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Diritto all’assunzione: che succede se la PA cambia?

Un lavoratore, vincitore di un concorso pubblico nel 1988, si è visto negare l’impiego perché l’ente comunale ha successivamente eliminato la posizione dalla sua pianta organica. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del lavoratore, stabilendo che il diritto all’assunzione del vincitore di concorso non è assoluto. L’amministrazione pubblica ha il potere discrezionale di modificare la propria organizzazione interna per esigenze funzionali, trasformando il diritto soggettivo del vincitore in un interesse legittimo, e può legittimamente decidere di non procedere con l’assunzione.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Diritto all’assunzione: Non è per sempre se la PA cambia idea

Il diritto all’assunzione per chi vince un concorso pubblico è uno dei pilastri del nostro sistema di reclutamento nella Pubblica Amministrazione. Ma cosa accade se, a distanza di anni, l’ente pubblico decide di sopprimere quella posizione? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta proprio questo delicato tema, bilanciando le legittime aspettative del vincitore con il potere organizzativo dell’amministrazione. Il caso analizzato riguarda un cittadino che, dopo aver vinto un concorso per un posto di idraulico-autista nel lontano 1988, si è visto negare l’assunzione a causa di una successiva modifica della pianta organica del Comune.

I fatti del caso

Un lavoratore, risultato vincitore di un concorso pubblico bandito da un Comune per un posto a tempo indeterminato, non è mai stato chiamato a prendere servizio. Dopo molti anni, ha intrapreso un’azione legale per vedere riconosciuto il suo diritto e ottenere la costituzione del rapporto di lavoro. La Corte d’Appello, chiamata a decidere in sede di rinvio, ha riconosciuto l’esistenza del diritto del lavoratore all’assunzione, derivante dalla graduatoria approvata nel 1988. Tuttavia, ha negato la condanna del Comune a procedere con l’assunzione, poiché era stato provato che, già dal 2007, la figura professionale richiesta era stata eliminata dalla pianta organica dell’ente.

Il ricorso in Cassazione e il diritto all’assunzione

Il lavoratore ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, lamentando un errore di valutazione dei fatti. A suo dire, la soppressione del posto era avvenuta in un momento successivo all’avvio della sua azione legale e, in ogni caso, l’ente non poteva legittimamente eliminare il posto senza prima annullare l’intera procedura concorsuale. La Corte Suprema, tuttavia, ha rigettato il ricorso, fornendo importanti chiarimenti sul potere della Pubblica Amministrazione e sui limiti del diritto all’assunzione.

Il potere discrezionale della Pubblica Amministrazione

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la Pubblica Amministrazione gode di un ampio potere discrezionale nel definire e modificare la propria pianta organica. Questa facoltà rientra nell’attività di macro-organizzazione dell’ente e si basa su esigenze strutturali, funzionali e di bilancio. In virtù di tale potere, l’amministrazione può decidere di interrompere le procedure di assunzione se le posizioni da coprire non corrispondono più a necessità oggettive di personale, in conformità con i principi di buon andamento ed efficienza sanciti dall’art. 97 della Costituzione.

Le motivazioni della Corte

Secondo la Suprema Corte, l’atto con cui un ente pubblico modifica la propria pianta organica, sopprimendo una posizione, è un legittimo atto amministrativo di organizzazione. Tale provvedimento ha l’effetto di ‘degradare’ la posizione giuridica del vincitore del concorso: quello che prima era un diritto soggettivo pieno all’assunzione si trasforma in un mero interesse legittimo. Ciò significa che il lavoratore non può più pretendere l’assunzione incondizionata, ma può solo contestare la legittimità dell’atto amministrativo nelle sedi opportune. Il giudice civile, pertanto, non può disapplicare l’atto di soppressione del posto e ordinare all’ente di assumere il vincitore. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile parte del motivo di ricorso perché il ricorrente non aveva adeguatamente documentato l’asserito errore di fatto commesso dal giudice d’appello.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che il diritto all’assunzione del vincitore di un concorso pubblico non è intangibile e perpetuo. Esso deve confrontarsi con il potere-dovere della Pubblica Amministrazione di organizzare le proprie risorse in modo efficiente e conforme alle mutevoli esigenze pubbliche. Se l’ente, con un atto legittimo, sopprime una posizione, il diritto del vincitore si affievolisce, non potendo più essere fatto valere dinanzi al giudice ordinario per ottenere la costituzione forzata del rapporto di lavoro. Questa decisione sottolinea l’importanza per i vincitori di concorsi di monitorare attivamente lo stato della procedura e le scelte organizzative dell’ente, per tutelare tempestivamente le proprie posizioni giuridiche.

Un vincitore di concorso pubblico ha sempre un diritto assoluto all’assunzione?
No. Secondo la sentenza, il diritto all’assunzione, pur essendo un diritto soggettivo, può essere limitato dal legittimo esercizio del potere organizzativo della Pubblica Amministrazione. Se l’ente sopprime il posto dalla pianta organica, il diritto del vincitore si trasforma in un interesse legittimo, perdendo la sua assolutezza.

La Pubblica Amministrazione può eliminare un posto messo a concorso dopo l’approvazione della graduatoria?
Sì. La Corte ha confermato che l’amministrazione ha il potere discrezionale di determinare e modificare la propria pianta organica in base a esigenze strutturali e funzionali. Questo include la possibilità di sopprimere posizioni anche dopo che una procedura concorsuale si è conclusa con una graduatoria valida.

Cosa succede al diritto all’assunzione se la PA modifica la pianta organica?
Se la Pubblica Amministrazione modifica la pianta organica ed elimina la posizione per la quale si è svolto il concorso, il diritto soggettivo del vincitore all’assunzione viene ‘degradato’ a interesse legittimo. Ciò significa che il vincitore non può più chiedere al giudice civile di ordinare l’assunzione, ma può eventualmente contestare la legittimità dell’atto amministrativo di soppressione del posto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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