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Diritto di assemblea: quando è legittimo il no ai locali?

La Corte di Cassazione ha stabilito che non costituisce condotta antisindacale il comportamento di un’azienda che, a fronte di impedimenti logistici e di sicurezza, nega l’uso dei locali interni per un’assemblea ma offre a proprie spese una soluzione alternativa adeguata e vicina. La sentenza analizza il bilanciamento tra il diritto di assemblea dei lavoratori e le esigenze oggettive dell’impresa.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Diritto di Assemblea in Azienda: Quando il Datore di Lavoro Può Negare i Locali?

Il diritto di assemblea è una delle conquiste fondamentali dello Statuto dei Lavoratori, essenziale per la vita democratica all’interno delle aziende. Tuttavia, il suo esercizio può scontrarsi con le esigenze organizzative e di sicurezza dell’impresa. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ha recentemente chiarito i confini di questo diritto, stabilendo quando il rifiuto di concedere i locali aziendali non costituisce condotta antisindacale, a patto che venga offerta una valida alternativa.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dalla richiesta di un’organizzazione sindacale di indire un’assemblea dei lavoratori all’interno dei locali di un’azienda del settore alimentare. La società, sostenendo di non disporre di spazi idonei a ospitare in sicurezza l’evento all’interno dell’unità produttiva, aveva messo a disposizione un locale esterno, situato a circa 1,7 km di distanza. L’azienda si era inoltre offerta di sostenere interamente le spese di locazione e di trasporto dei dipendenti.

Ritenendo tale comportamento lesivo dei propri diritti, il sindacato aveva agito in giudizio denunciando la natura antisindacale della condotta aziendale. Mentre il Tribunale in prima battuta aveva dato ragione al sindacato, la Corte d’Appello, a seguito di una consulenza tecnica, aveva ribaltato la decisione. La consulenza aveva infatti evidenziato che i locali aziendali necessitavano di lavori di adattamento, con relativi costi e autorizzazioni, e che l’utilizzo degli spazi esistenti (come la mensa) avrebbe creato interferenze con le attività e problemi di sicurezza. La Corte d’Appello aveva quindi concluso che sussistevano impedimenti logistici oggettivi e che l’offerta di una soluzione alternativa escludeva l’intento antisindacale. Il sindacato ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Diritto di Assemblea

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del sindacato, confermando la sentenza della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno ritenuto che i giudici di merito avessero correttamente valutato la situazione, escludendo la sussistenza di una condotta antisindacale da parte dell’azienda.

La Suprema Corte ha respinto i vari motivi di ricorso, tra cui la presunta omessa valutazione di fatti decisivi e la violazione di legge. In particolare, ha sottolineato come il diritto di assemblea, pur essendo fondamentale, non sia assoluto. Il suo esercizio è regolato dalla contrattazione collettiva, che può modularlo tenendo conto delle esigenze produttive e di eventuali impedimenti oggettivi di natura logistica o organizzativa.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Cassazione si fonda su alcuni punti cardine:

1. Natura Relativa del Diritto: L’art. 20 della Legge n. 300/1970 (Statuto dei Lavoratori) prevede il diritto di assemblea, ma rinvia al contratto collettivo per le modalità di esercizio. Questo significa che il diritto non è illimitato, ma deve essere bilanciato con altre esigenze tutelate, come la continuità produttiva e la sicurezza sul lavoro.
2. Sussistenza di Impedimenti Oggettivi: La Corte ha dato peso alle risultanze della consulenza tecnica, che aveva accertato l’esistenza di reali impedimenti logistici e di sicurezza. I locali interni non erano immediatamente idonei e il loro adattamento avrebbe richiesto interventi, costi e autorizzazioni. L’incertezza sul numero di partecipanti (su un totale di 160 dipendenti) rendeva inoltre impraticabile una gestione sicura dell’evento su più turni.
3. Valore dell’Offerta Alternativa: L’offerta da parte dell’azienda di una soluzione esterna, vicina e a totale carico della società, è stata considerata un elemento decisivo. Questo comportamento ha dimostrato la volontà dell’azienda non di ostacolare il diritto sindacale, ma di trovare una soluzione praticabile di fronte a difficoltà oggettive. La vicinanza del luogo (1,7 km) e la copertura dei costi hanno reso l’alternativa ragionevole.
4. Assenza di Condotta Antisindacale: Per configurare una condotta antisindacale, non è sufficiente un qualsiasi comportamento che crei disagio all’attività sindacale. È necessario che tale comportamento sia oggettivamente idoneo a ledere gli interessi collettivi e, secondo l’orientamento citato, sia intenzionalmente diretto a tale scopo. In questo caso, la presenza di impedimenti oggettivi e l’offerta di un’alternativa valida hanno fatto venir meno entrambi i presupposti.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre un importante principio di bilanciamento. Il diritto di assemblea in azienda è sacro, ma il suo esercizio deve avvenire in un quadro di ragionevolezza. Un datore di lavoro non può negare arbitrariamente i locali, ma se dimostra l’esistenza di impedimenti oggettivi, logistici o di sicurezza, e si attiva per fornire una soluzione alternativa adeguata e non gravosa per i lavoratori, il suo comportamento non può essere qualificato come antisindacale. Questa decisione conferma che il dialogo e la ricerca di soluzioni concrete tra le parti sono la via maestra per garantire sia i diritti dei lavoratori sia le esigenze operative dell’impresa.

Un’azienda può negare l’uso dei locali interni per un’assemblea sindacale?
Sì, ma solo se dimostra l’esistenza di impedimenti oggettivi di natura logistica, organizzativa o di sicurezza che rendono impossibile o pericoloso lo svolgimento dell’assemblea all’interno dell’unità produttiva.

L’offerta di un locale esterno a spese dell’azienda esclude la condotta antisindacale?
Sì, secondo la Corte, l’offerta di una soluzione alternativa adeguata, non lontana dalla sede aziendale e a totale carico del datore di lavoro, è un elemento decisivo per escludere la natura antisindacale del rifiuto di concedere i locali interni, in quanto dimostra la volontà di risolvere il problema anziché ostacolare il diritto.

Il diritto di assemblea è un diritto assoluto e senza condizioni?
No, la sentenza chiarisce che il diritto di assemblea, come disciplinato dall’art. 20 dello Statuto dei Lavoratori, non è assoluto ma relativo. Le sue modalità di esercizio sono rimesse alla contrattazione collettiva e devono tenere conto delle esigenze produttive e organizzative dell’azienda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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