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Diritto buono pasto: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’azienda sanitaria contro la sentenza che riconosceva il diritto buono pasto a un infermiere per i turni notturni. La decisione sottolinea l’importanza del rispetto dei requisiti formali e del principio di specificità nell’atto di ricorso, rendendo definitiva la decisione di merito favorevole al lavoratore.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Diritto Buono Pasto per Turni Notturni: la Cassazione Conferma la Sentenza d’Appello

La recente ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, ha posto fine a una controversia sul diritto buono pasto per i lavoratori turnisti del settore sanitario, in particolare per coloro che operano durante le ore notturne. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’Azienda Sanitaria, confermando di fatto la decisione della Corte d’Appello che aveva riconosciuto tale diritto a un infermiere. Analizziamo la vicenda e le importanti implicazioni processuali della decisione.

I Fatti di Causa

Un infermiere, dipendente di un’Azienda Sanitaria Locale e impiegato in turni di lavoro che includevano la fascia oraria 20:00 – 8:00, aveva richiesto il riconoscimento del proprio diritto a usufruire del servizio mensa, o in alternativa del buono pasto, per il periodo compreso tra il 1° febbraio 2002 e il 31 dicembre 2008.

La richiesta si fondava sull’interpretazione della normativa contrattuale collettiva (CCNL Sanità), che lega il diritto al buono pasto non solo alla durata della prestazione lavorativa, ma anche alla sua “particolare articolazione”, tale da rendere difficoltoso o impossibile il consumo del pasto secondo le normali abitudini.

Il Percorso Giudiziario e l’Evoluzione della Controversia

In primo grado, il Tribunale aveva respinto la domanda del lavoratore. Successivamente, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo il gravame dell’infermiere. I giudici di secondo grado avevano valorizzato l’espressione “particolare articolazione dell’orario di lavoro”, contenuta nell’art. 29 del CCNL Sanità del 2001, ritenendo che il turno notturno rientrasse pienamente in tale casistica, generando così l’esigenza tutelata dal buono pasto.

A sostegno di questa interpretazione, la Corte territoriale aveva richiamato anche un accordo sindacale aziendale del 2008 che aveva esplicitamente esteso il diritto al buono pasto al personale in servizio nel turno notturno, considerandolo non come una novità, ma come una specificazione di un diritto già esistente.

Il Ricorso in Cassazione e il Diritto Buono Pasto

L’Azienda Sanitaria, soccombente in appello, ha presentato ricorso per cassazione affidandosi a tre motivi principali:

1. Prescrizione del diritto: L’azienda ha reiterato l’eccezione di prescrizione quinquennale.
2. Erronea interpretazione delle norme: Ha lamentato una scorretta interpretazione del CCNL e degli accordi sindacali, sostenendo che solo l’accordo del 2008 avesse esteso il diritto al turno notturno, e quindi non potesse avere effetto retroattivo.
3. Omesso esame di un fatto decisivo: Ha contestato la mancata valutazione dell’accordo sindacale del 1996, che limitava il buono pasto alla fascia oraria diurna (12:30-14:30).

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato tutti e tre i motivi di ricorso inammissibili, senza quindi entrare nel merito della questione sul diritto al buono pasto. La decisione si fonda interamente su ragioni di carattere processuale, offrendo importanti spunti sulla corretta redazione di un ricorso in sede di legittimità.

Inammissibilità del Primo Motivo (Prescrizione)

La Corte ha giudicato la censura sulla prescrizione inammissibile perché si limitava a “reiterare” un’eccezione sollevata in primo grado, senza rispettare i requisiti minimi di specificità richiesti dall’art. 366 c.p.c. Il ricorrente, infatti, non aveva specificato se e come avesse riproposto formalmente tale eccezione in appello, facendo così scattare la presunzione di rinuncia.

Inammissibilità del Secondo e Terzo Motivo

Anche gli altri due motivi sono stati ritenuti inammissibili per un fondamentale difetto di specificità. L’azienda ricorrente si è limitata a lamentare un’erronea interpretazione e un omesso esame degli accordi sindacali senza però, come imposto dalla legge, riprodurre nel ricorso i passaggi testuali di tali accordi. Questo ha impedito alla Suprema Corte di valutare la fondatezza delle censure. Inoltre, la Corte ha sottolineato la contraddittorietà del secondo motivo e ha chiarito che il terzo motivo non lamentava un vero “omesso esame di un fatto decisivo”, ma si doleva del mero contrasto interpretativo tra la sentenza di primo grado e quella d’appello, il che non costituisce un valido motivo di ricorso ai sensi dell’art. 360, n. 5, c.p.c.

Conclusioni

L’ordinanza in esame, pur non pronunciandosi direttamente sul merito del diritto buono pasto per i turnisti notturni, ha un’importante valenza pratica. Rendendo definitiva la sentenza della Corte d’Appello, conferma indirettamente la tesi favorevole al lavoratore. Soprattutto, ribadisce un principio fondamentale del processo di Cassazione: la necessità di redigere un ricorso rigoroso, specifico e autosufficiente. La mancata osservanza di questi requisiti formali conduce all’inammissibilità del ricorso, precludendo l’esame nel merito delle questioni sollevate e cristallizzando la decisione del giudice precedente.

Un lavoratore che svolge un turno di notte ha diritto al buono pasto?
Sì, la Corte d’Appello ha riconosciuto questo diritto basandosi sulla “particolare articolazione dell’orario di lavoro”. La Corte di Cassazione, dichiarando inammissibile il ricorso dell’azienda per vizi formali, ha di fatto reso definitiva tale decisione favorevole al lavoratore.

Perché il ricorso dell’azienda sanitaria è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per gravi vizi formali. I motivi erano generici, non rispettavano il principio di specificità (ad esempio, non riportavano i testi degli accordi sindacali contestati) e sollevavano questioni non ammissibili in sede di legittimità, come il semplice disaccordo con l’interpretazione dei giudici di appello.

Cosa significa che un motivo di ricorso è inammissibile per difetto di specificità?
Significa che il motivo è stato formulato in modo troppo vago. Per legge, chi ricorre in Cassazione deve indicare con assoluta precisione quali norme ritiene violate e quali parti della sentenza impugnata sono errate, riportando anche i passaggi essenziali dei documenti su cui si fonda la critica. In assenza di tale dettaglio, la Corte non può esaminare il motivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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