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Diritto al riposo e ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’amministrazione pubblica condannata a risarcire un dipendente per ferie e riposi non goduti. La decisione sottolinea che il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato per una nuova valutazione dei fatti, ma solo per contestare errori di diritto, riaffermando così il fondamentale diritto al riposo del lavoratore.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Diritto al Riposo: Inammissibile il Ricorso che Chiede un Nuovo Esame dei Fatti

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, offre un’importante lezione sui limiti del giudizio di legittimità, ribadendo con forza che il ricorso non può trasformarsi in un terzo grado di merito. Al centro della controversia vi è il fondamentale diritto al riposo di un dipendente pubblico e il tentativo, risultato vano, dell’amministrazione di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti operato nei gradi precedenti.

I Fatti di Causa: la Lunga Battaglia per Ferie e Riposi

Un dipendente di un’amministrazione regionale, con mansioni di custodia, aveva intrapreso un’azione legale per ottenere il pagamento di un’indennità sostitutiva per ferie e riposi settimanali non goduti in un arco temporale di oltre sette anni (dal 1998 al 2005). La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva accolto la sua domanda, condannando l’ente pubblico al pagamento di una cospicua somma, circa 35.000 euro, oltre agli interessi legali. La decisione dei giudici di secondo grado si fondava su una precedente sentenza, passata in giudicato tra le stesse parti, che aveva già accertato l’illegittimità del regolamento regionale organizzativo del lavoro dei custodi, giudicandolo lesivo del diritto irrinunciabile al riposo settimanale e alle ferie annuali, tutelato a livello costituzionale.

La Questione Giuridica: Violazione di Legge o Rivalutazione del Merito?

L’amministrazione regionale ha proposto ricorso per cassazione, articolando due motivi. Con il primo, denunciava una presunta violazione delle norme sull’orario di lavoro, sostenendo che il regolamento disapplicato non fosse in realtà lesivo dei diritti del lavoratore. Con il secondo, lamentava un’errata applicazione di una norma del contratto collettivo nazionale e delle leggi sul cumulo di interessi e rivalutazione nel pubblico impiego. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha ritenuto entrambi i motivi inammissibili.

Le Motivazioni: il Rispetto del Giudicato e il Ruolo della Cassazione

La Corte Suprema ha chiarito che i motivi di ricorso, sebbene formalmente presentati come violazioni di legge, miravano in realtà a un obiettivo non consentito nel giudizio di legittimità: una rilettura degli atti di causa e una nuova valutazione delle prove. L’amministrazione, infatti, non contestava una errata interpretazione della norma, ma tentava di rimettere in discussione l’accertamento fattuale già compiuto dalla Corte d’Appello, la quale aveva correttamente basato la sua decisione sulle prove documentali, testimoniali e sulla precedente sentenza passata in giudicato.
La Cassazione ha ribadito un principio cardine del nostro ordinamento processuale: il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito. Il suo compito è assicurare l’uniforme interpretazione della legge, non riesaminare i fatti della causa. Qualsiasi censura che si traduca, anche surrettiziamente, in una richiesta di rivalutazione delle prove è destinata a essere dichiarata inammissibile.
Inoltre, la Corte ha sottolineato la genericità delle censure. Ad esempio, l’amministrazione si era lamentata di una violazione del giudicato senza però indicare con precisione i termini della sentenza precedente e le modalità della sua presunta violazione. Analogamente, la contestazione sui calcoli effettuati dal CTU e sulla liquidazione degli interessi è stata ritenuta inammissibile perché non si confrontava specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, la quale aveva riconosciuto solo gli interessi legali e non un cumulo con la rivalutazione monetaria.

Conclusioni: Limiti Invalicabili per il Ricorso in Cassazione

La pronuncia si conclude con la declaratoria di inammissibilità del ricorso e la condanna dell’amministrazione al pagamento delle spese legali. Questa decisione riafferma l’importanza dei limiti strutturali del ricorso per cassazione. Le parti non possono sperare di ottenere in sede di legittimità ciò che non hanno ottenuto nei gradi di merito, ossia un diverso apprezzamento delle prove. La Corte Suprema ha il ruolo di ‘giudice della legge’, non di ‘giudice del fatto’. La sentenza consolida, inoltre, la tutela del diritto al riposo, confermando la condanna al risarcimento per il lavoratore che ne era stato ingiustamente privato a causa di un regolamento interno illegittimo.

È possibile utilizzare un ricorso in Cassazione per chiedere al giudice di riesaminare le prove e i fatti del caso?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il ricorso è inammissibile se, dietro l’apparenza di una violazione di legge, mira in realtà a una rivalutazione dei fatti già accertati dal giudice di merito. Il suo ruolo è garantire la corretta applicazione della legge, non diventare un terzo grado di giudizio.

Cosa succede se un’amministrazione pubblica non rispetta il diritto al riposo settimanale e alle ferie di un dipendente?
Il dipendente ha diritto a un’indennità sostitutiva per il riposo e le ferie non godute. In questo caso, una precedente sentenza aveva già accertato la lesione del diritto del lavoratore a causa di un regolamento illegittimo, aprendo la strada a una successiva richiesta di risarcimento economico.

Perché il ricorso dell’amministrazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché tentava di ottenere una nuova valutazione dei fatti, cosa non permessa in Cassazione. Inoltre, le censure erano formulate in modo generico e non rispettavano il principio di specificità, omettendo di confrontarsi adeguatamente con le motivazioni della sentenza impugnata e con il contenuto del precedente giudicato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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