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Diritto Commerciale

Fideiussione omnibus: la Cassazione sui motivi ricorso
Due garanti hanno impugnato una sentenza che li condannava al pagamento di un debito societario. Hanno sollevato questioni sulla nullità della Commissione di Massimo Scoperto (CMS), sulla prescrizione e sulla nullità della fideiussione omnibus per violazione di norme antitrust. La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi, confermando la decisione precedente e sottolineando la necessità del rispetto del principio di autosufficienza del ricorso, che impone di esporre in modo completo tutti gli elementi a fondamento dell'impugnazione.
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Concorrenza sleale: risarcimento e valutazione prove
Una società che gestiva un parcheggio non autorizzato vicino a un aeroporto, su terreni con diversa destinazione d'uso, è stata citata in giudizio per concorrenza sleale dal fornitore ufficiale dei parcheggi aeroportuali. La Corte di Cassazione ha confermato le sentenze dei tribunali di merito, dichiarando inammissibile il ricorso della società soccombente. La Corte ha ribadito che la valutazione delle prove, sia per determinare la durata dell'illecito sia per quantificare il danno, è di competenza esclusiva dei giudici di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, a meno che non sussistano gravi vizi procedurali, qui non riscontrati.
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Inammissibilità appello: specificità motivi Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità di un ricorso relativo a una controversia sulla nullità di una cessione di quote societarie. La decisione si fonda su tre principi chiave: la mancata specifica contestazione nell'atto di appello di una delle ragioni della sentenza di primo grado (relativa a una transazione novativa), la mancata impugnazione di una delle due autonome 'ratio decidendi' della sentenza d'appello e l'applicazione della preclusione della 'doppia conforme' che impedisce di sollevare il vizio di omesso esame di un fatto quando le decisioni di primo e secondo grado sono concordi. La Corte ha ribadito che i motivi di impugnazione devono essere specifici e completi, secondo il principio di autosufficienza, per consentire al giudice di valutare la fondatezza della censura.
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Nesso di causalità: l’onere della prova nei derivati
Un'azienda ha citato in giudizio una banca per la nullità di un contratto derivato (IRS) e per l'applicazione di interessi usurari. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, rigettando la richiesta di risarcimento danni per il fallimento dell'impresa. La Suprema Corte ha stabilito che spetta al cliente dimostrare in modo specifico il nesso di causalità tra gli addebiti illegittimi derivanti dal contratto nullo e il conseguente tracollo finanziario, non essendo sufficiente la sola declaratoria di nullità. La Corte ha inoltre ritenuto legittima la compensazione tra il credito del cliente e il debito accertato sul conto corrente.
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Diritto di recesso socio: quando si ‘concorre’?
L'ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione esamina un caso complesso sul diritto di recesso socio in seguito a una fusione. Alcuni soci, dopo aver sostenuto le fasi preliminari di un'operazione di salvataggio, hanno esercitato il recesso astenendosi dal voto finale. I tribunali di merito hanno negato tale diritto, interpretando il loro comportamento complessivo come un 'concorso' alla delibera. Data la rilevanza della questione, la Cassazione ha rinviato la causa a pubblica udienza per una decisione approfondita sul significato di 'non aver concorso' ai sensi dell'art. 2437 c.c.
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Cessione d’azienda: debiti e scritture contabili
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società fornitrice contro la decisione della Corte d'Appello che escludeva la responsabilità dell'acquirente di una farmacia per i debiti del precedente titolare. Il principio chiave confermato è che, nella cessione d'azienda, l'opponibilità dei debiti all'acquirente è subordinata alla loro iscrizione nelle scritture contabili obbligatorie, come previsto dall'art. 2560 c.c. La conoscenza dei debiti da altre fonti, come una procedura di concordato preventivo, è irrilevante a tal fine. L'inammissibilità del ricorso è stata dichiarata per violazione del principio di autosufficienza, non avendo il ricorrente riportato adeguatamente il contenuto dei documenti a sostegno della sua tesi.
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Finzione avveramento condizione: quando si applica?
La Corte di Cassazione ha chiarito i limiti della finzione di avveramento della condizione in un contratto di cessione di quote sociali. Il pagamento del saldo era subordinato all'ottenimento di autorizzazioni ambientali da parte della società le cui quote erano state cedute. Poiché la condizione non si è verificata, il venditore ha agito in giudizio sostenendo che l'inerzia degli acquirenti avesse impedito l'avveramento. La Corte ha respinto il ricorso, specificando che la finzione di avveramento della condizione richiede una condotta dolosa o colposa e non una semplice inerzia, a meno che non esista un obbligo specifico di agire, che in questo caso non gravava sugli acquirenti ma sulla società target.
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Valutazione quota socio: i limiti del ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un socio contro la sentenza che determinava il valore della quota spettante a un altro socio escluso. Il caso verteva sulla corretta valutazione quota socio, contestata riguardo alla stima di un immobile, al calcolo di un'imposta ipotetica e alla quantificazione dell'avviamento. La Suprema Corte ha ribadito che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito, ma serve solo a verificare la presenza di vizi di legittimità, come una motivazione totalmente assente o incomprensibile, vizi non riscontrati nel caso di specie.
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Responsabilità intermediario e calcolo del danno
La Corte di Cassazione conferma la responsabilità di un intermediario finanziario per aver mantenuto una linea di gestione patrimoniale divenuta inadeguata a seguito di un'operazione di finanziamento garantita dal portafoglio stesso. L'ordinanza chiarisce che il risarcimento del danno subito dagli investitori deve essere calcolato in modo analitico e non equitativo, a meno che non sia provata l'impossibilità di una stima precisa. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova e corretta quantificazione del danno.
