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Diritto all’assunzione: quando non spetta lo scorrimento

La Corte di Cassazione ha negato il diritto all’assunzione a dipendenti pubblici risultati idonei in una graduatoria per una progressione di carriera. La decisione si fonda su due pilastri: la mancanza di una specifica autorizzazione governativa per i posti eccedenti i primi coperti e l’entrata in vigore di una nuova legge (ius superveniens) prima dell’approvazione della graduatoria. Secondo la Corte, i candidati vantavano solo una mera aspettativa e non un diritto quesito, poiché la loro posizione giuridica non si era ancora consolidata.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Diritto all’Assunzione: Idoneo in Graduatoria Non Significa Posto Assicurato

Essere dichiarati ‘idonei’ in un concorso pubblico è spesso visto come un passo decisivo verso l’assunzione. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda che non sempre questa posizione si traduce in un automatico diritto all’assunzione. La pronuncia analizza un caso complesso che coinvolge una procedura di progressione interna, un numero di posti autorizzati inferiore a quelli banditi e l’intervento di una nuova legge che ha cambiato le carte in tavola. Vediamo come i giudici hanno sciolto questo intricato nodo giuridico.

Il Caso: La Promozione Bloccata dalla Burocrazia e da una Nuova Legge

La vicenda ha origine da una procedura selettiva indetta da un Ministero per la progressione di carriera dei propri dipendenti da un’area funzionale a quella superiore. Il bando prevedeva quasi mille posti, ma l’autorizzazione governativa iniziale era stata concessa solo per circa la metà. Il bando stesso specificava che l’inquadramento per i posti restanti sarebbe avvenuto solo dopo l’ottenimento di un’ulteriore e successiva autorizzazione.

Due dipendenti, classificatisi in posizione utile per i posti non ancora autorizzati, hanno fatto ricorso per ottenere l’inquadramento superiore. A complicare il quadro, prima che le graduatorie finali venissero approvate, è entrato in vigore il D.Lgs. 150/2009 (la cosiddetta ‘Riforma Brunetta’), che ha modificato radicalmente le modalità di progressione verticale nella Pubblica Amministrazione, limitando fortemente le procedure interamente riservate al personale interno.

La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva dato ragione al Ministero, negando il diritto dei lavoratori. La questione è quindi approdata in Cassazione.

Il Diritto all’Assunzione e l’Impatto dello Ius Superveniens

Il punto centrale della controversia ruota attorno alla natura della posizione giuridica dei candidati idonei. Si tratta di un ‘diritto quesito’, cioè un diritto ormai consolidato e intangibile, oppure di una ‘mera aspettativa’? La Cassazione ha chiarito che la posizione giuridica soggettiva del candidato si trasforma in un vero e proprio diritto all’assunzione solo quando la graduatoria viene approvata e il candidato si trova in posizione utile rispetto ai posti messi a concorso e effettivamente disponibili.

Nel caso di specie, al momento dell’entrata in vigore della nuova legge (ius superveniens), mancavano due elementi fondamentali:
1. L’autorizzazione governativa: I posti per cui i ricorrenti erano idonei non erano stati ancora autorizzati. Il bando stesso subordinava l’assunzione a questa condizione, che non si è mai verificata.
2. L’approvazione della graduatoria: La graduatoria non era ancora stata approvata, quindi la posizione dei candidati non era ancora definitiva.

Di conseguenza, i ricorrenti vantavano solo una mera aspettativa, che non è resistente alle modifiche normative sopravvenute.

La Posizione della Cassazione: Quando l’Aspettativa Non Diventa Diritto

La Suprema Corte ha confermato in toto la sentenza d’appello, rigettando il ricorso dei dipendenti. Ha ribadito che le procedure di progressione verticale, comportando un inquadramento in un’area superiore, sono equiparabili a nuove assunzioni e, come tali, soggette alle stesse regole, inclusa la necessità di un’autorizzazione preventiva per la copertura dei posti.

Inoltre, i giudici hanno escluso che i lavoratori potessero vantare un legittimo affidamento, poiché il bando di concorso era esplicito nel condizionare l’assunzione per i posti aggiuntivi al rilascio di una futura autorizzazione. Non essendo mai intervenuta tale autorizzazione, l’Amministrazione non aveva alcun obbligo di procedere allo scorrimento della graduatoria.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si articolano su diversi punti chiave:
Mancanza della condizione sospensiva: L’assunzione per i posti oltre il primo scaglione era esplicitamente subordinata all’autorizzazione governativa. Questa condizione non si è mai avverata, rendendo inesigibile la pretesa dei candidati.
Applicabilità dello ius superveniens: Poiché i candidati non avevano maturato un diritto soggettivo pieno (diritto quesito) prima dell’entrata in vigore della riforma del 2009, la nuova normativa si applicava pienamente alla procedura in corso, precludendo le modalità di progressione previste dal vecchio sistema.
Natura della posizione del candidato: Fino all’approvazione della graduatoria e alla verifica della copertura dei posti, il candidato idoneo vanta solo una mera aspettativa, non un diritto soggettivo all’assunzione. Questo principio vale a maggior ragione quando la disponibilità stessa dei posti è condizionata a un atto esterno come un’autorizzazione.
Inesistenza del legittimo affidamento: La chiarezza del bando nel porre la condizione dell’autorizzazione esclude che i partecipanti potessero aver sviluppato una ragionevole e tutelabile fiducia nel futuro scorrimento della graduatoria.

Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti di riflessione per chiunque partecipi a concorsi e selezioni pubbliche. Insegna che essere ‘idonei’ non è una garanzia assoluta. È fondamentale analizzare con attenzione il bando, soprattutto per quanto riguarda le condizioni che regolano la copertura dei posti e l’eventuale scorrimento. La decisione ribadisce un principio cardine del diritto amministrativo: l’azione della Pubblica Amministrazione è vincolata al rispetto delle normative vigenti, e un cambiamento legislativo può legittimamente incidere su procedure in corso, a patto che non siano lesi diritti già pienamente acquisiti. In assenza di un diritto quesito, prevale la nuova legge, e la semplice aspettativa del candidato è destinata a cedere il passo.

Avere superato un concorso come ‘idoneo’ ma non ‘vincitore’ dà automaticamente il diritto all’assunzione se si liberano altri posti?
No. Secondo la sentenza, il candidato idoneo non vincitore vanta solo una mera aspettativa, non un diritto soggettivo all’assunzione. Tale diritto sorge solo quando l’amministrazione decide di coprire i posti ulteriori tramite scorrimento e sono presenti tutte le condizioni necessarie, come l’autorizzazione alla spesa.

Una nuova legge (ius superveniens) può modificare le regole di un concorso già avviato?
Sì. La sentenza chiarisce che una nuova normativa può incidere su una procedura concorsuale in corso, modificandone le regole, a condizione che i candidati non abbiano ancora maturato un ‘diritto quesito’, cioè un diritto già consolidato. Fino all’approvazione della graduatoria e alla verifica della disponibilità dei posti, la posizione del candidato è considerata una semplice aspettativa e quindi soggetta alle modifiche legislative.

Per procedere con lo scorrimento di una graduatoria nella Pubblica Amministrazione è sempre necessaria un’autorizzazione specifica?
Sì. La decisione sottolinea che le progressioni verticali sono equiparate a nuove assunzioni e richiedono quindi l’autorizzazione preventiva per la copertura dei posti. La mancanza di tale autorizzazione, soprattutto se prevista come condizione esplicita nel bando, impedisce all’amministrazione di procedere all’inquadramento e non fa sorgere alcun diritto in capo ai candidati idonei.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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