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Diffamazione a mezzo stampa: articolo oscuro, no reato

Un alto dirigente pubblico ha citato in giudizio un gruppo editoriale per diffamazione a mezzo stampa, sostenendo che un articolo insinuasse uno scambio di favori illeciti. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la decisione d’appello secondo cui l’articolo era troppo oscuro, criptico e illogico per avere una reale capacità lesiva della reputazione, annullando così l’accusa di diffamazione.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Diffamazione a Mezzo Stampa: Quando un Articolo è Troppo Criptico per Offendere?

La diffamazione a mezzo stampa rappresenta un delicato punto di equilibrio tra il diritto di cronaca e la tutela della reputazione individuale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un’interessante prospettiva, stabilendo che un articolo giornalistico, seppur potenzialmente allusivo, può essere considerato non diffamatorio qualora la sua narrazione risulti talmente oscura e criptica da non possedere una concreta capacità lesiva. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Presunto Scambio di Favori

Un alto dirigente dello Stato, operante nel settore dell’informazione e della sicurezza, citava in giudizio un noto gruppo editoriale, un giornalista e il direttore responsabile di un quotidiano. L’oggetto della contesa era un articolo pubblicato nel 2014 che, a dire del dirigente, aveva un contenuto gravemente diffamatorio.

L’articolo collegava la possibile progressione di carriera del dirigente al presunto sostegno di un influente senatore. Questa promozione, secondo l’articolo, sarebbe stata la contropartita per un evento accaduto dieci anni prima, nel 2004: il ritrovamento di un ordigno disinnescato. La pubblicazione insinuava che tale ritrovamento fosse stato orchestrato per danneggiare un avversario politico del senatore, allora governatore di una regione, spianando così la strada a un avvicendamento politico. In sostanza, si ipotizzava un illecito scambio di favori.

Il Percorso Giudiziario: Due Gradi, Due Verità Opposte

In primo grado, il Tribunale diede ragione al dirigente. I giudici ritennero che l’articolo, attraverso uno stile suggestivo e insinuante, avesse effettivamente leso la sua reputazione, costruendo un’immagine di connivenza e condotte illecite.

Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltò completamente la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, la ricostruzione dei fatti proposta dall’articolo era talmente illogica e indecifrabile da non poter essere considerata diffamatoria. In particolare, non era comprensibile come il ritrovamento di un ordigno potesse danneggiare il governatore in carica. Inoltre, il lungo lasso di tempo (dieci anni) tra l’evento e la presunta ricompensa rendeva l’ipotesi dello scambio di favori del tutto implausibile. La Corte concluse che l’articolo era così ‘oscuro e criptico’ da essere privo della necessaria ‘vis lesiva’, ovvero della capacità di offendere concretamente.

La Decisione della Cassazione e la diffamazione a mezzo stampa

Il dirigente ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando un’errata interpretazione della sua domanda e delle prove da parte della Corte d’Appello. La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in via definitiva la sentenza di secondo grado.

Le Motivazioni

La Cassazione ha chiarito che l’analisi della Corte d’Appello non costituiva un’errata interpretazione, ma una valutazione di merito sulla logicità e comprensibilità del presunto messaggio diffamatorio. I giudici di legittimità hanno ribadito che non è loro compito riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. La valutazione secondo cui l’articolo era troppo confuso per essere offensivo è un giudizio di fatto, insindacabile in sede di Cassazione. La Corte ha ritenuto che il ricorso del dirigente mirasse proprio a un inammissibile riesame del merito della vicenda.

Le Conclusioni

Questa ordinanza stabilisce un principio fondamentale in materia di diffamazione a mezzo stampa: affinché un’insinuazione possa essere considerata diffamatoria, deve essere sufficientemente chiara e comprensibile per il lettore medio. Se un testo giornalistico è talmente criptico, allusivo e logicamente debole da risultare indecifrabile, perde la sua capacità offensiva. Non basta un’allusione vaga; è necessario che il messaggio denigratorio sia percepibile in modo concreto. La decisione sottolinea che la libertà di stampa è tutelata, ma il suo esercizio deve rispettare il limite invalicabile della chiarezza quando si toccano la reputazione e l’onore altrui. D’altro canto, un’accusa talmente contorta da non essere capita non può, per definizione, diffamare.

Un articolo di giornale può essere considerato non diffamatorio se il suo contenuto è poco chiaro?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che se un articolo è talmente oscuro, criptico e logicamente incomprensibile, può essere ritenuto privo della necessaria ‘vis lesiva’ (capacità offensiva) e, di conseguenza, non costituire diffamazione.

La Corte di Cassazione può riesaminare nel merito i fatti di una causa di diffamazione?
No. Il ruolo della Corte di Cassazione è quello di giudicare la corretta applicazione delle norme di diritto (giudizio di legittimità), non di effettuare una nuova valutazione dei fatti del caso (giudizio di merito). Un ricorso che mira a un riesame dei fatti viene dichiarato inammissibile.

Perché la Corte d’Appello ha riformato la sentenza di primo grado che aveva riconosciuto la diffamazione?
La Corte d’Appello ha ritenuto che il collegamento tra l’evento del 2004 (ritrovamento della bomba) e la presunta ricompensa del 2014 fosse illogico e incomprensibile, sia per la dinamica dei fatti che per l’enorme distanza temporale. Questa ‘indecifrabilità del significato’ ha fatto venir meno, secondo i giudici, il carattere diffamatorio della pubblicazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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