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Diritto Civile

Notifica verbale codice della strada: PEC o posta?

Un cittadino contesta un verbale del codice della strada, sostenendo che la notifica dovesse avvenire tramite PEC e non per posta. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che, per le violazioni commesse prima della riforma del 2017, la normativa speciale del Codice della Strada che prevedeva la notifica postale prevaleva sulle norme generali del Codice dell’Amministrazione Digitale. Pertanto, la notifica verbale codice della strada effettuata a mezzo posta era da considerarsi valida.

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Prova testimoniale: quando il giudice può escluderla?

Una società di scavi si è vista negare il pagamento per lavori di subappalto. La Corte d’Appello aveva respinto la sua richiesta, giudicando la prova testimoniale offerta come troppo generica. La Corte di Cassazione ha ribaltato questa decisione, affermando che un giudice non può escludere una testimonianza a priori basandosi su una valutazione prognostica. Se i fatti essenziali sono indicati, la prova è ammissibile e il giudice ha il dovere di approfondire con domande specifiche. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Eccezioni inammissibili: la Cassazione fa chiarezza

Due garanti hanno presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza che confermava il loro debito fideiussorio. Hanno sollevato questioni relative alla tutela del consumatore e contestazioni generiche sugli estratti conto. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che le eccezioni inammissibili erano state sollevate per la prima volta in Cassazione (questioni nuove) o erano formulate in modo troppo generico e prive di prove specifiche, confermando così le decisioni dei gradi precedenti.

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Giudicato esterno: quando una sentenza vale per sempre

La Cassazione ha confermato che il principio del giudicato esterno impedisce a un’amministrazione comunale di richiedere il pagamento del canone per l’occupazione di suolo pubblico (COSAP) se una sentenza precedente, tra le stesse parti e sullo stesso fatto, ha già negato tale diritto. La decisione sottolinea che, in rapporti di durata, una sentenza passata in giudicato ha effetto anche per il futuro, salvo cambiamenti normativi o fattuali.

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Spese legali: la Cassazione sulla riforma parziale

Una carrozzeria agisce in giudizio contro una compagnia assicurativa per il pagamento di crediti ceduti. Dopo una vittoria parziale in appello, la Corte di Cassazione interviene per chiarire un principio fondamentale sulle spese legali. Con l’ordinanza n. 18672/2025, la Corte stabilisce che la riforma parziale di una sentenza di primo grado comporta la caducazione automatica della statuizione sulle spese, obbligando il giudice d’appello a ricalcolarle in base all’esito finale della lite. Nel caso specifico, data la soccombenza reciproca, le spese sono state compensate per tutti i gradi di giudizio.

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Vizi immobile e prescrizione: la qualificazione del vizio

Un acquirente cita in giudizio la società venditrice a causa di gravi vizi di umidità che rendono inabitabile l’immobile acquistato. La Corte d’Appello dichiara l’azione prescritta, applicando il termine di un anno dalla consegna. La Corte di Cassazione, tuttavia, annulla la decisione, stabilendo che il giudice deve prima qualificare la natura del difetto. A seconda che si tratti di un semplice vizio o di un grave inadempimento contrattuale, cambiano i termini di prescrizione applicabili. La corretta analisi dei vizi immobile e prescrizione è quindi cruciale.

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Danni da fauna selvatica: rinvio alla pubblica udienza

Un imprenditore agricolo ha citato in giudizio una Regione per ottenere un indennizzo per i danni da fauna selvatica subiti. La Corte d’Appello ha accolto la richiesta, ma la Regione ha presentato ricorso in Cassazione sollevando complesse questioni di diritto regionale ed europeo, in particolare sulla compatibilità dell’indennizzo con le norme UE sugli aiuti di Stato. La Corte di Cassazione, rilevando la pendenza di una questione simile dinanzi alla Corte di Giustizia UE e la necessità di un esame approfondito, ha emesso un’ordinanza interlocutoria rinviando la causa a una pubblica udienza per la decisione finale.

