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Diritto di regresso: acquisto immobile e quote uguali

In una causa di scioglimento di comunione, la Cassazione stabilisce il principio del diritto di regresso. Il comproprietario che paga una quota del prezzo superiore alla sua ha diritto al rimborso da parte dell’altro. Spetta a chi ha ricevuto il beneficio dimostrare che si trattava di una donazione. L’ordinanza affronta anche l’indennità per l’uso esclusivo del bene e le regole sulla produzione di prove.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Diritto di Regresso nell’Acquisto di Immobili: Chi Paga di Più ha Diritto al Rimborso

Quando si acquista un immobile in comproprietà, le questioni economiche tra le parti possono diventare complesse, specialmente in caso di successiva separazione e scioglimento della comunione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: il diritto di regresso del comproprietario che ha versato una somma superiore alla propria quota. Questo principio stabilisce che, salvo prova contraria, chi paga di più ha il diritto di essere rimborsato, e l’onere di dimostrare che si trattava di una donazione spetta a chi ha beneficiato del pagamento.

I Fatti del Caso: Divisione di un Immobile e Conti da Regolare

La vicenda giudiziaria ha origine dalla richiesta di scioglimento di una comunione ordinaria su un immobile, acquistato anni prima da due persone. Il Tribunale di primo grado, nel disporre la divisione, aveva assegnato l’immobile a uno dei comproprietari, condannandolo a versare un conguaglio all’altro. Tale conguaglio teneva conto di vari fattori: il valore della quota, il rimborso per le migliorie apportate da uno dei due e un’indennità per l’utilizzo esclusivo dell’immobile.

Entrambe le parti avevano impugnato la decisione. La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza, ricalcolando gli importi dovuti per le migliorie e per l’indennità di occupazione. Tuttavia, aveva rigettato la domanda di uno dei comproprietari volta a ottenere il rimborso di una somma pagata in più al momento dell’acquisto dell’immobile, sostenendo che non era stato specificato il titolo giuridico della richiesta (es. mutuo, arricchimento senza causa).

Uno dei comproprietari ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la più rilevante riguardava proprio il mancato riconoscimento del suo diritto di regresso.

La Questione del Diritto di Regresso e la Decisione della Cassazione

Il punto cruciale della controversia, e quello su cui la Cassazione interviene con maggior forza, è il quarto motivo di ricorso. Il ricorrente lamentava il rigetto della sua richiesta di rimborso per aver pagato una quota del prezzo di acquisto superiore al 50% di sua spettanza. La Corte d’Appello aveva respinto la domanda perché non era stato chiarito il “titolo” di tale pagamento.

La Corte di Cassazione ribalta questa impostazione, accogliendo il motivo e affermando un principio di diritto di fondamentale importanza pratica. I giudici supremi chiariscono che, in caso di acquisto pro indiviso di un bene, le quote dei partecipanti si presumono uguali (art. 1101 c.c.). Gli acquirenti sono obbligati in solido verso il venditore per il pagamento del prezzo. Di conseguenza, il comproprietario che paga una somma maggiore rispetto alla propria quota ha automaticamente diritto di regresso nei confronti dell’altro, ai sensi degli artt. 1298 e 1299 c.c., per recuperare la parte eccedente.

L’Onere della Prova: Chi deve dimostrare la Donazione?

La vera innovazione della sentenza risiede nell’inversione dell’onere della prova. Non spetta a chi ha pagato di più dimostrare il titolo del suo diritto al rimborso. Al contrario, è il condebitore che ha beneficiato del pagamento a dover dimostrare l’esistenza di un titolo diverso che giustifichi il mancato rimborso. Nella maggior parte dei casi, questo significa provare che il pagamento eccedente era stato effettuato con animus donandi, ovvero con l’intenzione di fare una donazione.

La Corte sottolinea che tale principio si applica anche tra conviventi more uxorio, dove il maggiore apporto di uno dei due non può essere presunto come una liberalità legata alla convivenza, ma deve essere provato specificamente.

Altre Questioni Affrontate: Indennità di Occupazione e Prove Tardive

L’ordinanza affronta anche altri aspetti procedurali e sostanziali:

Indennità per Uso Esclusivo del Bene Comune

La Cassazione conferma la decisione della Corte d’Appello di riconoscere un’indennità di occupazione a favore del comproprietario che non ha goduto del bene. Il diritto a tale indennità sorge quando un comproprietario utilizza il bene in modo esclusivo, impedendo all’altro di farne parimenti uso. La Corte chiarisce che il diritto ai “frutti civili” (in questo caso, l’indennità) decorre dal momento in cui il comproprietario escluso manifesta la volontà di godere del bene, ad esempio tramite una domanda giudiziale.

Produzione Tardiva di Documenti

Viene respinto il motivo di ricorso relativo alla mancata ammissione di documenti (estratti conto bancari) prodotti tardivamente in primo grado. La Cassazione ribadisce che l’ordine di esibizione di documenti è uno strumento istruttorio residuale, non utilizzabile per sopperire a una negligenza della parte, che avrebbe potuto e dovuto procurarsi e depositare i documenti nei termini di legge.

le motivazioni

La Corte di Cassazione, accogliendo il quarto motivo, ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Roma. Il principio di diritto enunciato è chiaro: “in caso di acquisto pro indiviso di bene immobile per quote uguali, il comproprietario che abbia pagato al venditore un importo maggiore rispetto alla parte di prezzo da lui dovuta ha diritto di regresso per la parte eccedente la sua quota verso l’altro condividente, il quale non dimostri l’animus donandi”. Questa decisione rafforza la tutela di chi, in un rapporto di comproprietà, sostiene un onere economico maggiore, semplificando il recupero delle somme e ponendo l’onere della prova a carico di chi asserisce di aver ricevuto una liberalità.

le conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti chiarimenti sul diritto di regresso tra comproprietari, stabilendo una presunzione a favore di chi paga di più e invertendo l’onere della prova riguardo alla natura del pagamento. Si tratta di una decisione che avrà un impatto significativo nelle controversie relative allo scioglimento delle comunioni, specialmente quelle nate da rapporti personali poi conclusi. La sentenza riafferma inoltre principi consolidati in materia di indennità di occupazione e oneri probatori, fornendo un quadro giuridico completo per la gestione di queste complesse vicende patrimoniali.

Se acquisto un immobile in comproprietà e pago più della mia quota, ho diritto a un rimborso?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, il comproprietario che paga al venditore una somma superiore alla propria quota ha diritto di regresso per recuperare la parte eccedente dall’altro comproprietario.

Chi deve dimostrare che il pagamento extra era un regalo e non un prestito da rimborsare?
L’onere della prova spetta al comproprietario che ha beneficiato del pagamento maggiore. È lui che deve dimostrare che la somma è stata versata con ‘animus donandi’ (intenzione di donare) e non deve essere restituita.

Quando è dovuta un’indennità se un solo comproprietario utilizza l’immobile comune?
L’indennità è dovuta quando un comproprietario gode dell’intero bene da solo, impedendo di fatto l’uso da parte degli altri. Tale indennità, che rappresenta un ristoro per la mancata utilizzazione, decorre dalla data in cui l’altro comproprietario manifesta la volontà di godere a sua volta del bene, ad esempio con l’inizio di una causa legale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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