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Diritto Immobiliare

Rinuncia al ricorso per cassazione: guida completa
Una società, precedentemente condannata a risarcire i danni per la svalutazione di immobili a causa dell'inquinamento, opta per la rinuncia al ricorso per cassazione dopo aver raggiunto un accordo transattivo con i proprietari. La Suprema Corte dichiara l'estinzione del giudizio e compensa le spese legali, chiarendo che in caso di rinuncia non si applica il raddoppio del contributo unificato.
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Notifica titolo esecutivo: quando è nulla senza?
Una società si opponeva a un atto di precetto, sostenendo la sua nullità per la mancata preventiva notifica del titolo esecutivo. Il credito derivava da un mutuo originariamente fondiario, ma dichiarato nullo come tale e convertito in ordinario da una sentenza passata in giudicato su quel punto. La Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che, venuta meno la qualifica di mutuo fondiario, non si applica più l'eccezione che esonera dalla notifica del titolo. Di conseguenza, la mancata notifica titolo esecutivo ha reso nullo l'atto di precetto.
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Sdemanializzazione tacita: la Cassazione fa chiarezza
Una società edile rivendicava la proprietà di terreni un tempo appartenenti al demanio idrico, sostenendo una sdemanializzazione tacita avvenuta prima della modifica legislativa del 1994. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi inferiori. La Corte ha stabilito che non vi fu sdemanializzazione tacita, poiché un successivo atto amministrativo dimostrava una volontà contraria dello Stato. Inoltre, l'azione legale intrapresa dalla società era mirata alla sola ridefinizione dei confini e non a un accertamento della proprietà.
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Azione revocatoria: quando la vendita è valida?
Una società cooperativa in liquidazione ha tentato un'azione revocatoria contro la vendita di un complesso industriale. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la validità dell'operazione. La Corte ha ritenuto non provati gli elementi chiave dell'azione, come il danno ai creditori (eventus damni) e la consapevolezza del terzo, data la complessità e la finalità risanatoria dell'intera operazione.
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Ricorso in Cassazione inammissibile: limiti del riesame
Una società ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione dopo che un tribunale ha parzialmente respinto la sua richiesta di risarcimento danni in una procedura fallimentare, relativa a vizi immobiliari e costi di urbanizzazione. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso in Cassazione inammissibile, stabilendo che il ricorso cercava impropriamente di ottenere un riesame dei fatti e della valutazione delle prove, un compito che esula dalla giurisdizione della Corte di Cassazione.
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Privilegio erariale: quando si estingue il credito?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7182/2024, ha stabilito che il privilegio erariale su un immobile si estingue dopo cinque anni dalla registrazione dell'atto se non viene iniziata un'azione esecutiva. La Corte ha chiarito che un semplice 'avviso di liquidazione' non è un atto esecutivo idoneo a interrompere tale termine di decadenza, accogliendo così il ricorso di due istituti di credito contro l'agente della riscossione in una procedura fallimentare.
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Servitù padre di famiglia: i requisiti essenziali
La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che negava la costituzione di una servitù del padre di famiglia su una strada di accesso. La Corte ha stabilito che mancava il requisito fondamentale dell'appartenenza dei fondi (servente e dominante) a un unico proprietario al momento della loro separazione. L'utilizzo della strada da parte dei vicini non derivava da un diritto di servitù, ma dal loro status di comproprietari della strada stessa, escludendo così l'applicazione dell'art. 1062 c.c.
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Sdemanializzazione opere: lo Stato acquisisce tutto
Un privato, successore di un concessionario di un'area demaniale marittima, ha rivendicato la proprietà di alcuni manufatti dopo la sdemanializzazione dell'area. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la sdemanializzazione delle opere demaniali, al pari di altre cause di cessazione della concessione, comporta l'acquisizione automatica e gratuita dei beni non amovibili da parte dello Stato, in applicazione dell'art. 49 del Codice della Navigazione.
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Spese processuali contumace: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7179/2024, si è pronunciata su un caso originato da una controversia immobiliare. La Corte ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso relativo a una presunta evizione parziale, ma ha accolto quello sulle spese processuali. È stato stabilito che non si possono liquidare le spese legali in favore della parte vittoriosa che è rimasta contumace (cioè non si è costituita in giudizio), poiché il rimborso è finalizzato a compensare costi effettivamente sostenuti per la difesa, cosa che non avviene in caso di mancata partecipazione al processo.
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Integrazione del contraddittorio: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso in una causa relativa a una servitù di passaggio. La decisione si fonda sulla mancata integrazione del contraddittorio da parte dei ricorrenti, i quali non hanno notificato l'atto a una delle parti necessarie nel termine perentorio assegnato dalla Corte stessa. Questo vizio procedurale ha impedito l'esame del merito della controversia, confermando l'importanza del rispetto delle regole processuali.
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Riduzione ipoteca: quando è negata al non proprietario
Una società chiede la riduzione ipoteca su immobili ricevuti in permuta ma non ancora completati. La Cassazione rigetta il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. Poiché la proprietà non era stata trasferita a causa del mancato completamento dei lavori, la società non aveva il diritto di ottenere la riduzione, nonostante il suo interesse ad agire.
