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Diritto di precedenza: quando si perde nelle assunzioni?

Un musicista, dipendente a tempo determinato di un ente lirico, perde il diritto di precedenza nelle future assunzioni a seguito di una sanzione disciplinare e di una contestazione artistico-professionale. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha stabilito che il diritto di precedenza non è acquisito in via definitiva dopo il triennio, ma può essere perso qualora il lavoratore riceva contestazioni successive. La Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso del lavoratore, chiarendo che la normativa contrattuale prevede la decadenza del diritto in caso di contestazioni, anche dopo il periodo iniziale.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Diritto di Precedenza: si perde per una contestazione?

Il diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo determinato, specialmente in settori come quello artistico, è una tutela fondamentale per i lavoratori precari. Ma questo diritto, una volta maturato, è intoccabile? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che una contestazione artistico-professionale può portare alla sua decadenza, anche dopo aver superato il triennio richiesto. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Un musicista, impiegato come primo violoncello con contratti a tempo determinato presso un noto ente lirico, si è visto recapitare due contestazioni: una per la violazione del codice di abbigliamento e un’altra per una presunta carente esecuzione di un’opera. A seguito di ciò, l’ente gli ha comminato la sanzione del rimprovero scritto, con la conseguente decadenza dal diritto di precedenza per le future assunzioni stagionali.

Il lavoratore ha impugnato i provvedimenti. Il Tribunale ha accolto parzialmente il ricorso, annullando la sanzione disciplinare per la violazione del codice di abbigliamento, ma respingendo la domanda di annullamento della contestazione artistico-professionale. La Corte d’Appello ha poi confermato la decisione di primo grado, rigettando sia l’appello principale del musicista sia quello incidentale dell’ente.

Il musicista ha quindi proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che il suo diritto di precedenza, maturato dopo il primo triennio di lavoro, fosse ormai definitivo e che la procedura seguita dall’ente per la contestazione artistica non fosse corretta, violando il suo diritto di difesa.

Il Diritto di Precedenza secondo la Contrattazione Collettiva

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 1, comma 4, del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di settore. Questa norma stabilisce che il dipendente, dopo un triennio di assunzioni stagionali, acquisisce il diritto di precedenza per le successive assunzioni, a condizione che “non abbia dato luogo a contestazioni artistico-professionali o disciplinari”.

Secondo l’interpretazione fornita dalle parti sociali in un accordo applicativo, il diritto di precedenza “viene meno qualora il lavoratore abbia dato luogo a contestazioni artistico-professionali o sia incorso in sanzioni disciplinari”. Questa clausola suggerisce che il diritto non è acquisito in via definitiva, ma è costantemente subordinato alla condotta professionale del lavoratore.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del musicista infondato, confermando la lettura della norma data dalla Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno chiarito che la contestazione artistico-professionale, nell’ambito di un rapporto a tempo determinato, impedisce il sorgere o determina la perdita del diritto di precedenza.

La Corte ha specificato che l’assunto del ricorrente, secondo cui qualsiasi contestazione successiva al triennio diventa irrilevante, non trova riscontro né nel dato letterale né nella ratio della disposizione contrattuale. Il diritto non è un’acquisizione permanente, ma una condizione che persiste finché il lavoratore mantiene uno standard professionale adeguato, senza incorrere in contestazioni.

Inoltre, la Corte ha respinto le censure relative alla procedura, evidenziando che le questioni sollevate dal ricorrente non erano state adeguatamente proposte nei gradi di merito e che, pertanto, non potevano essere esaminate per la prima volta in sede di legittimità. La decisione della Corte d’Appello è stata ritenuta immune da vizi logici o giuridici, in quanto correttamente basata sull’interpretazione della normativa contrattuale vigente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione offre un importante principio guida per i lavoratori e i datori di lavoro nel settore dello spettacolo e, più in generale, in tutti i contesti in cui è previsto un diritto di precedenza per i contratti a termine. La decisione sottolinea che tale diritto non è un privilegio acquisito una volta per tutte, ma è strettamente legato alla qualità della prestazione e al comportamento del lavoratore. Una contestazione, sia essa disciplinare o, come in questo caso, artistico-professionale, può essere sufficiente a far decadere questa importante tutela, anche se maturata dopo anni di servizio. Per i datori di lavoro, ciò conferma la possibilità di selezionare il personale basandosi non solo sull’anzianità di servizio, ma anche su un costante mantenimento di elevati standard professionali.

Il diritto di precedenza nelle assunzioni a termine, una volta acquisito dopo tre anni, è definitivo?
No, secondo la Corte di Cassazione il diritto di precedenza non viene acquisito in via definitiva, ma viene meno qualora il lavoratore dia luogo a contestazioni artistico-professionali o disciplinari, anche se queste avvengono dopo il triennio.

Una singola contestazione artistico-professionale è sufficiente per perdere il diritto di precedenza?
Sì, la sentenza conferma che la contestazione artistico-professionale, come previsto dalla normativa contrattuale, è una condizione che impedisce il sorgere del diritto o ne determina la perdita se già acquisito.

La procedura di verifica del miglioramento artistico, prevista per i contratti a tempo indeterminato, si applica anche ai lavoratori a termine?
No, la Corte d’Appello ha ritenuto che la procedura di verifica prevista per i contratti a tempo indeterminato è incompatibile con la natura “stagionale” e a tempo determinato del rapporto di lavoro in questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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