestando le prove documentali prodotte dagli acquirenti. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, chiarendo che il disconoscimento scrittura privata è valido solo se contesta l’autenticità della sottoscrizione, non il mero contenuto del documento. Avendo il venditore rilasciato quietanze di saldo senza fissare un termine per il rogito, la Corte ha confermato l’avvenuto pagamento e la piena facoltà degli acquirenti di decidere quando stipulare l’atto definitivo.

Continua »
Lastrico solare: chi paga per le infiltrazioni?

Un proprietario di un appartamento ha citato in giudizio il proprietario del piano superiore e il condominio per danni da infiltrazioni provenienti dal lastrico solare a uso esclusivo. La Corte d’Appello ha confermato la responsabilità solidale di entrambi i soggetti. Il proprietario esclusivo è responsabile come custode del bene ai sensi dell’art. 2051 c.c., mentre il condominio è responsabile per la funzione di copertura dell’intero edificio svolta dal lastrico. La sentenza ha rigettato l’appello principale del proprietario del lastrico, che mirava ad attribuire la colpa esclusivamente al condominio, e ha dichiarato inammissibile l’appello della compagnia assicurativa per vizi procedurali.

Continua »
Notifica decreto ingiuntivo: chi può fare opposizione?

Una condomina riceve una notifica di decreto ingiuntivo per un debito del condominio, venendo erroneamente indicata come amministratrice. La Corte d’Appello ribalta la decisione di primo grado, affermando il suo diritto a proporre opposizione per tutelare i propri interessi. La sentenza chiarisce che l’onere di avviare la mediazione obbligatoria spetta al creditore e, in caso di inadempimento, il decreto ingiuntivo deve essere revocato.

Continua »
Gravissimo danno: no sospensione senza prova specifica

La Corte d’Appello di Bari ha rigettato un’istanza di sospensione dell’esecutività di una sentenza. Il provvedimento chiarisce che, in materia locatizia, la sospensione è concessa solo in caso di ‘gravissimo danno’, che non può consistere nella generica difficoltà economica derivante dal pagamento, ma richiede la prova di un pregiudizio ulteriore e specifico (‘quid pluris’) che l’appellante non ha fornito.

Continua »
Termine annuale impugnazione: calcolo e sospensione

Una cittadina impugnava una delibera condominiale. L’Appello veniva dichiarato inammissibile per tardività. In Cassazione, si è posta la questione sul corretto calcolo del termine annuale impugnazione quando il giorno di decorrenza cade nel periodo di sospensione feriale. Data la complessità e il contrasto giurisprudenziale, la Corte ha emesso un’ordinanza interlocutoria, rinviando la causa a una pubblica udienza per la decisione.

Continua »
Caparra confirmatoria: l'assegno nullo non paga

La Corte di Cassazione ha stabilito che la prova dell’invalidità degli assegni dati come caparra confirmatoria è “indispensabile” e deve essere ammessa in appello, anche se prodotta tardivamente. In un caso di compravendita immobiliare, i promittenti venditori erano stati condannati a pagare il doppio di una caparra mai incassata. La Suprema Corte ha annullato la decisione, affermando che l’effetto della caparra si perfeziona solo con l’effettiva riscossione della somma. Pertanto, la prova che gli assegni erano inesigibili era decisiva per l’esito della lite.

Continua »
Appello inammissibile: quando è troppo generico

La Corte d’Appello di Bari dichiara un appello inammissibile perché formulato in modo generico e senza una critica specifica alla sentenza di primo grado. Il caso riguardava l’impugnazione di una delibera condominiale per un presunto difetto di notifica. La Corte ha ritenuto l’appello una mera riproposizione delle difese iniziali, senza contestare la ratio decidendi del Tribunale, che aveva accertato la regolarità della convocazione. L’appellante è stato condannato anche per lite temeraria.

