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Diritto Civile

Istanze istruttorie: la mancata reiterazione non è rinuncia
In un caso di restituzione di somme per una compravendita immobiliare non conclusa, la Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata reiterazione delle istanze istruttorie in un'udienza d'appello non costituisce una rinuncia implicita. La Corte ha accolto il ricorso degli eredi del venditore, cassando la sentenza d'appello e rinviando il caso per una nuova valutazione delle prove che erano state erroneamente ritenute abbandonate.
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Responsabilità professionale ingegnere: il nesso causale
Una cliente ha citato in giudizio il proprio ingegnere per responsabilità professionale, accusandolo di non aver portato a termine una pratica di condono edilizio. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. Il punto cruciale della decisione è la mancanza di prova del nesso di causalità: la cliente non è riuscita a dimostrare con certezza che, anche con un operato impeccabile del professionista, avrebbe ottenuto la sanatoria. La Corte ha sottolineato che la mera possibilità di successo non è sufficiente a fondare la responsabilità professionale dell'ingegnere.
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Onere della prova: Ente nega pagamenti? Deve provarlo
Una società organizzatrice di eventi musicali si è vista negare delle maggiorazioni economiche da un ente di gestione dei diritti d'autore. L'ente sosteneva che gli eventi non avessero il carattere spettacolare richiesto dal proprio regolamento. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'onere della prova spetta all'ente che nega il pagamento. Non è sufficiente una mera dichiarazione per giustificare il diniego per tutti i concerti, ma è necessario fornire prove concrete per ciascuno di essi, ribadendo un principio fondamentale sull'onere della prova.
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Vittime del dovere: assegno vitalizio equiparato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9494/2024, ha stabilito che l'assegno vitalizio per le vittime del dovere deve essere equiparato a quello, di importo superiore, previsto per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata. Gli eredi di una vittima del dovere si erano visti negare l'adeguamento dell'assegno dai giudici di merito. La Suprema Corte ha cassato la sentenza d'appello, affermando che il principio di uguaglianza e la consolidata giurisprudenza impongono un trattamento economico identico, respingendo l'idea di un adeguamento graduale.
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Patto di stabilità: risarcimento per inadempimento
Una società, promittente venditrice di un complesso industriale, si era impegnata in un contratto preliminare a garantire un patto di stabilità triennale per i lavoratori, che sarebbero stati assunti dalla società acquirente. A causa dell'inadempimento della venditrice, il contratto definitivo non è stato stipulato e i lavoratori sono stati licenziati. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna della società venditrice al risarcimento del danno, chiarendo che il diritto dei lavoratori deriva dalla violazione dell'obbligo contrattuale assunto in loro favore (contratto a favore di terzo), e non dalle norme sul licenziamento illegittimo.
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Risarcimento danno direttiva: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di un risarcimento danno direttiva, dovuto dallo Stato per la mancata attuazione di una normativa europea a tutela delle vittime di reati violenti. L'ordinanza chiarisce un importante principio processuale: se in appello non viene specificamente contestato l'ammontare (quantum) del risarcimento stabilito in primo grado, tale punto non può essere sollevato per la prima volta in Cassazione. La Corte ha quindi rigettato il ricorso dello Stato, non per una valutazione nel merito della quantificazione del danno, ma perché il motivo del ricorso verteva su una questione estranea al perimetro del giudizio di appello, confermando così la condanna.
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Servitù di passaggio apparente: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9450/2024, interviene su un caso di servitù di passaggio apparente tra fondi originariamente appartenenti a un unico proprietario e poi divisi tra eredi. La Corte ha cassato la decisione di merito, chiarendo che la sola esistenza di una strada o di un sentiero non è sufficiente per dimostrare il requisito dell'apparenza. È necessario un 'quid pluris', ovvero la prova che tali opere siano state realizzate specificamente per dare accesso al fondo dominante attraverso quello servente, manifestando in modo non equivoco l'esistenza di un peso stabile.
