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Diffamazione e identificazione: il nome è decisivo

Un avvocato ha citato in giudizio un giornale telematico per un articolo che riportava l’arresto di un legale con un nome simile al suo. Mentre la Corte d’Appello aveva riconosciuto la diffamazione, la Corte di Cassazione ha annullato tale decisione. La Suprema Corte ha stabilito che la mancata e corretta identificazione del soggetto diffamato è un fatto decisivo che esclude l’illecito, poiché il nome pubblicato era diverso da quello del ricorrente e non ne costituiva un diminutivo. Di conseguenza, la domanda di risarcimento è stata respinta.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Diffamazione a mezzo stampa: quando l’errata identificazione del soggetto esclude il reato

Nel contesto della diffamazione, l’identificazione del soggetto leso costituisce un presupposto fondamentale per la configurabilità dell’illecito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, chiarendo che una divergenza nel nome riportato in un articolo di stampa, tale da non consentire un’immediata associazione con la persona che si ritiene offesa, è un fatto decisivo che fa venir meno la base stessa della richiesta di risarcimento. Analizziamo insieme la vicenda processuale e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa: Un Nome Simile ma non Uguale

Un avvocato citava in giudizio il direttore responsabile e la società editrice di un giornale telematico, chiedendo il risarcimento dei danni per un articolo che, a suo dire, lo diffamava. L’articolo, relativo a un’operazione di polizia, menzionava l’arresto di un legale indicando un nome di battesimo diverso da quello dell’attore, sebbene il cognome e la professione coincidessero.

In primo grado, il Tribunale rigettava la domanda, riconoscendo la sussistenza della scriminante della verità putativa, dato che la notizia era stata diffusa anche dal telegiornale regionale della Rai. La Corte d’Appello, invece, ribaltava la decisione, condannando i convenuti a un risarcimento del danno non patrimoniale. Secondo i giudici di secondo grado, la pubblicazione aveva leso la reputazione dell’avvocato.

Il Ricorso in Cassazione e l’errata identificazione del soggetto

I soccombenti in appello proponevano ricorso per Cassazione, basando la loro difesa su un punto cruciale, sollevato sin dal primo grado ma, a loro avviso, non considerato dalla Corte territoriale: la discrepanza tra il nome di battesimo riportato nell’articolo e quello reale dell’attore. Questo elemento, definito come “fatto decisivo e discusso”, era stato costantemente evidenziato negli atti difensivi di tutti i gradi di giudizio.

La difesa sosteneva che, in assenza di altri elementi identificativi inequivocabili nell’articolo, la semplice menzione di un nome diverso escludeva la possibilità di ricondurre la notizia diffamatoria all’attore. Il reato di diffamazione, infatti, richiede che la persona offesa sia determinata o, quantomeno, facilmente determinabile dai lettori.

La Decisione della Suprema Corte: L’Omesso Esame del “Fatto Decisivo”

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei giornalisti, ritenendolo manifestamente fondato. I giudici di legittimità hanno censurato la sentenza d’appello per aver omesso di esaminare il fatto, palesemente decisivo, della diversità del nome. Tale omissione aveva portato a una riforma della sentenza di primo grado senza considerare l’elemento fondamentale per la configurabilità stessa dell’illecito.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha affermato che la mancata identificazione del soggetto che si presume vittima di diffamazione porta a escludere, ictu oculi, la commissione di qualsiasi illecito. Nel caso specifico, il nome riportato nell’articolo non poteva in alcun modo essere considerato un diminutivo o un alias del nome dell’avvocato che aveva intentato la causa. Di conseguenza, la condanna pronunciata in appello era priva della sua “elementare base fattuale”, ovvero l’identificazione certa della persona diffamata.

Accogliendo il ricorso incidentale, la Corte ha assorbito quello principale e, decidendo nel merito, ha rigettato la domanda risarcitoria originaria. Questo perché l’evidenza del fatto non esaminato (la diversità del nome) era tale da consentire una decisione finale senza necessità di un rinvio ad altro giudice.

Le conclusioni

Questa pronuncia rafforza un caposaldo del diritto in materia di diffamazione: per ottenere un risarcimento, non è sufficiente che una notizia negativa riguardi una persona con lo stesso cognome o la stessa professione, ma è necessario che la sua identità sia specificata in modo inequivocabile. Un errore sul nome di battesimo, in assenza di altri dettagli che possano correggere l’equivoco, interrompe il nesso tra la condotta diffamatoria e la presunta persona offesa, rendendo la domanda risarcitoria infondata. La decisione impone quindi un rigoroso onere di precisione nella cronaca giudiziaria, ma al contempo tutela la stampa da pretese risarcitorie basate su semplici omonimie o somiglianze.

Quando si può escludere la diffamazione per mancata identificazione della persona?
La diffamazione si esclude quando la persona che si ritiene offesa non è identificabile in modo certo dalla condotta lesiva. Come nel caso di specie, la pubblicazione di un nome di battesimo diverso da quello dell’attore, che non ne costituisce un diminutivo, rende la base fattuale della domanda risarcitoria insussistente.

Cosa si intende per “fatto decisivo” non esaminato dal giudice?
Un “fatto decisivo” è un elemento specifico e storicamente verificabile che, se fosse stato preso in considerazione dal giudice, avrebbe con ogni probabilità portato a una decisione diversa. Nel caso analizzato, il fatto decisivo era la differenza tra il nome pubblicato nell’articolo e quello del querelante.

Quali sono le conseguenze se la Corte di Cassazione accoglie un ricorso?
Se la Corte di Cassazione accoglie un ricorso, annulla la sentenza impugnata (cassazione). Può rinviare il caso a un altro giudice per una nuova valutazione (cassazione con rinvio) oppure, se non sono necessari ulteriori accertamenti di fatto come in questo caso, può decidere direttamente nel merito, chiudendo definitivamente la controversia (cassazione senza rinvio).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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