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Diritto di precedenza: obblighi del datore di lavoro

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9444/2024, ha stabilito principi fondamentali sul diritto di precedenza nei contratti a termine. Analizzando il caso di due lavoratori stagionali, la Corte ha chiarito che l’onere di provare la natura effettivamente stagionale delle mansioni spetta al datore di lavoro. Inoltre, la mancata indicazione esplicita del diritto di precedenza nel contratto non ne causa la conversione in tempo indeterminato, ma espone l’azienda al risarcimento del danno qualora assuma altri lavoratori, impedendo al datore di eccepire la mancata manifestazione di volontà del dipendente.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Diritto di Precedenza nei Contratti a Termine: La Cassazione Fissa i Paletti

L’ordinanza n. 9444 del 9 aprile 2024 della Corte di Cassazione segna un punto cruciale nella tutela dei lavoratori con contratti a termine, in particolare per quanto riguarda il diritto di precedenza. Questa pronuncia chiarisce due aspetti fondamentali: l’onere della prova sulla natura stagionale del rapporto e le conseguenze della mancata menzione del diritto di precedenza nel contratto scritto. Si tratta di una decisione che rafforza le garanzie per i lavoratori e impone maggiore trasparenza e rigore ai datori di lavoro.

I Fatti del Caso: Contratti Stagionali e Richiesta di Stabilizzazione

La vicenda trae origine dal ricorso di due lavoratori assunti da un’importante azienda del settore delle bevande con una serie di contratti a tempo determinato, protrattisi fino al 2019. I lavoratori, ritenendo che la successione di contratti mascherasse un rapporto di lavoro di natura stabile, avevano agito in giudizio per ottenere la conversione del rapporto in tempo indeterminato e il conseguente risarcimento dei danni. In subordine, chiedevano il riconoscimento della violazione del loro diritto di precedenza per le nuove assunzioni, con diritto alla stabilizzazione e al risarcimento.

Inizialmente, la Corte d’Appello aveva respinto le loro domande. I giudici di secondo grado avevano qualificato i contratti come ‘stagionali’, sottraendoli così a molte delle tutele previste per i normali contratti a termine. Riguardo al diritto di precedenza, la Corte territoriale aveva sostenuto che la sua omissione nel testo del contratto non comportasse sanzioni specifiche, se non l’impossibilità per il datore di lavoro di eccepire la decadenza del lavoratore dall’esercizio di tale diritto.

La Svolta della Cassazione sul Diritto di Precedenza

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la decisione d’appello, accogliendo i motivi di ricorso dei lavoratori e stabilendo principi di diritto destinati a incidere profondamente sulla gestione dei contratti a termine.

L’Onere della Prova sulla Natura Stagionale

Il primo punto fondamentale chiarito dalla Corte riguarda la qualificazione dei contratti come ‘stagionali’. Secondo i giudici di legittimità, non è sufficiente che un’attività sia genericamente stagionale per giustificare l’applicazione della relativa disciplina derogatoria. La Corte d’Appello ha errato nel non verificare concretamente se le mansioni svolte dai lavoratori fossero esclusivamente legate ad attività stagionali o a quelle strettamente complementari. La Cassazione ha ribadito un principio cruciale: spetta al datore di lavoro, in caso di contestazione, dimostrare che il lavoratore era effettivamente adibito a tali attività. È un onere della prova che non può essere eluso, garantendo che l’eccezione ‘stagionale’ non diventi uno strumento per abusare dei contratti a termine.

Le Conseguenze della Mancata Menzione del Diritto di Precedenza

Il secondo e forse più innovativo principio riguarda l’articolo 24 del D.Lgs. 81/2015, che impone di richiamare espressamente il diritto di precedenza nell’atto scritto di assunzione. La Corte d’Appello aveva interpretato questa mancanza come una mera non decorrenza del termine per esercitare il diritto. La Cassazione, invece, offre una lettura molto più garantista. L’obbligo di informazione ha uno scopo preciso: rendere il lavoratore pienamente consapevole dei suoi diritti, delle condizioni e delle modalità per esercitarli. Se il datore di lavoro omette questa informazione fondamentale, non potrà poi opporre al lavoratore il mancato ‘avveramento della condizione’, cioè la mancata manifestazione scritta della volontà di avvalersi della precedenza.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di una lettura teleologica e sistematica delle norme a tutela dei lavoratori.

Sulla questione della stagionalità, la motivazione risiede nella necessità di evitare un’applicazione elusiva della normativa sui contratti a termine. Consentire a un datore di lavoro di qualificare un contratto come ‘stagionale’ senza una rigorosa prova delle mansioni effettivamente svolte creerebbe una falla nel sistema di tutele, permettendo di reiterare contratti a termine al di fuori dei limiti di legge. L’onere della prova a carico del datore di lavoro è, quindi, un presidio di garanzia sostanziale e non meramente formale.

Per quanto riguarda il diritto di precedenza, le motivazioni sono ancora più nette. La norma che impone l’espressa menzione scritta non è un mero adempimento burocratico. Il legislatore ha voluto creare un obbligo di trasparenza per colmare il divario informativo tra le parti del contratto. Omettendo tale informazione, il datore di lavoro pregiudica la possibilità stessa del lavoratore di esercitare il suo diritto. Di conseguenza, se il datore procede a nuove assunzioni violando la precedenza di un lavoratore non informato, si rende inadempiente a un’obbligazione contrattuale e, ai sensi dell’art. 1218 c.c., è tenuto a risarcire il danno. La sanzione non è la conversione del rapporto (non prevista espressamente dalla norma), ma il risarcimento del danno derivante dalla perdita della chance di una nuova assunzione.

le conclusioni

L’ordinanza 9444/2024 della Corte di Cassazione ha importanti implicazioni pratiche:

1. Per i datori di lavoro: È indispensabile non solo menzionare espressamente il diritto di precedenza in ogni contratto a termine, ma anche essere in grado di dimostrare, con prove concrete, la natura effettivamente stagionale delle mansioni affidate al lavoratore in caso di contratti di questo tipo. Una gestione superficiale di questi aspetti espone l’azienda a un concreto rischio di contenzioso e di condanna al risarcimento del danno.

2. Per i lavoratori: Questa sentenza rafforza la loro posizione. Un lavoratore il cui contratto non menzioni il diritto di precedenza e che veda l’azienda assumere altre persone per le stesse mansioni ha ora una base giuridica più solida per richiedere il risarcimento del danno, senza che l’azienda possa difendersi sostenendo che il lavoratore non ha mai manifestato la volontà di essere riassunto.

Cosa succede se un contratto a termine non menziona esplicitamente il diritto di precedenza del lavoratore?
Secondo la Corte di Cassazione, il datore di lavoro non potrà opporre al lavoratore il mancato esercizio formale del diritto (cioè la mancata comunicazione scritta di volersene avvalere). Se il datore assume altri lavoratori violando la precedenza, sarà tenuto al risarcimento del danno.

In un contratto stagionale, chi deve dimostrare che le mansioni svolte sono effettivamente legate alla stagionalità?
L’onere della prova grava sul datore di lavoro. In caso di contestazione da parte del lavoratore, è l’azienda a dover dimostrare in giudizio che le mansioni del dipendente erano esclusivamente connesse all’attività stagionale.

La violazione del diritto di precedenza comporta la trasformazione automatica del contratto in un rapporto a tempo indeterminato?
No. La sentenza chiarisce che la mancata menzione del diritto di precedenza o la sua violazione non comportano l’instaurazione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, ma danno diritto al lavoratore di ottenere il risarcimento del danno subito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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