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Cessione del credito: diritti del cessionario e clausole
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9479/2024, ha chiarito importanti aspetti sulla cessione del credito. Nel caso esaminato, una società debitrice si opponeva al precetto di un nuovo creditore (cessionario), sostenendo che il debito originario fosse stato estinto da una transazione e che, in ogni caso, il nuovo creditore non potesse avvalersi della clausola risolutiva espressa contenuta in tale accordo. La Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che la transazione in questione era conservativa e non novativa, quindi non aveva estinto il rapporto originario. Di conseguenza, con l'inadempimento del debitore, il debito originario è tornato esigibile. Fondamentalmente, la Corte ha affermato che la cessione del credito trasferisce al cessionario non solo il diritto alla prestazione, ma anche tutti i diritti accessori, inclusa la facoltà di avvalersi della clausola risolutiva espressa, in quanto strumento di tutela del credito stesso.
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Fondamento autonomo interessi: quando non sono dovuti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9485/2024, ha stabilito un principio cruciale in materia di obbligazioni pecuniarie. In un caso tra una società di servizi ambientali e un ente metropolitano, la Corte ha chiarito che gli interessi legali hanno un fondamento autonomo rispetto al debito principale. Se il giudice di primo grado omette di condannare al pagamento degli interessi e la parte creditrice non appella specificamente tale omissione, il giudice d'appello non può concederli d'ufficio. La sentenza di secondo grado è stata quindi cassata su questo punto, escludendo gli interessi dalla condanna finale.
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Commercio itinerante: autorizzazione valida in Italia
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'autorizzazione per il commercio itinerante è valida su tutto il territorio nazionale, non solo nella regione di rilascio. La sentenza ha annullato una sanzione amministrativa emessa da un Comune nei confronti di un venditore ambulante che operava al di fuori della regione in cui aveva ottenuto la licenza. La decisione si fonda sui principi europei di liberalizzazione e libera prestazione dei servizi, affermando che non esistono motivi imperativi di interesse generale per limitare territorialmente questa specifica attività commerciale.
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Assicurazione auto: multa valida in area privata
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'obbligo di assicurazione auto sussiste anche se il veicolo è parcheggiato in un'area privata. Con la sentenza in esame, è stato chiarito che il criterio determinante non è la natura pubblica o privata del luogo di sosta, ma l'idoneità del veicolo alla circolazione. Un'automobile immatricolata e non ritirata dalla circolazione deve essere sempre coperta da assicurazione, poiché rappresenta un potenziale pericolo. La Corte ha quindi annullato la decisione di un tribunale che aveva escluso la violazione per un veicolo in sosta in un parcheggio privato di un ristorante, ritenendo irrilevante la presunta buona fede del proprietario.
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Contrassegno assicurativo: multa nulla dopo il 2015
Un automobilista è stato multato per non aver esibito il contrassegno assicurativo. La Corte di Cassazione ha annullato la sanzione, stabilendo che dopo la dematerializzazione del 2015, la richiesta di esibire il vecchio tagliando è illegittima, dato che la verifica della copertura deve avvenire tramite database telematici.
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Litisconsorzio necessario: compenso custode e nullità
Una società custode di veicoli sequestrati ha agito in giudizio contro il Ministero della Giustizia e quello dell'Economia per ottenere il pagamento delle proprie spettanze. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso incidentale dei Ministeri, ha dichiarato la nullità del procedimento per violazione del litisconsorzio necessario. La Corte ha stabilito che, in cause di questo tipo, devono essere citati in giudizio tutti i soggetti potenzialmente obbligati al pagamento, inclusi il Pubblico Ministero e gli originari aventi diritto alla restituzione dei beni, per garantire l'integrità del contraddittorio.
