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Diritto all’informativa e respingimento: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato un decreto di respingimento nei confronti di un cittadino straniero, affermando il principio fondamentale del diritto all’informativa. La Corte ha stabilito che la semplice firma su un ‘foglio notizie’ non è sufficiente a provare che la persona sia stata adeguatamente informata della possibilità di richiedere protezione internazionale. La mancanza di una informativa completa, effettiva e comprensibile rende illegittimo il provvedimento di allontanamento.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Diritto all’Informativa: No al Respingimento senza Informazioni Chiare

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio cardine nella gestione dei flussi migratori: il diritto all’informativa per i cittadini stranieri che arrivano sul territorio nazionale. Una decisione che annulla un decreto di respingimento, sottolineando che una dichiarazione di non voler chiedere protezione internazionale è valida solo se preceduta da una comunicazione completa ed effettiva dei propri diritti. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Un cittadino di origine tunisina, giunto a Lampedusa, veniva sottoposto alle procedure di identificazione presso l’hotspot locale. Il giorno successivo al suo arrivo, il Questore emetteva nei suoi confronti un decreto di respingimento, accompagnato da un provvedimento di trattenimento in un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR).

L’uomo impugnava il decreto di respingimento, lamentando di non essere mai stato informato della possibilità di richiedere la protezione internazionale. Il suo ricorso, inizialmente respinto dal Giudice di Pace, veniva accolto una prima volta dalla Corte di Cassazione, che rinviava il caso per un nuovo esame. Tuttavia, anche in sede di rinvio, il Giudice di Pace rigettava nuovamente il ricorso, basandosi su un “foglio notizie” sottoscritto dal cittadino straniero, nel quale egli avrebbe dichiarato di essere venuto in Italia per motivi di lavoro. Contro questa seconda decisione, l’uomo proponeva un nuovo ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica e il Diritto all’Informativa

Il cuore della controversia risiede in una domanda fondamentale: la semplice compilazione e sottoscrizione di un modulo prestampato, il cosiddetto “foglio notizie”, può essere considerata una prova sufficiente che lo straniero sia stato correttamente informato dei suoi diritti?

La difesa del ricorrente sosteneva di no, evidenziando che l’obbligo di fornire un’informativa completa sulla procedura di protezione internazionale è un adempimento preliminare ed essenziale. Una dichiarazione fatta “al buio”, ovvero senza la piena consapevolezza delle alternative legali a disposizione, non può essere considerata una valida rinuncia a un diritto fondamentale.

Le Motivazioni della Cassazione sul Diritto all’Informativa

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendo pienamente la tesi difensiva. Gli Ermellini hanno chiarito che il diritto all’informativa, previsto sia dalla normativa nazionale (art. 10 ter del D.Lgs. 286/98) sia da quella europea, costituisce un obbligo inderogabile per l’Amministrazione. Questo obbligo non è assolto con la mera compilazione di un questionario.

La Corte ha specificato che l’informativa deve essere:
1. Completa ed effettiva: Deve spiegare in modo chiaro la procedura per la protezione internazionale, i programmi di ricollocazione e la possibilità del rimpatrio volontario assistito.
2. Comprensibile: Deve essere fornita in una lingua che lo straniero possa capire, se necessario con l’ausilio di un interprete o di un mediatore culturale.
3. Preventiva: Deve essere data prima che lo straniero renda qualsiasi dichiarazione sulle sue intenzioni.

I giudici hanno inoltre richiamato la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che ha già criticato la pratica dei “fogli notizie”, definendoli spesso questionari stringati e poco comprensibili, inadatti a garantire un’effettiva informazione. Di conseguenza, l’onere di provare che l’informativa sia stata fornita correttamente spetta all’Amministrazione, e tale prova non era emersa nel corso del giudizio. La dichiarazione del ricorrente di essere venuto per lavoro, resa senza previa informazione, è stata quindi ritenuta irrilevante.

Le Conclusioni

In accoglimento del ricorso, la Corte di Cassazione non si è limitata a cassare la decisione del Giudice di Pace, ma ha deciso direttamente nel merito, annullando l’originario decreto di respingimento. Questa pronuncia rafforza in modo significativo le tutele per i cittadini stranieri al momento del loro arrivo in Italia. Stabilisce un principio chiaro: non può esserci un legittimo provvedimento di allontanamento se prima non viene garantito, in modo sostanziale e non meramente formale, il fondamentale diritto all’informativa. Si tratta di una garanzia essenziale per assicurare la correttezza delle procedure di identificazione e per proteggere i diritti umani di persone in condizione di vulnerabilità.

È sufficiente far firmare a un migrante un modulo per dimostrare che ha rinunciato a chiedere protezione internazionale?
No, secondo la Corte di Cassazione non è sufficiente. La firma su un ‘foglio notizie’ o un modulo simile non ha valore se non è preceduta da una completa, effettiva e comprensibile informativa sul diritto di chiedere protezione internazionale.

Su chi ricade l’onere di provare che l’informativa sui diritti è stata data correttamente?
L’onere della prova ricade sull’Amministrazione (in questo caso, la Questura). Deve dimostrare non solo che un’informativa è stata data, ma anche le modalità (lingua, presenza di un mediatore) utilizzate per garantirne la piena comprensione da parte dello straniero.

Quali sono le conseguenze se il diritto all’informativa non viene rispettato?
La violazione del diritto all’informativa rende illegittimo il successivo decreto di respingimento. Come stabilito in questo caso, il provvedimento può essere direttamente annullato dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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