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Difetto di giurisdizione: inammissibile se c’è domanda

Un’impresa edile, citata in giudizio da un Comune per il mancato pagamento di contributi ambientali, proponeva una domanda riconvenzionale per far dichiarare nullo l’accordo. Successivamente, sollevava un’eccezione per difetto di giurisdizione, sostenendo la competenza del giudice amministrativo. La Cassazione ha stabilito che la parte che avanza una domanda riconvenzionale accetta implicitamente la giurisdizione del giudice adito e non può, in un secondo momento, contestarla in appello. La Corte ha quindi rigettato il ricorso, confermando la giurisdizione del giudice ordinario.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Difetto di Giurisdizione: Chi Fa una Domanda Riconvenzionale Non Può Più Contestarla

Con l’ordinanza n. 2936 del 2024, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno affermato un principio cruciale in materia processuale: la parte che, nel difendersi, propone una domanda riconvenzionale, accetta la giurisdizione del giudice e non può successivamente sollevare un’eccezione per difetto di giurisdizione. Questa decisione consolida un orientamento volto a prevenire comportamenti processuali contraddittori e a garantire la ragionevole durata del processo.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia tra un Comune e una società di escavazioni. Il Comune aveva richiesto al Tribunale la condanna della società al pagamento di una somma a titolo di contributo, come previsto da un accordo integrativo a una convenzione per l’autorizzazione all’attività di cava. Tale contributo era destinato a finanziare interventi di ripristino ambientale e la realizzazione di una strada di accesso.

La società si costituiva in giudizio, opponendosi alla richiesta. Non solo, ma proponeva una domanda riconvenzionale chiedendo al giudice di dichiarare la nullità sia della convenzione originaria sia dell’accordo integrativo, ritenendoli contrari a norme imperative e vessatori. In un secondo momento, durante il processo, la stessa società sollevava un’eccezione di difetto di giurisdizione, sostenendo che la controversia, riguardando accordi integrativi di provvedimenti amministrativi, dovesse essere decisa dal giudice amministrativo e non da quello ordinario.

Sia il Tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello respingevano l’eccezione, affermavano la propria giurisdizione e accoglievano la domanda del Comune. La società ricorreva quindi in Cassazione.

L’inammissibilità del motivo sul difetto di giurisdizione

Il cuore della pronuncia delle Sezioni Unite risiede nell’analisi del comportamento processuale della società. La Corte ha chiarito che, nel momento in cui una parte convenuta non si limita a difendersi, ma presenta a sua volta una domanda (la cosiddetta domanda riconvenzionale), essa assume la posizione sostanziale di attore per quella specifica pretesa.

Questo atto implica un riconoscimento implicito della competenza giurisdizionale del giudice adito. È ontologicamente incompatibile chiedere a un giudice di accogliere la propria domanda e, allo stesso tempo o in un momento successivo, sostenere che quello stesso giudice non abbia il potere di decidere.

La Coerenza Processuale come Valore

Secondo la Cassazione, un tale comportamento è contraddittorio e viola il principio di lealtà processuale. Consentire a una parte di contestare in appello la giurisdizione, dopo averla essa stessa invocata per la propria domanda riconvenzionale, creerebbe incertezza e consentirebbe strategie processuali opportunistiche. La parte, infatti, potrebbe “scegliere” il giudice e, in caso di esito sfavorevole, tentare di invalidare l’intero processo sollevando la questione di giurisdizione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso, ha esposto diverse motivazioni. In primo luogo, ha ribadito che la giurisdizione si determina in base al petitum sostanziale, ossia all’effettiva natura della posizione giuridica dedotta in giudizio. La domanda originaria del Comune era di natura puramente patrimoniale: la richiesta di adempimento di un’obbligazione pecuniaria derivante da un accordo. Controversie di questo tipo, che non mettono in discussione l’esercizio di un potere autoritativo della Pubblica Amministrazione ma si collocano “a valle” dell’accordo, rientrano pacificamente nella giurisdizione del giudice ordinario.

In secondo luogo, e in via dirimente, i giudici hanno stabilito che l’impugnazione per motivi di giurisdizione non è proponibile dalla parte che, con la propria domanda riconvenzionale, ha “accettato” la giurisdizione. Sebbene una parte possa sempre sollecitare il giudice a verificare d’ufficio la propria potestas iudicandi, non è legittimata a trasformare questa sollecitazione in un motivo di appello contro una decisione che, sul punto della giurisdizione, l’ha vista pienamente “vittoriosa”, avendo il giudice trattenuto la causa per deciderla nel merito come da lei implicitamente richiesto.

Le Conclusioni

La decisione delle Sezioni Unite ha importanti implicazioni pratiche. Essa stabilisce un chiaro limite alle strategie difensive, imponendo coerenza alle parti processuali. Chi decide di presentare una domanda riconvenzionale deve essere consapevole che tale scelta comporta l’accettazione della giurisdizione del giudice adito, precludendo una successiva contestazione in sede di impugnazione. Questo principio rafforza la certezza del diritto e l’efficienza del sistema giudiziario, impedendo che le questioni di giurisdizione vengano utilizzate come strumenti dilatori o tattici dopo aver attivamente partecipato al giudizio di merito.

Una parte che presenta una domanda riconvenzionale può successivamente contestare la giurisdizione del giudice in appello?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la proposizione di una domanda riconvenzionale equivale a un riconoscimento implicito della giurisdizione del giudice adito. Di conseguenza, la parte non è legittimata a proporre appello per denunciare il difetto di giurisdizione.

Perché la controversia originaria rientrava nella giurisdizione del giudice ordinario?
La controversia rientrava nella giurisdizione del giudice ordinario perché la domanda del Comune aveva un contenuto meramente patrimoniale, ossia la richiesta di pagamento di una somma di denaro basata su un obbligo contrattuale assunto dalla società con un accordo. Non si trattava di contestare l’esercizio di un potere pubblico, ma di far valere un diritto di credito.

Quale strumento ha una parte per risolvere un dubbio sulla giurisdizione all’inizio del processo?
Una parte che nutra dubbi sulla giurisdizione può proporre il regolamento preventivo di giurisdizione, un rimedio che consente di ottenere una decisione vincolante dalle Sezioni Unite della Cassazione prima che la causa sia decisa nel merito. Questo strumento è distinto e non va confuso con l’appello per motivi di giurisdizione, che è inammissibile per chi ha proposto una domanda riconvenzionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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