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Diritto Immobiliare

Indennità aggiuntiva: quando va chiesta? La Cassazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25972/2024, ha stabilito che l'indennità aggiuntiva spettante al proprietario coltivatore diretto in caso di esproprio non è un credito autonomo. Deve essere richiesta congiuntamente all'indennità di espropriazione principale, in un unico giudizio, per evitare l'abuso del diritto e la frammentazione della domanda.
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Servitù per destinazione del padre di famiglia e COSAP
Una società è stata ritenuta debitrice del canone per l'occupazione di suolo pubblico (COSAP) per la presenza di manufatti. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, affermando il principio della servitù per destinazione del padre di famiglia. Se le opere erano visibili e permanenti prima della cessione dell'area al Comune, la servitù sorge automaticamente, esonerando dal pagamento del canone, anche in assenza di una specifica menzione nell'atto di trasferimento.
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Servitù padre di famiglia: stop al canone su suolo
Un cittadino si oppone al pagamento del canone per l'occupazione di suolo pubblico (COSAP) per strutture preesistenti alla cessione dell'area al Comune. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo che la presenza di opere visibili e permanenti al momento della divisione dei fondi costituisce una servitù per destinazione del padre di famiglia, esonerando dal pagamento del canone. La Corte chiarisce che l'onere di provare che l'area è stata acquisita libera da pesi grava sull'Ente pubblico.
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Demanio idrico: competenza sui beni sdemanializzati
Una società ha rivendicato la proprietà per usucapione di un terreno precedentemente parte del demanio idrico, sostenendo che avesse perso la sua funzione idraulica. La Corte di Cassazione ha confermato la competenza del Tribunale delle Acque Pubbliche, e non del tribunale ordinario, per decidere la controversia. La motivazione risiede nella necessità di un accertamento tecnico preliminare sulla natura attuale del bene, una questione che rientra nella giurisdizione specializzata del Tribunale delle Acque, anche se sollevata in via incidentale.
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Regolamento di giurisdizione: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il regolamento di giurisdizione proposto in una causa di usucapione di terreni demaniali. La controversia tra Tribunale ordinario e Tribunale regionale delle acque pubbliche non attiene alla giurisdizione, ma alla competenza interna alla giurisdizione ordinaria, rendendo lo strumento processuale improprio.
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Impugnazione decreto di trasferimento: inammissibilità
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso avverso un decreto di trasferimento immobiliare emesso in una procedura fallimentare. La decisione si fonda sulla formulazione di motivi di ricorso 'misti' e non specifici, che non contestavano puntualmente le ragioni della decisione del tribunale. L'ordinanza ribadisce i rigorosi requisiti formali per una corretta impugnazione del decreto di trasferimento, sottolineando che vizi come la mancanza di un timbro o di pareri non sempre ne determinano la nullità o l'inesistenza.
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Ratio decidendi: appello inammissibile se non si contesta
Una società che gestiva un impianto sportivo ha richiesto l'ammissione al passivo del fallimento della società proprietaria per un ingente credito relativo a lavori di ristrutturazione. La richiesta è stata respinta in primo e secondo grado. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché la società ricorrente non ha contestato una delle ragioni autonome e decisive della sentenza d'appello (la cosiddetta ratio decidendi), ovvero la mancata prova dell'urgenza dei lavori. Tale omissione ha reso irrilevanti tutte le altre censure.
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Liquidazione spese legali: il valore della causa
Una sentenza della Corte d'Appello di Trento riforma parzialmente la liquidazione spese legali di primo grado. La Corte ha ricalcolato il compenso basandosi su un più corretto valore della causa, ma ha limitato l'importo a quanto originariamente richiesto dall'avvocato nella nota spese. È stata invece respinta la richiesta di maggiorazione per l'assistenza a più parti, poiché la pluralità non derivava dall'azione iniziale e non ha comportato un aggravio di lavoro per il difensore.
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Rimborso costi edilizia: illegittimo per danni
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25920/2024, ha stabilito che il rimborso costi edilizia a carico degli assegnatari di alloggi in edilizia convenzionata non può includere le somme pagate dalla cooperativa a titolo di risarcimento danni per occupazione illegittima e acquisitiva dei terreni. Secondo la Corte, il principio del "perfetto pareggio economico" copre solo i costi legati a procedure di esproprio legittime, non quelli derivanti da un fatto illecito, proteggendo così gli assegnatari da oneri impropri.
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Presunzione di condominialità: il caso del sottorampa
Una recente sentenza della Corte d'Appello ha chiarito che la presunzione di condominialità si estende anche a un sottorampa grigliato, funzionale a dare aria e luce a un garage comune. L'occupazione di tale area da parte di un singolo condomino con materiali vari è stata giudicata un uso illegittimo, in quanto ne altera la destinazione e compromette la sua funzione a servizio di tutti. La Corte ha quindi respinto l'appello, confermando la natura comune del bene e l'obbligo di ripristino.
