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Diritto Immobiliare

Regolamento di competenza: appello tardivo è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società edile contro una sentenza d'appello che aveva declinato la competenza del giudice ordinario in favore di un collegio arbitrale. La decisione si fonda sulla tardività del ricorso, che doveva essere proposto con lo specifico strumento del regolamento di competenza entro 30 giorni, termine non rispettato dalla ricorrente.
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Prelazione agraria: onere della prova e requisiti
Una recente ordinanza della Cassazione affronta il tema della prelazione agraria, stabilendo che spetta a chi la esercita l'onere di provare in modo rigoroso tutti i requisiti soggettivi richiesti dalla legge, come la coltivazione del fondo da almeno due anni. La Corte ha chiarito che la semplice comunicazione di vendita (denuntiatio) da parte del proprietario non costituisce un'ammissione del diritto del richiedente e non lo esonera dal fornire le prove necessarie.
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Inadempimento preliminare: box auto inutilizzabile
Un acquirente ha chiesto la risoluzione di un contratto preliminare per un appartamento con box auto, lamentando che la rampa di accesso fosse talmente ripida da renderlo inutilizzabile. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, stabilendo che la concreta e sostanziale inutilizzabilità del garage costituisce un inadempimento contratto preliminare di non scarsa importanza. Questo grave inadempimento giustifica la risoluzione del contratto, anche se il costruttore ha pagato una sanzione amministrativa per sanare l'irregolarità formale.
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Inadempimento Appalto: il Collaudo Positivo Salva?
In un caso di presunto inadempimento appalto per opere di urbanizzazione, la Cassazione conferma le decisioni di merito. Se lo scopo del contratto è ottenere il collaudo positivo del Comune e questo viene raggiunto, l'appaltatore non è inadempiente, anche in presenza di difformità. Il ricorso che mira a una nuova valutazione dei fatti, e non a denunciare vizi di legge, è dichiarato inammissibile.
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Illecito civile dopo assoluzione penale: la Cassazione
Due fratelli, precedentemente assolti in sede penale per invasione di terreni, sono stati condannati in sede civile a risarcire i danni per gli stessi fatti. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15290/2024, ha respinto il loro ricorso, confermando che il giudice civile ha piena autonomia nel valutare i fatti come illecito civile, anche utilizzando le prove del processo penale. La Corte ha ribadito che un'assoluzione penale, specie se per insufficienza di prove, non impedisce l'accertamento di una responsabilità civile, che segue regole e standard probatori differenti.
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Errore di fatto: la Cassazione revoca la sua decisione
La Corte di Cassazione ha revocato una propria precedente ordinanza a causa di un errore di fatto. La Corte aveva erroneamente creduto che la promissaria acquirente avesse modificato la sua domanda in risoluzione per scadenza di termine essenziale, mentre in realtà aveva chiesto la risoluzione per inadempimento. Riconosciuto l'errore, la Corte ha annullato la sua decisione e, riesaminando il caso, ha rigettato il ricorso originario della promissaria acquirente, condannandola alle spese.
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Pagamento in corso di causa: nuova prova in appello
In una controversia su un contratto d'appalto, la Cassazione chiarisce le regole per la produzione di nuove prove in appello. Un appaltatore chiedeva il saldo, mentre i committenti lamentavano vizi. Questi ultimi, dopo aver effettuato un pagamento in corso di causa per evitare l'esecuzione forzata di un decreto ingiuntivo, hanno potuto provarlo solo in appello. La Corte ha ritenuto ammissibile la prova, stabilendo che il pagamento è un fatto avvenuto nel corso del primo grado il cui interesse a provarlo documentalmente è sorto solo con la sentenza che lo ignorava.
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Testimonianze contrastanti: la Cassazione decide
Una società immobiliare acquista del calcestruzzo che si rivela inadatto per la pavimentazione di una terrazza, causando crepe e fessurazioni. La Corte di Cassazione interviene sul caso, annullando la sentenza d'appello che aveva respinto la richiesta di risarcimento basandosi sulla presenza di testimonianze contrastanti. La Suprema Corte stabilisce che il giudice non può semplicemente ignorare le testimonianze discordanti, ma ha l'obbligo di valutarle analiticamente per determinare la loro attendibilità e decidere la causa nel merito.
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Inadempimento contrattuale: rimborso e risoluzione
Una famiglia commissionò a un'impresa l'installazione di un ascensore, pagando in anticipo sulla base della promessa di un bonus fiscale del 75%. Scoperta l'impossibilità tecnica di ottenere il bonus a causa di errate misurazioni, l'impresa non eseguì i lavori né restituì la somma. Il Tribunale ha dichiarato la risoluzione del contratto per grave inadempimento contrattuale, ordinando all'impresa la restituzione dell'intero importo versato più gli interessi, ma ha respinto la richiesta di danni morali per mancanza di prove.
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Opponibilità del giudicato: sentenza e successori
Un nuovo proprietario, che era stato il legale del precedente venditore, si è opposto all'esecuzione di una sentenza definitiva che ordinava la rimozione di alcune opere edilizie. La Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso, riaffermando il principio dell'opponibilità del giudicato. La sentenza è pienamente efficace nei confronti del successore a titolo particolare (l'acquirente), soprattutto quando quest'ultimo era a conoscenza della pregressa controversia e della condanna, non potendo quindi invocare la buona fede.
