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Diritto di voto creditore: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha stabilito che, nelle procedure di sovraindebitamento, un creditore privilegiato ha diritto di voto se il suo pagamento, seppur integrale, viene dilazionato nel tempo. La dilazione rappresenta una perdita economica che deve essere quantificata per determinare la percentuale di voto. La mancata indicazione di tale percentuale da parte del debitore rende la proposta di accordo improcedibile. La Corte ha quindi dichiarato inammissibile il ricorso del debitore, confermando la decisione del tribunale e ribadendo il consolidato orientamento giurisprudenziale sul diritto di voto creditore.

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Diritto di voto creditore: la dilazione di pagamento nei piani di sovraindebitamento

Nelle procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento, la gestione dei creditori privilegiati, come quelli ipotecari, è un punto cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: anche se si promette il pagamento integrale, una dilazione nel tempo costituisce una perdita economica per il creditore. Questa perdita conferisce un diritto di voto creditore che deve essere chiaramente specificato nella proposta. L’omissione di questo calcolo può compromettere l’intero piano.

I Fatti di Causa

Un debitore presentava una proposta di accordo per la composizione della propria crisi da sovraindebitamento. Il piano prevedeva il pagamento integrale ma dilazionato di un creditore ipotecario. Il Tribunale, tuttavia, dichiarava la proposta improcedibile. La motivazione era precisa: il debitore, pur onerato di farlo, non aveva indicato la percentuale di voto spettante a ciascun creditore, in particolare a quello ipotecario. Secondo il giudice di merito, il ritardo nel pagamento, pur a fronte di una soddisfazione integrale del capitale, configurava un pregiudizio economico e, di conseguenza, attribuiva al creditore il diritto di esprimersi sulla proposta. Il debitore, ritenendo errata tale interpretazione, proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che il diritto di voto dovesse essere parametrato all’intero valore del credito, non alla perdita derivante dal ritardo.

L’importanza del diritto di voto creditore nella dilazione

La questione giuridica centrale riguarda il calcolo del diritto di voto creditore privilegiato quando la proposta di accordo prevede una soddisfazione integrale ma non immediata. La legge sul sovraindebitamento (L. 3/2012, art. 11, co. 2) stabilisce che i creditori muniti di privilegio, pegno o ipoteca non sono computati ai fini del raggiungimento della maggioranza se la proposta ne prevede il pagamento integrale. La giurisprudenza ha però dovuto chiarire cosa si intenda per “pagamento integrale”. Un pagamento dilazionato, anche se copre l’intero ammontare del debito, non è economicamente equivalente a un pagamento immediato. Il ritardo genera una perdita, legata alla svalutazione monetaria e al mancato rendimento del capitale. È proprio su questa perdita che si fonda il diritto del creditore di partecipare alla votazione, per la parte del suo credito che non viene pienamente soddisfatta in termini di valore attuale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, conformandosi al proprio consolidato orientamento. In primo luogo, ha affrontato l’eccezione di inammissibilità del ricorso, chiarendo che, sebbene una declaratoria di “improcedibilità” possa sembrare un arresto meramente procedurale, nel caso di specie essa equivaleva a un effettivo diniego di omologazione. La decisione del Tribunale incideva in modo definitivo sui diritti delle parti, rendendo quindi il provvedimento appellabile in Cassazione.

Nel merito, tuttavia, la Corte ha ritenuto la censura infondata. Ha ribadito il principio secondo cui “negli accordi di ristrutturazione dei debiti e nei piani del consumatore è possibile prevedere la dilazione del pagamento dei crediti prelatizi anche oltre il termine di un anno dall’omologazione (…) purché si attribuisca ai titolari di tali crediti il diritto di voto a fronte della perdita economica conseguente al ritardo“. Il creditore pagato con ritardo subisce un pregiudizio e deve poter esprimere il proprio consenso o dissenso su tale modalità di soddisfazione. Spetta al debitore che formula la proposta l’onere di quantificare questa perdita e di indicare la corrispondente percentuale di voto. Non avendolo fatto, nonostante il sollecito del giudice, il ricorrente aveva presentato una proposta incompleta, correttamente ritenuta inidonea a procedere verso l’omologazione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica per debitori e professionisti che gestiscono procedure di sovraindebitamento. La promessa di un pagamento integrale non è sufficiente a escludere un creditore privilegiato dal voto se tale pagamento è dilazionato. È obbligatorio calcolare la perdita economica derivante dal ritardo e tradurla in una precisa percentuale di voto da inserire nella proposta. Ignorare questo passaggio significa esporre il piano a una quasi certa declaratoria di inammissibilità, vanificando gli sforzi per risolvere la crisi debitoria. La trasparenza e la corretta applicazione dei principi giurisprudenziali sono essenziali per il successo di queste procedure.

Un creditore privilegiato ha diritto di voto se il piano di sovraindebitamento prevede un pagamento integrale ma dilazionato nel tempo?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il pagamento dilazionato, anche se per l’intero importo, comporta una perdita economica per il creditore. Questa perdita gli conferisce il diritto di votare sulla proposta, in proporzione al pregiudizio subito a causa del ritardo.

Chi ha l’onere di calcolare la percentuale di voto spettante a un creditore pagato con dilazione?
L’onere grava sul debitore che presenta la proposta di accordo. È sua responsabilità quantificare la perdita economica derivante dal ritardo e indicare esplicitamente nel piano la percentuale di voto attribuita al creditore privilegiato.

Una decisione del tribunale che dichiara ‘improcedibile’ una proposta di accordo è sempre inappellabile in Cassazione?
No. La Corte ha chiarito che, sebbene in generale le decisioni di inammissibilità non siano definitive, nel caso specifico la dichiarazione di ‘improcedibilità’ equivaleva a un diniego di omologazione basato sul merito della proposta. Avendo quindi carattere decisorio e definitivo, era ammissibile il ricorso straordinario per Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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