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Opposizione esecuzione agraria: competenza del giudice
Un conduttore agrario ha presentato opposizione all'esecuzione per il rilascio di alcuni terreni, contestando il titolo esecutivo e la legittimazione della società immobiliare procedente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo i limiti delle censure proponibili in sede di opposizione all'esecuzione agraria. In particolare, ha stabilito che le questioni che dovevano essere sollevate nel giudizio di merito non possono essere riproposte in fase esecutiva e ha confermato la competenza della Sezione Specializzata Agraria a decidere sulla controversia, respingendo le eccezioni procedurali del ricorrente come inammissibili o infondate.
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Ricorso inammissibile: chiarezza e specificità
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una sentenza di rivendica immobiliare. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano confusi, non specifici e non centravano la 'ratio decidendi' della decisione d'appello, basata sulla tardività della costituzione in giudizio della parte soccombente.
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Qualità di eredi: onere della prova in appello
La Corte di Cassazione conferma la decisione della Corte d'Appello, dichiarando inammissibile l'impugnazione presentata dai figli di una defunta parte processuale. La pronuncia ribadisce il principio secondo cui la qualità di eredi non è presunta ma deve essere formalmente provata da chi intende proseguire il giudizio. La tardiva produzione di documenti non è sufficiente a sanare il difetto di legittimazione attiva, che rappresenta un elemento costitutivo della domanda e non una mera formalità processuale.
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Inammissibilità ricorso Cassazione: la guida completa
Un'ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i motivi di inammissibilità di un ricorso in materia di locazione commerciale. La conduttrice di un immobile, lamentando irregolarità edilizie, ha visto il suo ricorso rigettato perché non contestava specificamente le ragioni legali della sentenza d'appello, ma chiedeva un riesame dei fatti. La decisione sottolinea che l'inammissibilità del ricorso in Cassazione scatta quando le censure sono generiche e non si confrontano con la ratio decidendi della decisione impugnata.
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Interpretazione contratto: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'affittuaria d'azienda contro la società concedente in una disputa sul pagamento dei canoni. La controversia verteva sull'interpretazione del contratto di affitto. La Corte ha ribadito che l'interpretazione del contratto spetta al giudice di merito e può essere censurata in Cassazione solo se illogica o viziata. In questo caso, la valutazione basata non solo sul testo, ma anche sulla condotta successiva delle parti, è stata ritenuta plausibile e non sindacabile.
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Sospensione canoni leasing: quando è illegittima?
Una società conduttrice sospendeva il pagamento dei canoni di leasing a causa di un problema di accesso all'immobile, causato da un'altra azienda locataria di un'area confinante. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, rigettando il ricorso. La sospensione canoni leasing è stata ritenuta illegittima poiché la società concedente era estranea alla disputa sull'accesso e l'immobile era comunque utilizzabile tramite un ingresso alternativo. L'autotutela del conduttore non era quindi giustificata.
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Ricorso per cassazione: i requisiti di ammissibilità
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un utilizzatore in un contratto di leasing immobiliare. L'utilizzatore aveva smesso di pagare i canoni lamentando difetti urbanistici dell'immobile, ma il suo ricorso è stato respinto per gravi vizi procedurali. La Corte ha ribadito che il ricorso per cassazione non può essere utilizzato per un riesame dei fatti, ma solo per contestare errori di diritto, sottolineando i rigidi oneri di specificità e autosufficienza a carico del ricorrente.
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Clausola rischio cambio: legittima secondo la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25791/2024, ha stabilito che una clausola rischio cambio inserita in un contratto di leasing non costituisce un patto immeritevole di tutela né uno strumento finanziario derivato. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva dichiarato la nullità della clausola assimilendola a uno swap. Secondo i giudici supremi, la combinazione di un'indicizzazione a un tasso finanziario e una alle fluttuazioni valutarie è legittima. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione basata non sull'astratta validità della clausola, ma sull'interpretazione complessiva del contratto e sul rispetto dei doveri di buona fede.
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Inammissibilità ricorso cassazione: il caso leasing
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso presentato da due società contro un istituto di credito in una controversia su un contratto di leasing immobiliare. Le società lamentavano la mancata ammissione di una consulenza tecnica d'ufficio (CTU) per verificare l'erroneità del tasso di leasing. La Corte ha respinto il ricorso per diverse ragioni procedurali, tra cui l'applicazione della regola della "doppia conforme", la natura discrezionale dell'ammissione della CTU da parte del giudice di merito e la mancata specificità dei motivi di ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti.
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Servitù di veduta: limiti e prescrizione del diritto
Una società contesta l'apertura di nuove finestre in una sopraelevazione, sostenendo la prescrizione del diritto. La Corte di Cassazione esamina la natura della servitù di veduta, nata da un'obbligazione contrattuale, per decidere se il diritto si estende oltre la costruzione originale del 1958. Il caso è rimesso alla pubblica udienza per la sua complessità.
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