Continua »
Danno occupazione illegittima: prova e risarcimento

Una sorella ha citato in giudizio il fratello per ottenere il risarcimento del danno da occupazione illegittima dei suoi immobili. Il tribunale di primo grado aveva respinto la richiesta per mancanza di prove. La Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, stabilendo che la sorella aveva fornito prove sufficienti del pregiudizio subito, come la necessità di pagare l’affitto per un’altra abitazione. La Corte ha quindi quantificato il danno e condannato il fratello al pagamento, applicando i recenti principi della Corte di Cassazione sul cosiddetto “danno presunto”. La domanda riconvenzionale del fratello, basata su un presunto negozio fiduciario, è stata respinta in entrambi i gradi di giudizio.

Continua »
Impugnazione delibera condominiale: quando è valida?

Un condomino ha promosso un’azione di impugnazione di una delibera condominiale, sollevando diverse eccezioni: omessa convocazione di alcuni proprietari, irregolarità nella redazione del bilancio, illegittimità della nomina e del compenso dell’amministratore. Il Tribunale ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la validità della delibera. La sentenza chiarisce i concetti di condominio parziale, che si costituisce ope legis senza necessità di una delibera formale, e di interesse ad agire, che deve essere concreto e non basato su una mera astratta legalità. L’attore è stato inoltre condannato per lite temeraria.

Continua »
Ascensore in condominio: nullità della delibera

La sentenza analizza il caso di un’installazione di un ascensore in condominio a spese di alcuni proprietari. Il Tribunale di Firenze ha dichiarato la nullità della delibera assembleare nella parte in cui consentiva agli altri condomini di utilizzare l’impianto pagando solo le spese di gestione, senza contribuire ai costi di installazione. La decisione si fonda sul principio che per derogare ai criteri legali di ripartizione delle spese per un’innovazione è necessaria l’unanimità di tutti i proprietari, non solo dei presenti in assemblea, come previsto dall’art. 1121 c.c.

Continua »
Sconto in fattura: contratto verbale e onere della prova

Il Tribunale di Firenze ha revocato due decreti ingiuntivi emessi a favore di un’impresa edile. La controversia riguardava dei lavori di ristrutturazione per i quali i committenti sostenevano di aver pattuito verbalmente uno “sconto in fattura” del 50%, mai applicato dall’impresa. Basandosi su prove testimoniali, in particolare quella di un direttore di banca, il giudice ha ritenuto provato l’accordo verbale. Ha inoltre constatato l’inadempimento dell’impresa, che aveva abbandonato il cantiere, e l’ha condannata a risarcire parte dei danni subiti dai committenti. La sentenza chiarisce la validità dei patti verbali nel contratto di appalto e l’onere della prova in caso di opposizione a decreto ingiuntivo.

Continua »
Prova del danno: la caduta non basta per il risarcimento

Un inquilino ha citato in giudizio l’ente gestore di un immobile per i danni subiti a seguito di una caduta sulle scale, attribuita alla rottura di un gradino. Il Tribunale di Firenze ha respinto la domanda. La decisione si fonda sulle numerose e insanabili contraddizioni nelle versioni dei fatti fornite dall’attore nel tempo (caduta all’indietro, caduta in avanti, caduta per scale bagnate). Tale incertezza ha impedito di stabilire la prova del danno e il nesso di causalità tra la presunta rottura del gradino e l’infortunio, elemento indispensabile per la responsabilità da cose in custodia (art. 2051 c.c.).

Continua »
Opposizione atti esecutivi: l'errore del delegato

Un creditore ha presentato un’opposizione agli atti esecutivi dopo che il professionista delegato ha erroneamente approvato un piano di riparto per ‘assenza di contestazioni’, nonostante il creditore avesse tempestivamente depositato le proprie osservazioni. Il Tribunale ha parzialmente accolto l’opposizione, rettificando il piano di riparto ma rigettando la richiesta di risarcimento danni contro il delegato, specificando che tale azione deve essere intentata in un giudizio separato. Le spese legali sono state compensate tra le parti.

