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Diritto di parcheggio in condominio: limiti e poteri

Una condomina rivendicava un diritto di parcheggio in un’area comune basandosi sul proprio atto di acquisto e su accordi precedenti. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che una delibera assembleare può legittimamente vietare il parcheggio a tutti i condomini per regolamentare l’uso paritario del bene comune. Il diritto di parcheggio, per essere esclusivo, deve essere costituito come una servitù con il consenso di tutti i proprietari, non potendo derivare da un semplice atto di acquisto che non menzioni tale specifico diritto.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Diritto di Parcheggio in Condominio: Quando l’Assemblea Può Dire No?

La gestione degli spazi comuni è una delle fonti più frequenti di controversie legali. In particolare, il diritto di parcheggio in condominio rappresenta un tema caldo, dove le pretese individuali si scontrano con le esigenze della collettività. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fatto luce sui poteri dell’assemblea condominiale nel regolamentare l’uso delle aree comuni, chiarendo la differenza fondamentale tra un semplice uso e un vero e proprio diritto reale come la servitù. Analizziamo questo caso per capire quali sono i limiti e le facoltà dei condomini e dell’amministrazione.

I Fatti del Caso: Una Disputa su un’Area Comune

Una condomina impugnava una delibera assembleare che, pur consentendo il transito veicolare su un’area comune per raggiungere i garage, vietava il parcheggio a tutti i condomini. La ricorrente sosteneva di aver acquisito il diritto di parcheggiare in quello spazio in base a diversi documenti: il proprio rogito di acquisto, una scrittura privata stipulata anni prima tra alcuni condomini e una successiva delibera che ne prendeva atto. Secondo la sua tesi, questi atti le conferivano un diritto specifico e inalienabile, che l’assemblea non poteva sopprimere.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di primo e secondo grado. La sentenza si basa su principi cardine del diritto condominiale, offrendo chiarimenti cruciali sulla natura dei diritti sulle parti comuni.

Il Diritto di Parcheggio in Condominio Non si Presume

Il primo punto affrontato dalla Corte riguarda la natura del diritto rivendicato. I giudici hanno chiarito che un diritto di parcheggio in condominio, inteso come diritto esclusivo di utilizzare una porzione di area comune, costituisce una vera e propria servitù. Come tale, non può essere semplicemente presunto o derivare implicitamente da un atto di acquisto. Per la sua costituzione è necessario un atto scritto (rogito o contratto) in cui tutti i comproprietari (ovvero tutti i condomini) esprimano il loro consenso. Nel caso specifico, né il rogito della ricorrente né gli atti di provenienza dei suoi venditori menzionavano un tale diritto. Anzi, precedenti sentenze passate in giudicato avevano già negato l’esistenza di questo diritto in capo ai precedenti proprietari.

I Poteri dell’Assemblea e la Regolamentazione dell’Uso Comune

Il secondo aspetto chiave è il potere dell’assemblea condominiale. La Corte ha ribadito che l’assemblea ha la facoltà di regolamentare l’uso delle parti comuni per garantirne il godimento paritario a tutti i condomini, come previsto dall’art. 1102 c.c. Una delibera che vieta il parcheggio in un’area comune non introduce un divieto assoluto di utilizzo del bene, ma ne disciplina le modalità per renderlo più ordinato e razionale. In questo caso, l’area rimaneva accessibile per il transito, ma non per la sosta prolungata, una decisione perfettamente legittima per evitare che l’uso da parte di alcuni impedisse il godimento da parte di altri.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che il diritto di usare un’area comune per il parcheggio è una semplice facoltà connessa al diritto di comproprietà. Questa facoltà può essere limitata e disciplinata dall’assemblea a maggioranza. Solo se il diritto di parcheggio è stato costituito come una servitù specifica e autonoma, attraverso un atto formale e con il consenso unanime, esso diventa un diritto reale che non può essere toccato da una delibera a maggioranza. La Corte ha evidenziato che gli atti citati dalla ricorrente, come la scrittura privata del 1995, non avevano i requisiti per costituire una servitù, rappresentando al massimo un’autorizzazione temporanea e non un diritto reale trasferibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Condomini

Questa sentenza offre importanti indicazioni pratiche. In primo luogo, chi acquista un immobile in condominio non può dare per scontato il diritto di parcheggiare in un’area comune, a meno che tale diritto non sia esplicitamente menzionato nel rogito come servitù. In secondo luogo, l’assemblea condominiale ha ampi poteri nel regolamentare l’uso degli spazi comuni, incluso il potere di vietare il parcheggio per garantire un uso più equo e ordinato. Una tale delibera è legittima e non viola i diritti dei singoli condomini, a meno che non leda un diritto di servitù validamente costituito.

Un condomino può rivendicare un diritto di parcheggio in un’area comune solo sulla base del proprio atto di acquisto?
No. Secondo la sentenza, il diritto di parcheggio su un’area comune, per essere esclusivo, deve essere costituito come una servitù tramite un atto scritto con il consenso di tutti i condomini. Un semplice atto di acquisto che non menzioni specificamente tale servitù non è sufficiente, specialmente se i precedenti proprietari non erano titolari di quel diritto.

L’assemblea condominiale può vietare il parcheggio in un’area comune a tutti i condomini?
Sì. L’assemblea ha il potere di regolamentare l’uso delle parti comuni per garantirne un godimento paritario e ordinato. Una delibera che vieta il parcheggio non è nulla, in quanto non impedisce l’uso del bene per altre finalità (come il transito), ma si limita a disciplinarne le modalità di utilizzo.

Qual è la differenza tra un diritto di passo carrabile e un diritto di parcheggio in un’area condominiale?
Il diritto di passo carrabile consiste nella facoltà di transitare con un veicolo su un’area per accedere a una proprietà. Il diritto di parcheggio, invece, è il diritto di sostare con il veicolo in un’area specifica. Mentre il primo può essere legato all’uso funzionale (es. accesso ai garage), il secondo, se esclusivo, configura una servitù che limita il diritto di godimento degli altri condomini e richiede una costituzione formale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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