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Diffamazione intervistato: la responsabilità legale

In un caso di presunta diffamazione, la Corte d’Appello aveva ritenuto responsabile solo l’avvocato intervistato e non il giornale che ne aveva pubblicato le dichiarazioni. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione giuridica sulla diversa responsabilità tra intervistato e giornalista talmente complessa da richiedere una trattazione in pubblica udienza, rinviando la decisione finale. Il caso si concentra sulla diffamazione dell’intervistato e sulla sua autonoma valutazione legale.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Diffamazione intervistato: la Cassazione fa il punto sulla responsabilità

Quando un’intervista viene pubblicata su un giornale e le dichiarazioni sono ritenute offensive, chi ne risponde? Solo l’intervistato, solo il giornalista, o entrambi? Questa è la complessa domanda al centro di una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che ha deciso di approfondire il tema della diffamazione dell’intervistato in una pubblica udienza, riconoscendo la delicatezza della questione.

Il caso: un’intervista e un’accusa di insabbiamento

I fatti traggono origine dalla pubblicazione, su un noto quotidiano nazionale, di un breve articolo riguardante un ex alto funzionario dei servizi segreti, condannato in via definitiva anni prima. L’ordine di esecuzione della pena era stato emesso dopo circa 17 anni dal passaggio in giudicato della sentenza, in concomitanza con la morte di un influente uomo politico con cui il funzionario aveva avuto noti dissidi.

L’articolo riportava le dichiarazioni virgolettate del legale del funzionario, il quale ipotizzava un collegamento tra i due eventi. Le sue parole suggerivano che l’esecuzione della pena fosse stata volutamente ritardata fino alla scomparsa del politico, per non turbare “chissà quale equilibrio”.

Il pubblico ministero che all’epoca emise l’ordine di carcerazione, sentendosi accusato di aver scientemente ritardato l’atto per assecondare un “oscuro disegno”, ha citato in giudizio per diffamazione sia la società editrice del quotidiano sia l’avvocato autore delle dichiarazioni.

Il percorso giudiziario e la distinzione di responsabilità

Il percorso legale del caso ha visto decisioni contrastanti nei primi due gradi di giudizio.

La decisione del Tribunale

In primo grado, il Tribunale ha ritenuto entrambi i soggetti – la casa editrice e l’avvocato intervistato – responsabili di diffamazione nei confronti del magistrato.

La riforma in Corte d’Appello e la responsabilità nella diffamazione dell’intervistato

La Corte d’Appello ha parzialmente ribaltato la sentenza. I giudici di secondo grado hanno escluso la responsabilità del giornale, ritenendo lecita la sua condotta. Tuttavia, hanno confermato la condanna per diffamazione dell’intervistato, attribuendo all’avvocato la piena responsabilità per il contenuto offensivo delle sue affermazioni. Questa scissione delle responsabilità è diventata il fulcro del successivo ricorso in Cassazione.

Le motivazioni dell’ordinanza interlocutoria della Cassazione

L’avvocato condannato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. Con l’ordinanza in esame, la Suprema Corte non ha emesso un verdetto finale, ma ha compiuto un passo procedurale molto significativo. I giudici hanno ritenuto che le questioni sollevate siano di notevole complessità giuridica, in particolare per quanto riguarda la “diversità di sussunzione delle due fattispecie concrete”.

In altre parole, la Corte dovrà stabilire se la condotta dell’intervistato e quella del giornalista che ne riporta le parole debbano essere valutate secondo parametri giuridici differenti e possano portare a esiti di responsabilità distinti. Data la rilevanza del tema, che tocca i confini tra diritto di cronaca, diritto di critica e diffamazione, il Collegio ha stabilito che il caso merita una trattazione approfondita in pubblica udienza, dove le parti potranno esporre oralmente le proprie tesi.

Conclusioni: cosa significa questa decisione?

Questa ordinanza interlocutoria, pur non decidendo il caso, segna un momento di riflessione importante. La Corte di Cassazione ha riconosciuto che la questione della responsabilità autonoma dell’intervistato in un contesto di diffamazione a mezzo stampa non è di facile soluzione. La decisione finale, che seguirà alla pubblica udienza, è destinata a diventare un precedente significativo, in grado di chiarire i doveri e le responsabilità di chi rilascia dichiarazioni ai media e di chi le pubblica. Si attende dunque il verdetto per capire come la giurisprudenza traccerà la linea di confine tra libera manifestazione del pensiero e lesione dell’altrui reputazione.

In questo caso, chi è stato ritenuto responsabile per la diffamazione in secondo grado?
La Corte d’Appello ha riformato la decisione di primo grado, escludendo la responsabilità del giornale ma confermando quella dell’avvocato intervistato per le dichiarazioni da lui rilasciate.

Quale decisione ha preso la Corte di Cassazione con questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha deciso nel merito, ma ha emesso un’ordinanza interlocutoria. Ha ritenuto che le questioni legali sollevate, in particolare la diversa responsabilità tra intervistato e giornale, siano complesse e debbano essere trattate in una pubblica udienza, rinviando quindi la causa a nuovo ruolo.

Qual è il punto legale centrale che la Corte dovrà affrontare?
Il punto centrale è la “diversità di sussunzione” tra la condotta del giornale e quella dell’intervistato. La Corte dovrà stabilire se e come la responsabilità per diffamazione possa essere attribuita in modo diverso a chi rilascia una dichiarazione e a chi la pubblica, analizzando la natura offensiva delle espressioni usate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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