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Risarcimento danno marchio: no al cumulo di utili e royalty
Una società di gioielli è stata condannata per contraffazione di un marchio di una nota casa di moda. La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, ha corretto la decisione di appello sul punto del risarcimento danno marchio, stabilendo che la restituzione degli utili realizzati dal contraffattore e il pagamento di una somma pari alla giusta royalty sono criteri di liquidazione alternativi e non cumulabili. La Suprema Corte ha annullato la sentenza che li aveva sommati, per evitare una duplicazione del risarcimento.
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Obblighi informativi intermediario: la Cassazione decide
Un investitore ha ottenuto la risoluzione di un ordine di acquisto per violazione degli obblighi informativi dell'intermediario. La Cassazione ha confermato che la sola consegna del prospetto non basta, ribadendo la centralità di una corretta informazione per la validità dell'investimento.
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Onere della prova: contratto con l’editore giuridico
Un professionista si oppone a un decreto ingiuntivo di una casa editrice per la fornitura di materiale, lamentando la mancata consegna di un omaggio e l'applicazione di prezzi errati. Le corti di merito respingono in gran parte le sue difese, sottolineando come l'onere della prova delle proprie affermazioni gravasse su di lui. La Corte di Cassazione, prima di decidere nel merito dei quattordici motivi di ricorso, emette un'ordinanza interlocutoria per risolvere una questione procedurale legata alla notifica dell'atto, disponendo l'acquisizione del fascicolo d'ufficio.
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Azione revocatoria trust: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si pronuncia su un caso di azione revocatoria trust, stabilendo principi chiave sulla prescrizione e sull'oggetto dell'impugnazione. Dei creditori avevano agito per dichiarare inefficace un trust costituito dal loro debitore. La Corte Suprema ha rigettato il ricorso del debitore, chiarendo che il termine di prescrizione quinquennale decorre non dalla data dell'atto, ma dalla sua trascrizione, momento in cui i terzi ne acquisiscono conoscenza. Inoltre, ha affermato che l'azione revocatoria può legittimamente colpire l'atto istitutivo del trust, in quanto atto fondamentale e inscindibilmente connesso al successivo trasferimento dei beni.
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Onere della prova: vendita fittizia tra fratelli
In una controversia tra fratelli per il pagamento di azioni, la Corte di Cassazione ha stabilito che l'onere della prova dell'intestazione fittizia delle stesse spetta alla parte che la eccepisce. Un fratello aveva citato in giudizio la sorella per ottenere il pagamento del prezzo di una compravendita di azioni. La sorella si difendeva sostenendo che la titolarità del fratello era solo apparente, essendo il loro padre il vero proprietario. La Corte ha confermato la condanna al pagamento, ribadendo che, a fronte di un contratto valido, chi sostiene la simulazione deve fornirne la prova.
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Improcedibilità del ricorso: l’onere del deposito
Una società agricola ha visto il suo ricorso contro una compagnia assicurativa dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione. La causa di questa decisione sull'improcedibilità del ricorso risiede nella mancata presentazione della copia autentica della sentenza d'appello notificata, un adempimento procedurale ritenuto indispensabile per consentire alla Corte di verificare la tempestività dell'impugnazione.
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Fattibilità giuridica: no al concordato con beni sequestrati
La Corte di Cassazione ha confermato l'inammissibilità di una proposta di concordato preventivo a causa della mancanza di fattibilità giuridica. Il caso riguardava una società i cui beni aziendali erano stati sottoposti a sequestro preventivo penale. La Corte ha stabilito che la valutazione della fattibilità va condotta al momento della presentazione della domanda, e un piano basato sulla futura e incerta liberazione dei beni è inattuabile. Anche il successivo dissequestro a favore della curatela fallimentare non sana l'originaria inammissibilità, poiché i beni restano destinati alla procedura fallimentare e non a quella concordataria.
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Principio di autosufficienza: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per violazione del principio di autosufficienza. I ricorrenti, che contestavano un'azione revocatoria su un conferimento d'azienda, non hanno trascritto integralmente gli atti necessari a valutare le loro censure, rendendo impossibile per la Corte esaminare il merito della questione.
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Cessazione materia del contendere: accordo e sentenza
Una società sportiva, condannata in appello a risarcire un'altra società per oltre 14 milioni di euro a causa di illeciti gestionali, ha presentato ricorso in Cassazione. Durante il giudizio, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, risolvendo la controversia. La Corte di Cassazione, prendendo atto dell'accordo, ha dichiarato la cessazione della materia del contendere, stabilendo che ciò comporta la perdita di efficacia della sentenza impugnata e compensando le spese legali.
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Interesse ad agire: quando impugnare la clausola penale
La Cassazione chiarisce che l'interesse ad agire per impugnare una clausola penale in un contratto di leasing sorge solo con la vendita del bene. Senza questo evento, la domanda è prematura perché manca un pregiudizio concreto e attuale, rendendo impossibile valutare l'eccessività della penale. La Corte, pur revocando un precedente errore procedurale, ha rigettato nel merito il ricorso di due utilizzatrici.
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Improcedibilità ricorso Cassazione: Analisi Ord. 10812
La Corte di Cassazione dichiara l'improcedibilità di un ricorso a causa del mancato deposito della relata di notifica della sentenza impugnata. Il caso, originato da una disputa su forniture commerciali, evidenzia come il rigore formale sia essenziale per la verifica della tempestività dell'impugnazione, confermando la piena compatibilità della norma con il diritto a un equo processo. La decisione sottolinea che l'omissione di tale adempimento procedurale non è sanabile e conduce inevitabilmente alla declaratoria di improcedibilità ricorso Cassazione.
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