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Diritto alla provvigione: spetta se l’immobile cambia?

Un’agenzia immobiliare ha richiesto la provvigione per la vendita di un immobile, che però era stato modificato (da due unità a una) tra la visita e l’acquisto. La Corte d’Appello aveva negato il compenso, ma la Cassazione ha annullato la decisione. Secondo la Suprema Corte, il diritto alla provvigione sussiste se l’intervento del mediatore è stato un antecedente necessario alla conclusione dell’affare, anche in caso di variazioni dell’immobile, e la confessione degli acquirenti non può essere ignorata.

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Diritto alla Provvigione: Cosa Succede se l’Immobile Viene Modificato Prima della Vendita?

Il diritto alla provvigione rappresenta il cuore dell’attività di mediazione immobiliare. Ma cosa accade se l’immobile mostrato ai clienti viene modificato prima della conclusione dell’affare? Si perde il diritto al compenso? Con l’ordinanza n. 7394 del 19 marzo 2024, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su questo tema, sottolineando l’importanza del nesso di causalità e della corretta valutazione delle prove, inclusa la confessione delle parti.

I Fatti del Caso: Dalla Visita alla Causa in Tribunale

Una società di mediazione immobiliare citava in giudizio la società venditrice e i coniugi acquirenti di un immobile, chiedendo il pagamento della provvigione che riteneva dovuta. L’agenzia sosteneva di aver svolto l’attività di mediazione che aveva portato alla compravendita di un attico. Inizialmente, il Tribunale dava ragione all’agenzia, riconoscendo il suo ruolo determinante.

La situazione si complicava in appello. La Corte territoriale ribaltava la decisione, negando il compenso alla società mediatrice. La motivazione principale era la mancanza di una prova certa che gli acquirenti avessero concluso l’affare “in virtù della mediazione” dell’agenzia. Un fatto chiave era che l’immobile, al momento della visita organizzata dal mediatore, era composto da due appartamenti separati, mentre successivamente era stato venduto come un unico attico unificato.

La Decisione della Cassazione e il Diritto alla Provvigione

Contro la sentenza d’appello, la società di mediazione proponeva ricorso per cassazione, lamentando due errori fondamentali da parte dei giudici di secondo grado:
1. Mancata valutazione della confessione: La Corte d’appello aveva completamente ignorato le dichiarazioni confessorie rese dai coniugi acquirenti durante l’interrogatorio formale, in cui ammettevano di essere stati accompagnati dall’agenzia a visitare proprio quell’immobile.
2. Omesso esame di un fatto decisivo: Non era stata considerata la decisiva circostanza della trasformazione dell’immobile da due unità separate a un unico attico, un fatto cruciale per comprendere la dinamica della trattativa.

La Corte di Cassazione ha accolto entrambi i motivi, ritenendoli fondati.

Il Valore delle Prove nel Riconoscimento del Diritto alla Provvigione

La Suprema Corte ha duramente criticato la sentenza d’appello per la sua valutazione “carente” e “superficiale” del quadro probatorio. I giudici di merito si erano concentrati eccessivamente sulla presunta inattendibilità di una testimonianza, trascurando completamente il peso probatorio delle ammissioni fatte dagli stessi acquirenti. La confessione, anche se relativa a una visita di un immobile in uno stato diverso da quello finale, costituiva un elemento fondamentale che non poteva essere ignorato.

Il Principio del Nesso di Causalità Adeguata

Il punto centrale della decisione ruota attorno al “nesso di causalità”. Il diritto alla provvigione sorge quando la conclusione dell’affare è una conseguenza diretta dell’attività del mediatore. Questo legame non viene meno solo perché l’oggetto della vendita subisce delle modifiche. La Cassazione ha ribadito che non è necessaria una coincidenza totale tra l’oggetto iniziale delle trattative e quello finale. Ciò che conta è che l’opera del mediatore sia stata l’antecedente necessario per avviare le trattative che poi, pur attraverso un’evoluzione, sono sfociate nella conclusione di un vincolo giuridico su un bene univocamente riconducibile a quello inizialmente mediato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di un’analisi completa e non frammentaria delle prove. La Corte territoriale ha errato nel non combinare le dichiarazioni confessorie degli acquirenti con gli altri elementi probatori. Un corretto esame avrebbe dovuto valorizzare l’attività di “messa in relazione” svolta dall’agenzia e ricostruire l’intera progressione del rapporto tra le parti. L’apprezzamento del giudice di merito deve essere corretto e non può basarsi su una valutazione superficiale o sulla svalutazione aprioristica di prove decisive come la confessione. L’intervento del mediatore, che porta alla visita dell’immobile, costituisce l’antecedente indispensabile per la successiva conclusione dell’affare, anche se questo si perfeziona con caratteristiche diverse.

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Sentenza sul Diritto alla Provvigione

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale per tutti i mediatori immobiliari: il diritto alla provvigione è ancorato alla causalità tra il proprio intervento e la conclusione dell’affare. Le implicazioni pratiche sono significative:
1. La modifica dell’immobile non esclude la provvigione: Se un mediatore fa visitare un immobile che viene poi venduto con modifiche (es. unificazione, frazionamento), il suo diritto al compenso non viene automaticamente meno.
2. La confessione è una prova regina: Le ammissioni fatte dalle parti in giudizio hanno un peso determinante e non possono essere liquidate con leggerezza dai giudici.
3. Focus sul ruolo iniziale: L’essenziale è dimostrare di aver creato il contatto iniziale e indispensabile che ha poi portato, anche attraverso ulteriori passaggi, alla conclusione della compravendita. La Corte di Cassazione ha quindi cassato la sentenza d’appello, rinviando la causa a un’altra sezione della stessa Corte per un nuovo esame che tenga conto di questi principi.

Ho diritto alla provvigione se l’immobile venduto è stato modificato rispetto a quello che ho mostrato inizialmente?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, il diritto del mediatore alla provvigione non richiede una coincidenza totale tra l’oggetto iniziale delle trattative e quello conclusivo. È sufficiente che l’opera del mediatore sia stata un antecedente indispensabile per avviare le trattative che hanno poi portato alla conclusione dell’affare, anche se il bene ha subito variazioni.

Che valore ha la dichiarazione degli acquirenti in un processo per il riconoscimento della provvigione?
Ha un valore fondamentale. Se gli acquirenti, durante un interrogatorio formale, ammettono di essere stati messi in contatto con l’immobile dal mediatore, questa dichiarazione ha valore di confessione e non può essere ignorata o valutata superficialmente dal giudice. È una prova cruciale per dimostrare il nesso di causalità.

Quando si può escludere il diritto alla provvigione del mediatore?
Il diritto alla provvigione si esclude quando, dopo una prima fase di trattative avviate dal mediatore senza esito positivo, le parti concludono l’affare in un secondo momento per effetto di iniziative nuove e del tutto indipendenti, non ricollegabili all’intervento originario del mediatore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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