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Regolamento di confini: stato dei luoghi vs catasto
In una causa di regolamento di confini, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una proprietaria, confermando la decisione della Corte d'Appello. Quest'ultima aveva correttamente determinato il confine basandosi sullo stato di fatto dei luoghi (un muro di contenimento) e sull'usucapione di una porzione di terreno, anziché sui dati catastali, ritenuti residuali e imprecisi. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso che chiedeva un riesame dei fatti e ha ritenuto infondata la censura sulla tardività dell'eccezione di usucapione, confermando che in un'azione di regolamento di confini, lo stato reale e il possesso consolidato prevalgono sulle mappe.
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Giudicato esterno: come annulla una sentenza di merito
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo a una presunta servitù di passaggio, annullando la decisione di merito a causa di un giudicato esterno formatosi successivamente. Un'impresa aveva citato in giudizio due privati per ottenere il rispetto di una servitù e il risarcimento danni. Mentre il giudizio era pendente in Cassazione, un'altra sentenza relativa alla stessa servitù, ma tra l'impresa e la dante causa dei privati, è divenuta definitiva, negando l'esistenza della servitù stessa. La Suprema Corte ha affermato che il giudicato esterno è rilevabile d'ufficio e prevale, portando a dichiarare inammissibile la domanda originaria per evitare giudicati contrastanti.
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Usucapione bene pubblico: la Cassazione decide
Una società agricola ha perso una porzione di terreno a seguito di una domanda di usucapione da parte di una cooperativa. In Cassazione, la società ha sostenuto l'impossibilità dell'usucapione bene pubblico, in quanto il terreno apparteneva al patrimonio indisponibile di un ente. La Corte ha rigettato il ricorso, non perché l'usucapione sia sempre possibile, ma perché la questione della natura indisponibile del bene, richiedendo un accertamento di fatto, non era stata sollevata tempestivamente nei precedenti gradi di giudizio, risultando quindi inammissibile.
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Ampliamento servitù: domanda inammissibile in appello
Una proprietaria terriera citava in giudizio i vicini per aver allargato una strada interpoderale a danno della sua proprietà. I convenuti chiedevano in via riconvenzionale la costituzione di una servitù coattiva, domanda respinta in primo grado perché il loro fondo non era intercluso. In appello, modificavano la domanda chiedendo un ampliamento servitù. La Corte di Cassazione, confermando la decisione d'appello, ha dichiarato inammissibile il ricorso, stabilendo che la modifica della domanda in appello, basata su presupposti di fatto e di diritto diversi, non è consentita.
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Retratto agrario: la prova e il litisconsorzio
Un caso di retratto agrario giunge in Cassazione. La Corte d'Appello aveva negato il diritto per insufficienza di prova sulla mancata vendita di fondi nel biennio precedente. La Suprema Corte, tuttavia, non decide nel merito ma emette un'ordinanza interlocutoria, rilevando un vizio di procedura: la mancata notifica del ricorso a tutte le parti necessarie (litisconsorzio necessario). Di conseguenza, ordina la rinnovazione della notifica per garantire l'integrità del contraddittorio prima di procedere all'esame del caso.
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Usucapione comproprietario: quando è esclusa la prova
Una comproprietaria costruisce su un cortile comune e rivendica la proprietà esclusiva tramite usucapione del comproprietario. La Corte di Cassazione respinge il ricorso, confermando l'ordine di demolizione. La Corte chiarisce che, affinché l'usucapione tra comproprietari sia valida, il possesso deve essere esclusivo e palesemente incompatibile con i diritti degli altri, impedendo loro l'uso del bene. La semplice costruzione su una porzione di cortile, lasciando accessibile il resto, non soddisfa questo requisito.
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Azione revocatoria: onere della prova sul debitore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 7121/2024, ha affrontato un caso di azione revocatoria su una compravendita immobiliare tra coniugi. I creditori avevano impugnato l'atto, ritenendolo lesivo delle loro ragioni. La Corte ha stabilito che, in un'azione revocatoria, l'onere di provare che la vendita era l'unico mezzo per estinguere debiti scaduti grava sul debitore. Non avendo fornito prove sufficienti, il ricorso del debitore è stato respinto e la vendita è stata dichiarata inefficace nei confronti dei creditori.
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Ritardo cancellazione ipoteca: onere della prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7118/2024, ha stabilito che in caso di richiesta di risarcimento danni per ritardo cancellazione ipoteca, spetta al debitore dimostrare il momento esatto in cui ha richiesto il consenso alla banca. In assenza di tale prova, non è possibile addebitare alla banca un ritardo colpevole. La vicenda riguarda dei garanti ipotecari che, dopo aver estinto un debito, non sono riusciti a vendere l'immobile a causa del presunto ritardo della banca nel fornire il consenso alla cancellazione, perdendo così la caparra e subendo un danno. La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile, confermando la decisione d'appello che negava il risarcimento per difetto di prova.
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Usucapione P.A.: sì all’acquisto senza esproprio
Un comune ha occupato un terreno privato negli anni '60 a seguito di una trattativa privata, realizzando un'opera pubblica senza un formale esproprio. La Corte di Cassazione ha confermato l'acquisto della proprietà da parte dell'ente per usucapione. La Corte ha specificato che quando la Pubblica Amministrazione agisce come un soggetto privato (iure privatorum) e non esercitando poteri autoritativi, si applicano le normali regole sull'usucapione P.A., con il termine che decorre dall'inizio del possesso e non da successive leggi in materia di espropriazione.
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