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Diritto di precedenza: come sceglie il datore di lavoro?

Un lavoratore ha rivendicato il suo diritto di precedenza per un’assunzione a tempo indeterminato, ma l’azienda ha assunto un’altra collega con un diritto analogo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che, in assenza di criteri legali specifici, il datore di lavoro ha discrezionalità nella scelta tra più aventi diritto, a meno che non venga provata un’azione arbitraria o in malafede. Il diritto di precedenza non è stato quindi violato.

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Diritto di Precedenza: Come Sceglie il Datore di Lavoro tra Più Lavoratori?

Il diritto di precedenza rappresenta una tutela fondamentale per i lavoratori con contratti a termine, offrendo loro una corsia preferenziale per la stabilizzazione. Ma cosa accade quando più lavoratori vantano lo stesso diritto per la medesima posizione? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti della discrezionalità del datore di lavoro in queste situazioni, sottolineando l’importanza dei principi di correttezza e buona fede.

I Fatti del Caso: La Contesa per il Posto a Tempo Indeterminato

Un lavoratore, al termine di un contratto a tempo determinato con un’importante azienda del settore retail, aveva chiesto di essere assunto a tempo indeterminato in virtù del suo diritto di precedenza, come previsto dalla legge. Tuttavia, l’azienda procedeva all’assunzione a tempo indeterminato di altre due persone: una collega che, come il ricorrente, aveva lavorato in precedenza con un contratto a termine e godeva quindi di un analogo diritto, e un’altra persona assunta in base alla normativa sulle categorie protette.

Ritenendo leso il proprio diritto, il lavoratore si rivolgeva al Tribunale, dando inizio a un complesso percorso giudiziario.

Il Percorso Giudiziario: Dal Tribunale alla Corte d’Appello

Inizialmente, il Tribunale accoglieva parzialmente la domanda del lavoratore. La decisione veniva però completamente ribaltata in secondo grado. La Corte d’Appello, riformando la sentenza, rigettava le pretese del lavoratore. I giudici di appello sostenevano che le nuove assunzioni non avevano violato il diritto di precedenza del ricorrente, in quanto una era a beneficio di una lavoratrice con un diritto equivalente e l’altra era avvenuta in adempimento di un obbligo di legge specifico (assunzione di categorie protette).

La Decisione della Cassazione sul Diritto di Precedenza

Il lavoratore proponeva quindi ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha esaminato due questioni principali: una di carattere procedurale, relativa all’ammissione di nuovi documenti in appello, e una di merito, centrata sull’interpretazione e applicazione del diritto di precedenza.

La Corte ha rigettato entrambe le censure, confermando la decisione d’appello e fornendo chiarimenti cruciali sulla gestione di situazioni di concorrenza tra più aventi diritto.

La Scelta tra Lavoratori con Pari Diritto di Precedenza

Il punto nevralgico della decisione riguarda la scelta tra più lavoratori che vantano un identico diritto di precedenza. La Cassazione ha stabilito che la normativa di riferimento (art. 24 del D.Lgs. 81/2015) non stabilisce criteri di priorità (come l’anzianità di servizio o la data della richiesta). In assenza di tali criteri, la scelta del datore di lavoro è discrezionale.

Questa discrezionalità, tuttavia, non è illimitata. Può essere contestata in giudizio solo se il lavoratore escluso riesce a dimostrare che la scelta è stata arbitraria, irragionevole o contraria ai principi di buona fede e correttezza. Nel caso specifico, il ricorrente non era riuscito a fornire elementi sufficienti a provare l’arbitrarietà della scelta aziendale a favore della collega.

Le Motivazioni della Corte Suprema

La Corte di Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso basandosi su alcuni pilastri fondamentali. In primo luogo, ha ribadito che l’assunzione della collega era da considerarsi una nuova assunzione di una lavoratrice che aveva legittimamente esercitato il proprio diritto di precedenza, esattamente come il ricorrente. Mancando una gerarchia legale tra diritti identici, la preferenza accordata a uno dei due non costituisce, di per sé, una violazione della legge.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che la preferenza tra un lavoratore e l’altro può essere sindacata solo sotto il profilo della violazione dei principi di buona fede e correttezza (art. 41 Cost.). Spettava al lavoratore che si sentiva leso allegare e provare l’esistenza di un difetto di arbitrarietà o irragionevolezza nella scelta del datore di lavoro. Tale prova, secondo i giudici, non era stata fornita in modo efficace.

Infine, le argomentazioni secondo cui la collega non avrebbe formalmente esercitato il suo diritto o che la sua assunzione fosse avvenuta in frode alla legge sono state considerate questioni nuove, non ammissibili in sede di legittimità.

Conclusioni: Cosa Implica questa Sentenza per Lavoratori e Aziende

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica. Per i datori di lavoro, conferma l’esistenza di un margine di discrezionalità nella scelta tra più candidati con pari diritto di precedenza, ma li richiama al dovere di operare secondo correttezza e buona fede, per evitare contestazioni. Per i lavoratori, chiarisce che, per contestare con successo la scelta aziendale, non è sufficiente affermare la lesione del proprio diritto, ma è necessario dimostrare con elementi concreti che la decisione dell’azienda è stata viziata da arbitrarietà o intento discriminatorio. La semplice esistenza di un altro candidato con pari diritto, scelto dall’azienda, non è sufficiente a fondare una pretesa risarcitoria.

Cosa succede se più lavoratori hanno il diritto di precedenza per la stessa assunzione?
In assenza di specifici criteri di priorità previsti dalla legge, il datore di lavoro può scegliere discrezionalmente tra i lavoratori aventi diritto. Tale scelta può essere contestata solo se si dimostra che è stata arbitraria, irragionevole o contraria a buona fede e correttezza.

Il datore di lavoro deve seguire un ordine specifico, come la data della richiesta, per il diritto di precedenza?
No, la sentenza chiarisce che la normativa di riferimento (art. 24 D.Lgs. 81/2015) non prevede criteri di priorità come la data della richiesta o l’anzianità. La preferenza tra un lavoratore e l’altro è rimessa alla discrezionalità del datore di lavoro, nei limiti della correttezza.

L’assunzione di un lavoratore appartenente a categorie protette viola il diritto di precedenza di un altro lavoratore?
No. Come emerge dal caso, l’assunzione effettuata in adempimento di obblighi di legge specifici, come quelli previsti dalla Legge n. 68/1999 per le categorie protette, non viola il diritto di precedenza generale di altri lavoratori, poiché risponde a una finalità normativa diversa e specifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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