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Diniego di giurisdizione: rinvio alla CGUE negato

La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Ente Provinciale per diniego di giurisdizione. Il caso riguardava il rifiuto del Consiglio di Stato di effettuare un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia UE su una questione di diritto ambientale. La Cassazione ha stabilito che la valutazione del Consiglio di Stato sull’irrilevanza della questione o sulla chiarezza del diritto UE (teoria dell’atto chiaro) costituisce un potenziale errore di giudizio (error in iudicando), non sindacabile in sede di legittimità per motivi di giurisdizione, confermando i limiti del proprio sindacato sulle decisioni dei giudici amministrativi di ultima istanza.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Diniego di Giurisdizione: quando la Cassazione non può rivedere la decisione del Consiglio di Stato

Il rapporto tra giurisdizione nazionale e diritto dell’Unione Europea è un tema complesso, specialmente quando si parla dell’obbligo di rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia (CGUE). Una recente ordinanza delle Sezioni Unite della Cassazione ha ribadito i confini del proprio sindacato sulle decisioni del Consiglio di Stato, chiarendo che un mancato rinvio non configura automaticamente un diniego di giurisdizione. Questa pronuncia offre spunti fondamentali per comprendere i limiti del controllo di legittimità e l’autonomia dei diversi plessi giurisdizionali.

I Fatti del Caso: Un Impianto Conteso

Una società agricola aveva realizzato un impianto per la produzione di energia da biomasse. L’autorizzazione iniziale, concessa dall’Ente Regionale, era stata successivamente annullata dal Consiglio di Stato per mancato previo assoggettamento a Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.).

La società aveva quindi avviato un procedimento di V.I.A. “postuma” presso l’Ente Provinciale. Durante questo iter, è entrata in vigore una nuova normativa nazionale (D.M. 30.3.2015) che esentava dalla V.I.A. gli impianti con una potenza inferiore a 1 MW, soglia al di sotto della quale ricadeva l’impianto in questione. Nonostante ciò, l’Ente Provinciale ha concluso il procedimento con un giudizio negativo di compatibilità ambientale. L’Ente Regionale, di conseguenza, ha negato l’autorizzazione all’esercizio.

Il Percorso Giudiziario: Dal TAR al Consiglio di Stato

La società agricola ha impugnato entrambi i provvedimenti dinanzi al T.A.R., che ha accolto i ricorsi. I giudici di primo grado hanno ritenuto che, in base al principio tempus regit actum, la nuova normativa nazionale rendesse l’impianto esente dalla V.I.A., travolgendo così il diniego provinciale e, di conseguenza, quello regionale.

L’Ente Provinciale ha appellato la decisione dinanzi al Consiglio di Stato. In quella sede, ha sostenuto che la normativa sopravvenuta non potesse superare un giudizio negativo di compatibilità ambientale già espresso e ha sollevato, in via subordinata, una questione pregiudiziale alla CGUE sull’interpretazione del diritto UE in materia.

Il Consiglio di Stato ha rigettato l’appello, confermando la sentenza del T.A.R. Ha ritenuto la questione pregiudiziale irrilevante per la decisione, poiché la sopravvenienza normativa escludeva ex ante la necessità di proseguire il procedimento di V.I.A., e ha affermato che la soluzione era chiara alla luce della giurisprudenza europea (teoria dell’atto chiaro).

La Questione del Diniego di Giurisdizione e il Ricorso in Cassazione

Contro la sentenza del Consiglio di Stato, l’Ente Provinciale ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un diniego di giurisdizione sotto diversi profili. La tesi principale era che il rifiuto del Consiglio di Stato di sollevare la questione alla CGUE, in violazione dell’art. 267 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), costituisse una violazione dei limiti esterni della giurisdizione amministrativa, sindacabile dalle Sezioni Unite.

Le Motivazioni della Cassazione

Le Sezioni Unite hanno dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un orientamento consolidato. La Corte ha chiarito che il sindacato della Cassazione sulle decisioni del Consiglio di Stato, ai sensi dell’art. 111, comma 8, della Costituzione, è limitato ai soli motivi inerenti alla giurisdizione. Questo controllo attiene ai cosiddetti “limiti esterni”, ovvero i casi in cui il giudice amministrativo:

1. Esercita un potere riservato al legislatore o alla pubblica amministrazione (invasione o sconfinamento).
2. Nega la propria giurisdizione ritenendo, erroneamente, che la materia non sia tutelabile davanti a un giudice (arretramento).

La valutazione del Consiglio di Stato sulla necessità o meno di un rinvio pregiudiziale non rientra in queste categorie. Si tratta, invece, di un’attività interpretativa del diritto (nazionale ed europeo) che attiene al merito della controversia. Se il Consiglio di Stato ha erroneamente ritenuto una questione irrilevante o ha applicato in modo sbagliato la teoria dell'”atto chiaro”, ha commesso un potenziale error in iudicando (errore di giudizio), non un vizio di giurisdizione.

La Cassazione ha sottolineato che, anche alla luce della giurisprudenza della Corte Costituzionale e della stessa CGUE (sentenza “Randstad Italia”), l’ordinamento italiano, nel limitare i motivi di ricorso avverso le sentenze dei giudici amministrativi di vertice, non viola il diritto a una tutela giurisdizionale effettiva. Tale limite è compatibile con il principio di autonomia procedurale degli Stati membri.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma che la violazione del diritto dell’Unione Europea da parte del Consiglio di Stato, inclusa la mancata effettuazione di un rinvio pregiudiziale obbligatorio, non può essere fatta valere dinanzi alla Cassazione come diniego di giurisdizione. Si tratta di un errore di giudizio che esaurisce i suoi effetti all’interno della giurisdizione amministrativa. La pronuncia consolida la distinzione tra il controllo sui limiti esterni della giurisdizione, di competenza della Cassazione, e il controllo sul merito della decisione, che spetta esclusivamente al giudice amministrativo, anche quando si tratta di applicare il diritto europeo.

Il rifiuto di un giudice di ultima istanza di sollevare una questione alla Corte di Giustizia UE costituisce diniego di giurisdizione?
No. Secondo la Cassazione, la valutazione sulla necessità di un rinvio pregiudiziale attiene all’interpretazione del diritto e al merito della causa. Un eventuale errore in questa valutazione configura un error in iudicando (errore di giudizio) e non un vizio di giurisdizione sindacabile dalle Sezioni Unite.

Una nuova legge che esenta un progetto da un’autorizzazione può essere applicata a un procedimento già in corso?
Sì. La sentenza del Consiglio di Stato, confermata nel suo esito dalla Cassazione, si basa sul principio tempus regit actum. Secondo questo principio, la pubblica amministrazione deve considerare le modifiche normative intervenute durante il procedimento, applicando la disciplina vigente al momento dell’adozione del provvedimento finale.

Qual è il limite del controllo della Corte di Cassazione sulle sentenze del Consiglio di Stato?
Il controllo è limitato ai soli “motivi inerenti alla giurisdizione”, cioè ai casi in cui il giudice amministrativo abbia invaso la sfera di competenza di altri poteri dello Stato (legislativo o esecutivo) o abbia negato la tutela giurisdizionale di un diritto. Non può estendersi alla correzione di errori nell’interpretazione o applicazione delle norme di legge, inclusi quelli relativi al diritto dell’Unione Europea.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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