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Prededucibilità danno ambientale: no senza utilità
La Corte di Cassazione ha negato la prededucibilità del danno ambientale nel contesto di un'amministrazione straordinaria. Il credito dello Stato per la bonifica di siti inquinati da una holding non ha ottenuto la priorità di pagamento poiché i terreni non erano di proprietà della società insolvente, ma delle sue controllate. Di conseguenza, la bonifica non avrebbe arrecato un'utilità diretta alla massa dei creditori della capogruppo, requisito fondamentale per il riconoscimento della prededucibilità in questa specifica procedura concorsuale.
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Dichiarazione contanti frontiera: quando va fatta?
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'obbligo di dichiarazione contanti frontiera sorge nel preciso istante in cui si attraversa il confine nazionale. Un automobilista, sanzionato per aver importato una somma superiore al limite senza averla dichiarata, aveva sostenuto di poter regolarizzare la sua posizione presso il primo ufficio doganale disponibile. La Corte ha rigettato questa interpretazione, affermando che la violazione si perfeziona con la semplice omissione al momento del passaggio, rendendo irrilevante l'intenzione di dichiarare in un secondo momento. La finalità della norma è prevenire l'introduzione di proventi illeciti, e consentire una dichiarazione successiva vanificherebbe questo scopo.
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Risarcimento terzo trasportato: no con un solo veicolo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26681/2025, ha negato il risarcimento diretto al terzo trasportato in un incidente stradale che ha coinvolto un solo veicolo. Il caso riguardava una passeggera di un motoveicolo ferita a seguito di una collisione con un cervo. La Corte ha stabilito che l'azione speciale prevista dall'art. 141 del Codice delle Assicurazioni richiede necessariamente il coinvolgimento di almeno due veicoli. In assenza di tale presupposto, il passeggero deve agire con l'azione ordinaria prevista dall'art. 144 dello stesso codice.
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Ritenuta d’acconto agenti: Cassazione sulla tassazione
La Corte di Cassazione ha confermato che l'indennità di fine rapporto corrisposta a un agente è soggetta a ritenuta d'acconto. L'ordinanza analizza la natura fiscale di tale indennità, qualificandola come reddito da lavoro autonomo e respingendo il ricorso dell'agente. Il caso chiarisce l'obbligo del sostituto d'imposta di applicare la ritenuta d'acconto agenti su queste somme, consolidando un principio giurisprudenziale importante.
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Revoca mandato avvocato: come si calcola il compenso?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la revoca del mandato all'avvocato prima della conclusione della causa rende inefficace il patto di quota lite. Il professionista ha comunque diritto a un compenso per l'attività svolta. La sentenza analizza un caso in cui una cliente si opponeva a un decreto ingiuntivo per le parcelle, ma il suo ricorso è stato respinto per genericità e carenze procedurali, confermando l'obbligo di pagamento del compenso professionale.
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Clausola esonero responsabilità: inefficace vs terzi
Una recente sentenza della Cassazione chiarisce l'inefficacia della clausola esonero responsabilità nei confronti di terzi danneggiati. Il caso riguardava una società ferroviaria condannata in solido con l'appaltatore per danni causati da errori di progettazione, nonostante una clausola contrattuale che attribuiva ogni responsabilità all'impresa esecutrice. La Corte ha stabilito che tali patti hanno valore solo tra le parti (committente e appaltatore) e non possono pregiudicare i diritti dei terzi, né quelli dell'assicuratore che si surroga nei loro diritti.
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Danno da risoluzione: esclusi i profitti futuri
Una società agricola aveva promesso di vendere quote di produzione e i futuri diritti derivanti da una riforma UE. Al rifiuto di trasferire i nuovi "aiuti disaccoppiati", gli acquirenti hanno chiesto la risoluzione del contratto. La Cassazione ha confermato la risoluzione per grave inadempimento, ma ha corretto il calcolo del danno da risoluzione. Ha stabilito che il risarcimento non può includere i profitti che sarebbero maturati dopo la domanda giudiziale e deve corrispondere alla perdita netta dell'operazione, non al valore lordo della prestazione mancata.
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