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Diritto di precedenza: obblighi del datore di lavoro

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9538/2024, ha stabilito principi chiave sul diritto di precedenza nei contratti stagionali. Due lavoratori, dopo una serie di contratti a termine, avevano chiesto la conversione del rapporto in tempo indeterminato. La Corte ha chiarito che spetta al datore di lavoro provare che le mansioni erano esclusivamente stagionali. Inoltre, ha affermato che la mancata indicazione del diritto di precedenza nel contratto non causa la conversione automatica, ma rende il datore di lavoro responsabile per il risarcimento del danno se assume altri lavoratori, non potendo eccepire il mancato esercizio del diritto da parte del dipendente.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Diritto di Precedenza nei Contratti Stagionali: La Cassazione Chiarisce gli Obblighi del Datore di Lavoro

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene a fare chiarezza su un tema cruciale per migliaia di lavoratori: il diritto di precedenza nei contratti a termine, in particolare quelli stagionali. Con questa decisione, la Suprema Corte stabilisce principi fondamentali riguardo gli obblighi informativi del datore di lavoro e la ripartizione dell’onere della prova, rafforzando le tutele per i lavoratori.

I fatti del caso

La vicenda riguarda due lavoratori impiegati per anni da un’importante società di acque minerali attraverso una successione di contratti a termine, l’ultimo dei quali stipulato nel giugno 2019. Al termine di quest’ultimo rapporto, i lavoratori hanno agito in giudizio chiedendo, in via principale, la conversione del loro rapporto di lavoro in uno a tempo indeterminato, oltre al risarcimento del danno. In subordine, chiedevano il riconoscimento della violazione del loro diritto di precedenza per le future assunzioni, con conseguente stabilizzazione e risarcimento.

La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva respinto le loro domande, qualificando i contratti come legittimi contratti stagionali e quindi sottratti a molte delle limitazioni previste per i normali contratti a termine. I lavoratori hanno quindi presentato ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione e il diritto di precedenza

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dei lavoratori, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi di grande importanza.

L’onere della prova sulla stagionalità

Il primo punto affrontato riguarda la natura ‘stagionale’ dei contratti. La Cassazione ha stabilito un principio netto: non è sufficiente che l’azienda operi in un settore con picchi stagionali. Il datore di lavoro ha l’onere di provare che il singolo lavoratore sia stato adibito esclusivamente ad attività stagionali o a mansioni strettamente complementari. In caso di contestazione da parte del lavoratore, il giudice deve effettuare una verifica concreta, e la prova grava interamente sull’azienda. Non basta quindi una qualificazione formale del contratto; è necessaria una corrispondenza sostanziale tra le mansioni svolte e le esigenze stagionali.

La mancata indicazione del diritto di precedenza nel contratto

Il secondo e più innovativo punto riguarda le conseguenze della mancata menzione del diritto di precedenza nel contratto scritto. L’articolo 24 del D.Lgs. 81/2015 impone al datore di lavoro di richiamare espressamente tale diritto nell’atto di assunzione. La Corte d’Appello aveva ritenuto che l’unica conseguenza di questa omissione fosse la non decorrenza del termine di decadenza per il lavoratore per esercitare il proprio diritto.

La Cassazione ha offerto un’interpretazione molto più garantista. Secondo i giudici, l’obbligo di informazione non è un mero formalismo. Se il datore di lavoro non informa esplicitamente il lavoratore del suo diritto di precedenza, non potrà in seguito opporgli il mancato esercizio di tale diritto (cioè il fatto che il lavoratore non abbia inviato una comunicazione scritta per manifestare la sua volontà di essere riassunto).

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando la finalità della normativa, che è quella di garantire al lavoratore una piena e certa conoscenza dei propri diritti. Il legislatore ha ritenuto insufficiente la sola previsione legale del diritto, imponendo un obbligo informativo specifico e formale a carico del datore di lavoro al momento dell’assunzione.

L’inadempimento di questo obbligo informativo pregiudica la possibilità per il lavoratore di esercitare consapevolmente il proprio diritto. Di conseguenza, se il datore di lavoro assume altri lavoratori senza aver prima offerto la posizione al lavoratore che ne aveva diritto, e non può dimostrare di averlo informato correttamente, sarà tenuto al risarcimento del danno per inadempimento contrattuale ai sensi dell’art. 1218 del codice civile. La Corte chiarisce, tuttavia, che tale violazione non comporta la trasformazione automatica del rapporto di lavoro in uno a tempo indeterminato, ma fonda una pretesa risarcitoria.

Le conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Per i datori di lavoro, emerge la necessità di una gestione estremamente attenta dei contratti a termine, specialmente quelli stagionali. Non solo devono redigere i contratti includendo esplicitamente il richiamo al diritto di precedenza, ma devono anche essere in grado di dimostrare, in caso di contenzioso, che le mansioni del lavoratore erano effettivamente e unicamente legate a esigenze stagionali.

Per i lavoratori, la sentenza rappresenta un rafforzamento significativo delle tutele. Viene chiarito che l’omissione informativa da parte del datore di lavoro non è priva di conseguenze e può fondare una richiesta di risarcimento del danno qualora il diritto di essere riassunti venga violato.

In un contratto stagionale, chi deve dimostrare che le mansioni svolte dal lavoratore erano effettivamente legate alla stagionalità?
L’onere della prova grava interamente sul datore di lavoro. In caso di contestazione, spetta all’azienda dimostrare che il lavoratore era adibito esclusivamente ad attività stagionali o ad altre strettamente complementari o accessorie.

Cosa succede se il datore di lavoro non menziona espressamente il diritto di precedenza nel contratto a termine?
Se il datore di lavoro non richiama il diritto di precedenza nel contratto scritto, non potrà successivamente eccepire il mancato esercizio di tale diritto da parte del lavoratore (cioè il fatto che il lavoratore non abbia manifestato per iscritto la volontà di essere riassunto). Se l’azienda assume altri lavoratori violando la precedenza, sarà tenuta al risarcimento del danno.

La mancata indicazione del diritto di precedenza nel contratto porta alla trasformazione del rapporto in tempo indeterminato?
No. Secondo la Corte, la mancata previsione del diritto di precedenza nel contratto non comporta la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, ma costituisce un inadempimento che può dare diritto al lavoratore al risarcimento del danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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