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Permesso soggiorno famiglia: appello sempre ammesso

La Corte di Cassazione ha stabilito che i provvedimenti del Tribunale in materia di permesso soggiorno famiglia sono appellabili. Un cittadino straniero si era visto dichiarare inammissibile l’appello dalla Corte territoriale, che aveva erroneamente applicato le norme previste per la protezione internazionale. La Suprema Corte ha cassato la decisione, chiarendo che per queste controversie si applica il rito sommario di cognizione, le cui decisioni sono soggette ad appello secondo le regole ordinarie.

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Adeguamento ISTAT locazione: la clausola è nulla

Una controversia su uno sfratto per morosità porta la Cassazione a chiarire i limiti dell’adeguamento ISTAT locazione. La Corte dichiara inammissibile il ricorso del locatore, confermando la nullità di una clausola che prevedeva un aggiornamento automatico del canone. Viene ribadito che la richiesta di adeguamento deve essere annuale e che la risoluzione del contratto è giustificata solo in caso di inadempimento di non scarsa importanza, valutazione rimessa al giudice di merito.

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Responsabilità bancaria: nesso causale e prova

Una cliente ha citato in giudizio un istituto di credito per risarcimento danni, sostenendo che la revoca di un affidamento sul conto corrente della sua società le avesse causato una depressione, portando al pignoramento della sua abitazione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. Il motivo principale è la mancata prova del nesso causale tra la condotta della banca sul conto societario e i pregiudizi personali della socia. Questa ordinanza sottolinea l’importanza cruciale della prova nella responsabilità bancaria e la netta separazione tra il patrimonio di una società e quello personale dei suoi soci.

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Competenza per valore: come si calcola nell'esecuzione

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come si determina la competenza per valore in un procedimento di opposizione all’esecuzione. A fronte di un pignoramento per un importo modesto, la società debitrice aveva proposto opposizione eccependo in compensazione un controcredito di valore superiore e formulando una domanda riconvenzionale. Il Tribunale si era dichiarato incompetente, ritenendo competente il Giudice di Pace sulla base del solo importo iniziale. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che il valore della domanda riconvenzionale si somma a quello della pretesa originaria, radicando così la competenza del Tribunale.

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Remunerazione medici specializzandi: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul diritto alla remunerazione dei medici specializzandi per la mancata attuazione di direttive europee. L’ordinanza chiarisce che i medici iscritti a corsi di specializzazione a cavallo degli anni 1982-1983 hanno diritto a un indennizzo, ma solo per il periodo successivo al 1° gennaio 1983. Viene inoltre confermato che la responsabilità grava unicamente sulla Presidenza del Consiglio dei Ministri, escludendo gli altri Ministeri se la relativa statuizione di primo grado non è stata appellata. La Corte ha infine ribadito che il criterio di liquidazione del danno è quello equitativo previsto dalla Legge n. 370/1999, escludendo rivalutazione e interessi compensativi.

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Diniego di giurisdizione e limiti della Cassazione

La Corte di Cassazione, Sezioni Unite, ha stabilito che un’errata interpretazione della legge da parte del Consiglio di Stato non costituisce un diniego di giurisdizione. Il caso riguardava una casa di cura che contestava un tetto di spesa imposto da una Regione, sostenendo che l’accettazione di una “clausola di salvaguardia” nel contratto non potesse precludere il diritto di difesa. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il suo controllo si limita ai soli “limiti esterni” della giurisdizione, senza poter entrare nel merito delle scelte ermeneutiche del giudice amministrativo, e ha sanzionato la ricorrente per abuso del processo.