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Valore della causa: la rendita catastale prevale
La Cassazione ha rigettato il ricorso di un erede che contestava la liquidazione delle spese legali basata sulla rendita catastale in una causa di usucapione. La Corte ha stabilito che, ai fini della determinazione del valore della causa, il criterio della rendita catastale (art. 15 c.p.c.) è prioritario e non può essere derogato da elementi emersi successivamente, come una perizia tecnica, o dalla presenza di parziali abusi edilizi sull'immobile.
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Litisconsorzio necessario: Cassazione alle Sezioni Unite
In una causa nata da un'azione per negare una servitù di passaggio su una rampa, la Corte di Cassazione ha sospeso la decisione. Ha ritenuto di massima importanza la questione procedurale del litisconsorzio necessario, ovvero se in una domanda di costituzione di servitù coattiva debbano essere citati in giudizio tutti i proprietari dei fondi potenzialmente interessati. Di conseguenza, ha rinviato il caso alle Sezioni Unite per un pronunciamento definitivo, posticipando la decisione sul ricorso principale.
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Interruzione usucapione: la dichiarazione che blocca
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che riconosceva l'usucapione di un immobile. La Corte ha stabilito che la dichiarazione dell'occupante, resa in un precedente procedimento, di detenere l'immobile a titolo di comodato gratuito, costituisce un riconoscimento del diritto altrui, causando l'interruzione usucapione e rendendo impossibile l'acquisto della proprietà per possesso prolungato.
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Prova della simulazione: diritti dell’erede legittimario
Un figlio ha citato in giudizio l'ex moglie, sostenendo che una vendita immobiliare dai suoi genitori a lei fosse in realtà una donazione simulata. La Corte d'Appello aveva negato la sua richiesta di ammettere prove a sostegno di tale tesi. La Corte di Cassazione ha ribaltato questa decisione, affermando un principio fondamentale: l'erede che agisce per proteggere la propria quota di eredità legittima è considerato un "terzo" rispetto all'atto simulato. Di conseguenza, per la prova della simulazione, non è vincolato dalle limitazioni probatorie imposte alle parti originarie e può utilizzare qualsiasi mezzo, come testimonianze o interrogatori. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Opposizione decreto ingiuntivo: il rinvio della causa
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha rinviato la decisione su un'opposizione a decreto ingiuntivo per spese condominiali. La causa è stata sospesa in attesa di essere trattata congiuntamente al ricorso pendente contro l'annullamento della delibera assembleare su cui si fondava il credito. Questa decisione sottolinea il legame di pregiudizialità tra i due procedimenti, poiché la validità del decreto ingiuntivo dipende direttamente dalla validità della delibera.
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Compenso direttore lavori: quando non è dovuto
Un geometra si è visto negare dal Tribunale il compenso come direttore lavori a causa di un grave inadempimento dei suoi doveri di supervisione. Nonostante i notevoli ritardi e i difetti lamentati dal condominio committente, il professionista non ha dimostrato di aver vigilato sul cantiere né di aver sollecitato l'impresa esecutrice. La sentenza ha riconosciuto solo i compensi per le attività effettivamente e correttamente completate (come la redazione del capitolato e del piano di sicurezza), negando quelle viziate da negligenza. Questo caso sottolinea l'importanza dell'onere della prova e la responsabilità che deriva dall'incarico di direttore dei lavori.
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Preliminare non firmato: la colpa è del venditore
La Corte di Cassazione conferma la decisione della Corte d'Appello, stabilendo che un contratto preliminare di vendita immobiliare è risolto per inadempimento dei promittenti venditori se non tutti i comproprietari lo hanno sottoscritto. Anche se la promissaria acquirente non ha rispettato il termine per il rogito, la mancata acquisizione del consenso di tutti i proprietari è una violazione più grave che giustifica la risoluzione del contratto e la condanna dei venditori a restituire il doppio della caparra. Questo caso evidenzia come un preliminare non firmato da tutti i contitolari renda i venditori inadempienti sin dall'inizio.
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Deposito cauzionale e compensazione: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni inquilini che si opponevano alla compensazione del loro deposito cauzionale con i canoni di locazione non versati. Nonostante una clausola contrattuale vietasse l'uso del deposito per pagare i canoni, i giudici hanno confermato che, a fine rapporto, la compensazione legale tra debiti e crediti reciproci è possibile. L'inammissibilità del ricorso è stata determinata da motivi procedurali, tra cui la mancata impugnazione di tutte le ragioni a fondamento della decisione d'appello.
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Azione di rivalsa: ok alla condanna condizionata
Una società di leasing, citata in giudizio per vizi di un immobile venduto, ha intrapreso un'azione di rivalsa contro il venditore originario. La Corte di Cassazione ha stabilito la legittimità della condanna condizionata del venditore a tenere indenne la società, anche prima della conclusione del giudizio principale. Questa pronuncia chiarisce che l'azione di rivalsa autonoma è ammissibile, richiedendo al giudice un accertamento incidentale della responsabilità nel rapporto principale, senza dover attendere il giudicato.
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Cessione contratto di locazione: la Cassazione decide
Una società cede un ramo d'azienda senza formalizzare la cessione del contratto di locazione. Il locatore stipula un nuovo contratto con l'acquirente, estinguendo di fatto il precedente. La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso della società cedente, confermando che la stipula di un nuovo accordo locativo, accettato dalle parti, prevale e sostituisce il contratto originario.
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