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Difformità urbanistica: la garanzia del venditore

Un’impresa edile acquista un immobile con difformità urbanistica, garantito come regolare dal venditore. La Corte di Cassazione conferma la decisione d’appello che accordava all’acquirente una riduzione del prezzo, rigettando il ricorso del venditore. La Corte ha stabilito che la garanzia contrattuale prevale e la conoscenza effettiva della difformità da parte dell’acquirente non era stata provata, rendendo irrilevante la clausola ‘visto e piaciuto’.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Difformità Urbanistica Immobile: La Garanzia del Venditore Supera il “Visto e Piaciuto”

L’acquisto di un immobile è un passo importante, ma cosa succede se dopo la firma del contratto si scopre una difformità urbanistica? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 26249/2024) fa luce sulla responsabilità del venditore, anche in presenza della comune clausola “visto e piaciuto”. Il caso analizzato chiarisce che la garanzia esplicita sulla regolarità del bene, inserita nel contratto, ha un peso decisivo e tutela l’acquirente da brutte sorprese.

I Fatti: Una Compravendita con Sorpresa

Una società costruttrice acquistava un complesso immobiliare da due privati. Nel contratto di compravendita, i venditori avevano specificamente garantito la conformità del bene alle norme urbanistiche ed edilizie. Successivamente, la società acquirente scopriva che l’immobile presentava gravi irregolarità: era stato frazionato illecitamente e una tettoia non era in regola.

Di conseguenza, la società citava in giudizio i venditori chiedendo la riduzione del prezzo pattuito e il risarcimento dei danni. In primo grado, il Tribunale rigettava la domanda, ritenendo che l’acquirente fosse a conoscenza delle condizioni dell’immobile. La vicenda, tuttavia, prendeva una piega diversa in secondo grado.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello di Venezia ribaltava parzialmente la sentenza di primo grado. I giudici accoglievano la domanda di riduzione del prezzo, condannando i venditori a restituire una somma considerevole (oltre 100.000 euro). La Corte riteneva che, nonostante le eccezioni dei venditori, non fosse stata fornita la prova che l’acquirente fosse effettivamente a conoscenza della specifica difformità urbanistica al momento dell’acquisto. La garanzia contrattuale sulla regolarità urbanistica, quindi, doveva essere rispettata.

L’Analisi della Cassazione sulla Difformità Urbanistica

I venditori, non soddisfatti della decisione, proponevano ricorso in Cassazione, sostenendo principalmente due punti:
1. Errata applicazione dell’art. 1489 del codice civile, poiché l’acquirente era un operatore del settore e consapevole delle restrizioni urbanistiche della zona.
2. Omesso esame di prove testimoniali che, a loro dire, avrebbero dimostrato la piena consapevolezza dell’acquirente.

Anche la società acquirente presentava un ricorso incidentale, lamentando un errore nel calcolo della riduzione del prezzo.

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso principale dei venditori e ha dichiarato inammissibile quello incidentale dell’acquirente, confermando di fatto la decisione della Corte d’Appello.

Le Motivazioni della Corte Suprema

La Suprema Corte ha chiarito alcuni principi fondamentali in materia di compravendita immobiliare e difformità urbanistica. In primo luogo, ha stabilito che la presenza di abusi edilizi o irregolarità urbanistiche non costituisce un “vizio della cosa” in senso tecnico, ma rientra nella categoria degli “oneri e diritti altrui gravanti sulla cosa” disciplinata dall’art. 1489 c.c. Questo dà diritto al compratore di chiedere una riduzione del prezzo o la risoluzione del contratto, a condizione che non fosse a conoscenza della difformità.

Il punto cruciale della decisione risiede nella valutazione della conoscenza dell’acquirente. La Corte ha sottolineato che spetta al venditore dimostrare che l’acquirente era pienamente consapevole delle specifiche irregolarità. In questo caso, tale prova non era stata raggiunta. Anzi, la presenza nel contratto di una clausola in cui i venditori garantivano esplicitamente la regolarità urbanistica del bene ha avuto un ruolo decisivo, ingenerando un legittimo affidamento nell’acquirente.

I giudici hanno inoltre precisato che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito. La valutazione delle prove, come le testimonianze dei testi o le risultanze delle consulenze tecniche (CTU), spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. Tentare di ottenere una nuova valutazione delle prove in Cassazione è un motivo di inammissibilità del ricorso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Chi Compra

Questa ordinanza offre importanti tutele per chi acquista un immobile. Le conclusioni che possiamo trarre sono le seguenti:
1. La Garanzia Contrattuale è Fondamentale: Inserire nel contratto di compravendita una clausola esplicita in cui il venditore garantisce la conformità urbanistica e catastale dell’immobile è una tutela essenziale per l’acquirente.
2. Il “Visto e Piaciuto” ha dei Limiti: Questa clausola non esonera il venditore da responsabilità per oneri non apparenti e non dichiarati, come una difformità urbanistica. La sua efficacia è limitata a vizi materiali facilmente riconoscibili.
3. L’Onere della Prova è sul Venditore: In caso di contestazione, è il venditore che deve provare in modo inequivocabile che l’acquirente era a conoscenza delle specifiche irregolarità prima della stipula del contratto. Una conoscenza generica delle normative di zona non è sufficiente.

In sintesi, la diligenza nella redazione del contratto e la trasparenza sono elementi chiave per evitare contenziosi futuri e per tutelare i diritti di entrambe le parti nella compravendita immobiliare.

Se un contratto di compravendita contiene una garanzia esplicita sulla regolarità urbanistica, la clausola ‘visto e piaciuto’ può escludere la responsabilità del venditore per una difformità urbanistica?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la garanzia specifica fornita nel contratto sulla conformità dell’immobile alle norme urbanistiche prevale. La clausola ‘visto e piaciuto’ copre solo i vizi palesi e facilmente riconoscibili, ma non le difformità urbanistiche la cui conoscenza da parte dell’acquirente non sia stata provata.

Per ottenere una riduzione del prezzo a causa di una difformità urbanistica, l’acquirente deve dimostrare di non essere a conoscenza del problema?
Sì. L’applicazione dell’art. 1489 c.c. richiede che la difformità non sia stata dichiarata nel contratto e non sia conosciuta dal compratore al momento dell’acquisto. In questo caso, la Corte ha ritenuto che i venditori non avessero fornito la prova che l’acquirente fosse consapevole delle specifiche irregolarità.

Il ricorso in Cassazione può essere utilizzato per contestare la valutazione delle prove (come le testimonianze) fatta dal giudice di merito?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti o di fornire una diversa valutazione delle prove. Un ricorso basato sulla richiesta di una nuova interpretazione delle testimonianze o dei documenti è considerato inammissibile, in quanto spetta esclusivamente al giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello) apprezzare le prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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