Continua »
Responsabilità del custode per danni da frana

Una sentenza del Tribunale di Firenze affronta un caso di danni a un’abitazione causati da una frana proveniente da un terreno vicino. Il tribunale ha affermato la responsabilità del custode (i proprietari del terreno) ai sensi dell’art. 2051 c.c., condannandoli al risarcimento. Tuttavia, è emerso che l’intervento di contenimento, progettato da un ingegnere, era difettoso e ha aggravato la situazione. Di conseguenza, il tribunale ha stabilito che l’ingegnere, a causa della sua negligenza professionale, deve tenere indenni (manlevare) i proprietari da tutte le somme dovute alla parte danneggiata, addossando a lui il costo finale del risarcimento e delle spese legali.

Continua »
Opposizione a decreto ingiuntivo: onere della prova

Un’impresa edile si opponeva a un decreto ingiuntivo per il saldo di arredi su misura, lamentando vizi e forniture non richieste. Il Tribunale ha rigettato l’opposizione a decreto ingiuntivo, sottolineando la mancata prova dei difetti e degli ordini contestati. La decisione evidenzia l’importanza dell’onere della prova nel subappalto.

Continua »
Proroga dichiarazione pubblica utilità: guida completa

La Corte di Cassazione ha stabilito che un decreto di esproprio è valido se i termini della dichiarazione di pubblica utilità sono stati prorogati prima della loro scadenza. Nel caso specifico, una serie di proroghe tempestive ha reso legittimo il provvedimento ablativo, annullando la precedente decisione della Corte d’Appello che lo aveva dichiarato nullo. La sentenza chiarisce che la proroga dichiarazione pubblica utilità, se effettuata correttamente, mantiene in vita il potere espropriativo della Pubblica Amministrazione.

Continua »
Indennità di espropriazione: il giudice deve motivare

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d’appello che aveva dimezzato l’indennità di espropriazione calcolata dal perito del tribunale (CTU). Secondo la Suprema Corte, il giudice può discostarsi dalla perizia tecnica, ma solo fornendo una motivazione critica, dettagliata e basata su prove emerse nel processo, senza ricorrere a criteri arbitrari o a precedenti giurisprudenziali non discussi tra le parti.

Continua »
Indennità di occupazione: Cassazione e c.t.u.

Gli eredi di un proprietario ricorrono in Cassazione contro la decisione della Corte d’Appello che, basandosi su una c.t.u., aveva qualificato un terreno espropriato come agricolo e non come pertinenza di una villa, liquidando una bassa indennità di occupazione. La Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo le critiche alla c.t.u. generiche e una richiesta di riesame del merito, non consentita in sede di legittimità. Il ricorso è stato giudicato anche carente di autosufficienza.

Continua »
Responsabilità solidale ente delegato: la Cassazione

Una cooperativa di costruzioni, delegata da un comune per la realizzazione di un’opera, è stata ritenuta corresponsabile per i danni derivanti da un’occupazione illegittima di un terreno privato. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della cooperativa, confermando il principio della responsabilità solidale dell’ente delegato. Secondo la Corte, il delegato ha il dovere di verificare la legittimità della procedura e non può essere esonerato dalla responsabilità solo perché gli atti amministrativi erano validi al momento dell’esecuzione dei lavori, se poi annullati.

Continua »
Indennità di espropriazione: come si calcola?

La Corte di Cassazione conferma che ai fini del calcolo dell’indennità di espropriazione, il valore di un terreno va determinato in base alla sua destinazione urbanistica originaria, senza tener conto della nuova qualificazione (es. edificabile) introdotta dalla variante urbanistica finalizzata proprio all’espropriazione. Nel caso di specie, un terreno agricolo è stato correttamente valutato come tale, nonostante la variante lo avesse destinato a ‘zona per attrezzature pubbliche’. La Corte ha rigettato il ricorso del proprietario che chiedeva un’indennità maggiore, basata sulla presunta edificabilità introdotta dal progetto pubblico.

Continua »