LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto d’informazione stranieri: la Cassazione annulla

Un cittadino straniero ha impugnato la convalida del suo trattenimento, lamentando di non essere stato informato sul suo diritto di chiedere protezione internazionale. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il diritto d’informazione stranieri è un obbligo inderogabile per le autorità, anche quando l’interessato dichiara di essere arrivato per motivi di lavoro. La violazione di tale obbligo rende illegittimi sia il decreto di respingimento sia il conseguente trattenimento, portando all’annullamento del provvedimento del Giudice di Pace.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Diritto d’informazione stranieri: Annullato Trattenimento per Mancata Informativa

Con l’ordinanza n. 5814/2024, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di immigrazione: il diritto d’informazione stranieri sulla possibilità di richiedere la protezione internazionale è un obbligo inderogabile per le autorità. La sua omissione vizia l’intero procedimento di respingimento e trattenimento, rendendolo illegittimo. La Corte ha così annullato il provvedimento di convalida del trattenimento di un cittadino tunisino, evidenziando che la dichiarazione di essere venuto in Italia per lavoro non esonera dallo specifico dovere informativo.

I Fatti di Causa

Un cittadino di nazionalità tunisina giungeva a Lampedusa ad agosto 2022 insieme a un gruppo di connazionali. Dopo lo sbarco, veniva sottoposto a controlli da parte della Questura di Agrigento. Pochi giorni dopo, gli veniva notificato un decreto di respingimento, motivato dal fatto che aveva eluso i controlli di frontiera. Contestualmente, ne veniva disposto il trattenimento presso il Centro di Permanenza per i Rimpatri (CPR) di Torino. Il Giudice di Pace di Torino convalidava successivamente il provvedimento di trattenimento.

Contro tale decisione, il cittadino straniero proponeva ricorso per cassazione, lamentando la violazione di norme nazionali ed europee.

I Motivi del Ricorso

Il ricorrente basava la sua impugnazione su due motivi principali:

1. Mancata Informativa sulla Protezione Internazionale: Il primo e più importante motivo riguardava la violazione del diritto di essere informato sulla possibilità di presentare domanda di protezione internazionale. Il ricorrente sosteneva di non aver mai ricevuto alcuna comunicazione in merito, né al momento dello sbarco né durante le procedure di identificazione. Questa omissione, secondo la difesa, rendeva illegittimo il decreto di respingimento presupposto.
2. Natura Seriale del Respingimento: In secondo luogo, si contestava il carattere di “espulsione collettiva” del provvedimento. Il decreto di respingimento era stato emesso in modo standardizzato nei confronti suoi e di altri 21 connazionali, senza un esame individuale e approfondito della situazione personale di ciascuno.

Il Diritto d’informazione stranieri e le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il primo motivo di ricorso, assorbendo il secondo. I giudici hanno chiarito che l’obbligo di informare lo straniero circa la possibilità di chiedere asilo è un dovere funzionale a garantire un accesso effettivo alle procedure di protezione. Questo dovere discende direttamente dalla normativa europea (Direttiva 2013/32/UE) e nazionale (D.Lgs. 286/98, art. 10-ter).

La Corte ha specificato che la volontà espressa dal migrante di essere venuto in Italia per cercare lavoro è del tutto irrilevante ai fini dell’adempimento di tale obbligo. La ricerca di un’occupazione non esclude, infatti, che la persona possa trovarsi anche in una condizione che giustifichi il riconoscimento del diritto d’asilo. L’obiettivo della norma è proprio quello di rimuovere l’ostacolo rappresentato dalla mancata conoscenza delle procedure, assicurando che la scelta di non presentare domanda sia una scelta consapevole e informata.

Di conseguenza, la mancata somministrazione dell’informativa costituisce una violazione procedurale che inficia la validità del decreto di respingimento, rendendolo “manifestamente illegittimo”. Tale illegittimità, ha sottolineato la Corte, avrebbe dovuto essere rilevata dal Giudice di Pace in sede di convalida del trattenimento. L’ordinanza del giudice di merito è stata quindi ritenuta viziata da un errore di diritto per aver trascurato il valore precettivo di questa fondamentale garanzia.

Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso e, di conseguenza, ha cassato senza rinvio il provvedimento di convalida impugnato, poiché il termine perentorio per disporre la convalida era ormai scaduto. Questa decisione rafforza un principio cardine del diritto dell’immigrazione: le autorità hanno il dovere assoluto di informare ogni straniero che arriva sul territorio, specialmente in condizioni di vulnerabilità come dopo uno sbarco, del suo diritto a richiedere protezione internazionale. L’omissione di questa informativa non è una mera irregolarità formale, ma un vizio sostanziale che può invalidare l’intero procedimento di allontanamento.

È obbligatorio informare uno straniero della possibilità di chiedere protezione internazionale anche se dichiara di essere venuto in Italia per lavorare?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che è un obbligo inderogabile per le autorità fornire questa informativa. La motivazione economica dell’ingresso non esclude che la persona possa avere anche i requisiti per ottenere la protezione e la sua scelta di non fare domanda deve essere informata.

Qual è la conseguenza se le autorità non forniscono l’informativa sulla protezione internazionale?
La mancata informativa rende il decreto di respingimento (o di espulsione) manifestamente illegittimo. Di conseguenza, anche il provvedimento di trattenimento basato su tale decreto è illegittimo e non può essere convalidato dal giudice.

Un provvedimento di respingimento può essere considerato “collettivo” e quindi illegittimo?
La Corte non si è pronunciata su questo punto specifico, avendo accolto il primo motivo di ricorso. Tuttavia, la giurisprudenza citata nel provvedimento chiarisce che il carattere collettivo non dipende solo dall’emissione contestuale di più provvedimenti, ma dall’assenza di un esame individuale della situazione personale di ogni straniero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati