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Diritto di veduta: no a coperture su terrazzi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15906/2024, ha confermato la demolizione di una struttura realizzata su un terrazzo privato in condominio. La Corte ha stabilito che il diritto di veduta in appiombo del proprietario del piano superiore prevale sulle esigenze di privacy del proprietario sottostante. La controversia non riguarda l’uso più intenso della cosa comune (art. 1102 c.c.), ma un conflitto tra diritti su proprietà esclusive, regolato dall’art. 907 c.c. sulle distanze delle costruzioni dalle vedute.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Diritto di Veduta: la Cassazione Ordina la Demolizione della Copertura sul Terrazzo

Il diritto di veduta è uno degli aspetti più delicati della vita in condominio. Fino a che punto il proprietario di un appartamento può modificare la propria terrazza senza ledere i diritti del vicino del piano di sopra? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 15906 del 6 giugno 2024, offre una risposta chiara: il diritto di affacciarsi e guardare verso il basso è prevalente e non può essere sacrificato. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla decisione di un istituto religioso, proprietario di un appartamento, di installare una copertura sul proprio terrazzo. La struttura, composta da tralicci metallici e una copertura in legno e plastica, veniva contestata dai proprietari dell’appartamento sovrastante. Questi ultimi sostenevano che il manufatto violasse le norme sulle distanze, pregiudicando il loro diritto di veduta, e creasse un problema di sicurezza, facilitando l’accesso di malintenzionati alla loro abitazione.

Il Percorso Giudiziario

Inizialmente, il Tribunale aveva respinto la domanda dei proprietari del piano superiore. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, accogliendo le loro ragioni e ordinando la demolizione della copertura. La Corte territoriale aveva qualificato il manufatto come una vera e propria costruzione, soggetta quindi alle norme sulle distanze dalle vedute (art. 907 c.c.). L’istituto religioso, non accettando la sentenza, proponeva ricorso in Cassazione.

L’Analisi della Cassazione sul Diritto di Veduta

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il punto centrale del dibattito era se applicare la normativa sull’uso più intenso della cosa comune (art. 1102 c.c.), come sostenuto dal ricorrente, o quella specifica sulle distanze dalle vedute (art. 907 c.c.).

La Cassazione ha chiarito che il conflitto non nasceva dall’uso di una parte comune (come un muro condominiale a cui la struttura era ancorata), ma da un contrasto tra diritti spettanti a due proprietà esclusive. Di conseguenza, la norma da applicare è l’art. 907 c.c., che tutela specificamente il diritto di veduta.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su tre argomentazioni principali:

1. Prevalenza del Diritto di Veduta: I giudici hanno ribadito un orientamento consolidato secondo cui il proprietario di un piano ha il diritto di esercitare la ‘veduta in appiombo’, ovvero di guardare verticalmente fino alla base dell’edificio. Questo diritto non può essere limitato da costruzioni sottostanti che lo pregiudichino. La legge (art. 907 c.c.) ha già operato un bilanciamento tra l’interesse alla riservatezza del vicino sottostante e il valore sociale del diritto di veduta, che garantisce luce e aria agli edifici. Non è quindi possibile un ulteriore bilanciamento da parte del giudice a favore della privacy.

2. Rischio per la Sicurezza: La Corte d’Appello aveva accertato, con una valutazione di merito non sindacabile in Cassazione, che la copertura riduceva significativamente la distanza tra il terrazzo e le finestre dell’appartamento superiore (da oltre 4 metri a circa 1,5 metri). Questo rendeva più agevole l’accesso da parte di terzi, creando un concreto pregiudizio alla sicurezza dei proprietari.

3. Corretta Applicazione del Principio di Soccombenza: L’istituto si lamentava di essere stato condannato a pagare le spese anche del primo grado di giudizio, che pure aveva vinto. La Cassazione ha spiegato che, in caso di riforma totale della sentenza di primo grado, le spese di entrambi i giudizi vengono ricalcolate in base all’esito finale della lite. Poiché l’istituto è risultato alla fine soccombente, è corretto che sia condannato a pagare tutte le spese processuali.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela del diritto di veduta in ambito condominiale. Chi intende realizzare coperture, tettoie o altre strutture sul proprio balcone o terrazzo deve prestare la massima attenzione a non ledere il diritto del vicino del piano di sopra di affacciarsi e godere della vista, specialmente quella verticale. La Corte di Cassazione ha stabilito che, quando il conflitto è tra proprietà esclusive, le norme sulle distanze prevalgono su quelle relative all’uso delle parti comuni, garantendo una solida protezione a un diritto fondamentale per la qualità dell’abitare.

Posso installare una tettoia sul mio terrazzo se si trova in un condominio?
Sì, ma solo a condizione che la struttura non pregiudichi il diritto di veduta, in particolare quello verticale (in appiombo), dei proprietari degli appartamenti sovrastanti. La costruzione deve rispettare le distanze previste dall’articolo 907 del Codice Civile.

Il mio diritto alla privacy può prevalere sul diritto di veduta del vicino del piano di sopra?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’articolo 907 del Codice Civile ha già effettuato un bilanciamento tra l’interesse alla riservatezza e il diritto di veduta. Quest’ultimo, garantendo luce e aria, è considerato prevalente e non può essere limitato per tutelare la privacy del proprietario del piano inferiore.

Se una struttura viola il diritto di veduta, la sua demolizione può essere ordinata anche se aumenta la sicurezza o la vivibilità del mio appartamento?
Sì. La violazione del diritto di veduta, che costituisce una limitazione illegittima della proprietà altrui, è di per sé sufficiente per ordinare la demolizione del manufatto, indipendentemente dai benefici che questo può portare al proprietario che lo ha realizzato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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