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Contratto pubblico retroattivo: sì della Cassazione

Una struttura sanitaria privata eroga prestazioni per un anno intero, ma il contratto con l’ente sanitario locale viene formalizzato solo l’anno successivo. L’ente si rifiuta di pagare, eccependo la nullità del contratto perché non preventivo. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16221/2025, ribalta la decisione di merito, affermando la validità del contratto pubblico retroattivo. La Corte chiarisce che, nel settore sanitario, la stipula è l’atto finale di un complesso procedimento amministrativo e che il ritardo, dovuto alla tardiva fissazione dei tetti di spesa, è ‘fisiologico’. Pertanto, un contratto firmato post-prestazione può legittimamente avere efficacia retroattiva, sanando le prestazioni già eseguite.

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Prescrizione medici specializzandi: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato la prescrizione del diritto al risarcimento per un gruppo di medici specializzandi che non avevano ricevuto un’adeguata remunerazione durante la loro formazione, a causa della tardiva attuazione di direttive comunitarie. La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato, secondo cui il termine di prescrizione decennale per l’azione di risarcimento del danno è iniziato a decorrere il 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore della legge n. 370/99. Di conseguenza, le azioni legali intraprese nel 2014 sono state ritenute tardive. I ricorrenti sono stati anche condannati per abuso dello strumento processuale per aver insistito su una questione giuridica ormai risolta da tempo.

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Trasferimento Dublino: no stop senza carenze sistemiche

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15773/2025, ha accolto il ricorso del Ministero dell’Interno, annullando la decisione del Tribunale di Roma che aveva bloccato il trasferimento Dublino di un richiedente asilo verso la Germania. La Corte ha stabilito che un giudice non può sindacare la valutazione sul rischio di respingimento indiretto fatta da un altro Stato membro, a meno che non sussistano prove di carenze sistemiche nella procedura di asilo e accoglienza di tale Stato. La decisione si allinea ai principi della Corte di Giustizia UE e delle Sezioni Unite, riaffermando il principio di reciproca fiducia tra gli Stati membri. Il caso è stato rinviato al Tribunale per un nuovo esame alla luce di questi principi.

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Querela di falso: Cassazione su onere della prova

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’impresa edile avverso la sentenza che accoglieva una querela di falso. La decisione della Corte d’Appello, basata su prove presuntive per accertare la falsità della data di iscrizione di riserve contabili, è stata ritenuta corretta. La Cassazione ribadisce che il suo ruolo non è riesaminare i fatti, ma controllare la corretta applicazione della legge, confermando che la valutazione delle prove spetta al giudice di merito.

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Onere della prova parcheggio: chi prova il danno?

Un automobilista chiede il risarcimento per i danni alla sua auto, sostenendo che siano avvenuti mentre era parcheggiata in un’autorimessa a pagamento. La Corte di Cassazione, confermando la decisione di merito, chiarisce che l’onere della prova parcheggio grava sul cliente, il quale deve dimostrare non solo il danno, ma anche che questo si è verificato durante il periodo di custodia del veicolo. Poiché tale prova non è stata fornita in modo adeguato, il ricorso dell’automobilista è stato respinto.

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Ricorso in Cassazione: requisiti di ammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso avverso una sentenza che accoglieva un’azione revocatoria. La decisione si fonda sulla violazione dei requisiti formali dell’atto, in particolare del principio di autosufficienza. La Corte ribadisce che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per riesaminare i fatti, ma deve limitarsi al controllo sulla corretta applicazione della legge.

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Contraddittorio processuale: stop a decisioni a sorpresa

Una controversia su accordi patrimoniali post-matrimoniali arriva in Cassazione. La Corte annulla la sentenza d’appello perché il giudice aveva deciso la causa basandosi su una questione (l’indeterminatezza dell’oggetto dei contratti) sollevata d’ufficio senza prima discuterla con le parti, violando così il principio del contraddittorio processuale. La decisione sottolinea che non sono ammesse sentenze ‘a sorpresa’, specialmente in un giudizio di rinvio, dove questioni pregiudiziali non contestate in precedenza si considerano coperte da giudicato implicito.

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