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Diritto di recesso: quando si applica ai derivati?

La Cassazione ha stabilito che il diritto di recesso previsto per le offerte ‘fuori sede’ potrebbe non applicarsi ai contratti derivati (IRS) se questi sono parte di un’operazione economica complessa e pianificata, come un leasing con copertura del tasso. In questi casi, può mancare l’effetto ‘sorpresa’ che giustifica tale tutela. La Corte ha cassato la sentenza di merito, che aveva dichiarato la nullità dei contratti per omessa indicazione del diritto di recesso, e ha rinviato il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Diritto di Recesso e Contratti Derivati: Non Sempre si Applica Fuori Sede

Il diritto di recesso nei contratti finanziari è una tutela fondamentale per l’investitore, specialmente quando l’accordo viene concluso al di fuori dei locali commerciali della banca. Questa protezione mira a contrastare l'”effetto sorpresa” e a consentire una decisione più ponderata. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito che tale diritto non è assoluto e la sua applicazione dipende dal contesto specifico dell’operazione. Il caso in esame riguarda dei contratti derivati (Interest Rate Swap) e la loro presunta nullità per mancata indicazione di tale facoltà.

I Fatti di Causa

Una società citava in giudizio un istituto di credito chiedendo di dichiarare la nullità di alcuni contratti di Interest Rate Swap (IRS). La società sosteneva che il contratto quadro fosse stato stipulato “fuori sede”, precisamente presso uno studio notarile, senza che le fosse stata comunicata la possibilità di esercitare il diritto di recesso, come previsto dalla normativa a tutela degli investitori (art. 30 TUF). Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello accoglievano la domanda della società, dichiarando nulli i contratti e condannando la banca alla restituzione di ingenti somme. Secondo i giudici di merito, la stipula presso lo studio notarile configurava un’offerta fuori sede e l’assenza dell’informativa sul recesso viziava irrimediabilmente i contratti.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Diritto di Recesso

L’istituto di credito ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza precedente e rinviando la causa a un nuovo esame. Il punto centrale della decisione è una lettura più sfumata e contestualizzata della normativa sul diritto di recesso.

L’Operazione Economica Complessa

La Cassazione ha osservato che i contratti IRS in questione non erano isolati, ma facevano parte di un’operazione economica più ampia e strutturata, che includeva anche un contratto di leasing. In un simile scenario, è meno probabile che l’investitore sia stato colto di sorpresa. Al contrario, la stipula dei derivati appare come una scelta meditata all’interno di una strategia finanziaria complessiva, finalizzata a coprire il rischio di variazione dei tassi di interesse del leasing.

Il Principio delle Sezioni Unite e la Necessaria Esigenza di Tutela

La Corte ha richiamato un suo precedente a Sezioni Unite (n. 13905/2013), il quale aveva esteso l’applicazione del diritto di recesso anche a servizi di investimento diversi dal mero collocamento, a condizione però che ricorra la “stessa esigenza di tutela”. La sentenza in esame precisa che questa esigenza non sussiste automaticamente in ogni contratto concluso fuori sede. Bisogna valutare in concreto se l’investitore si trovasse in una posizione di vulnerabilità o se, invece, l’operazione fosse il frutto di una pianificazione consapevole che esclude l’effetto sorpresa.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla necessità di andare oltre un’applicazione formalistica della legge. I giudici di legittimità hanno ritenuto che la Corte d’Appello abbia errato nel dichiarare la nullità dei contratti basandosi unicamente sulla loro stipulazione fuori sede e sull’assenza dell’informativa sul recesso. Avrebbe dovuto, invece, analizzare la natura complessiva dell’operazione per verificare se la finalità protettiva della norma fosse concretamente applicabile. Il giudice del rinvio dovrà quindi accertare se l’IRS avesse una funzione di copertura (hedging) legata al leasing e se, data la struttura dell’intera operazione, si potesse effettivamente parlare di una decisione d’investimento non premeditata da parte della società. La presunzione di sorpresa, che sta alla base della tutela, può essere superata se emerge una pianificazione negoziale complessa.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione stabilisce un principio importante: il diritto di recesso per le offerte fuori sede non è una regola da applicare meccanicamente. La sua applicabilità ai contratti derivati deve essere valutata caso per caso, tenendo conto del contesto negoziale. Se il contratto è parte di un’operazione economica strutturata e pre-pianificata, l’esigenza di proteggere l’investitore dall'”effetto sorpresa” viene meno, e con essa la necessità di prevedere il diritto di ripensamento. La palla passa ora alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare i fatti alla luce di questo fondamentale principio.

Il diritto di recesso previsto per le offerte ‘fuori sede’ si applica sempre ai contratti derivati come gli Interest Rate Swap?
No. Secondo la Cassazione, non si applica automaticamente. È necessario verificare se sussiste la ‘stessa esigenza di tutela’ che giustifica la norma, ovvero se il cliente è stato colto di sorpresa. Se il contratto derivato fa parte di un’operazione economica complessa e pianificata dal cliente, tale tutela potrebbe essere esclusa.

Perché un contratto stipulato in uno studio notarile è stato considerato ‘fuori sede’?
La sentenza accetta l’accertamento di fatto dei giudici di merito, secondo cui qualsiasi luogo che non sia la sede legale o una filiale dell’intermediario finanziario è considerato ‘fuori sede’ ai fini della normativa a tutela dell’investitore.

Qual è la differenza tra un contratto derivato di copertura (hedging) e uno speculativo in questo contesto?
Se il contratto derivato ha una funzione di copertura (hedging), come nel caso di un IRS stipulato per proteggersi dalle fluttuazioni dei tassi di un leasing, è più probabile che sia parte di una pianificazione finanziaria complessiva. Questo indebolisce l’idea di una decisione impulsiva e ‘sorpresa’ da parte del cliente, rendendo meno giustificata l’applicazione del diritto di recesso. La natura del contratto è uno degli elementi che il giudice del rinvio dovrà accertare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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