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Difetto di fabbricazione cucina: risarcimento del danno

La Corte d’Appello di Bari ha confermato il diritto al risarcimento per un difetto di fabbricazione di una cucina, il cui legno era ingiallito a causa di un’errata verniciatura. La sentenza ha rigettato la tesi del venditore secondo cui si trattava di naturale invecchiamento del legno, basandosi sulle conclusioni della perizia tecnica. È stato inoltre stabilito che l’IVA deve essere inclusa nell’importo del risarcimento, in quanto costo effettivo per la riparazione del bene.

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Pubblicato il 16 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Difetto di Fabbricazione: Quando l’Ingiallimento del Legno Comporta Risarcimento

L’acquisto di un bene di valore, come una cucina su misura, porta con sé l’aspettativa di qualità e durabilità. Ma cosa succede se, dopo poco tempo, il prodotto manifesta un’anomalia? Una recente sentenza della Corte d’Appello di Bari affronta un caso emblematico di difetto di fabbricazione, chiarendo la distinzione tra naturale invecchiamento di un materiale e un vizio occulto che dà diritto al risarcimento del danno.

I Fatti di Causa: Una Cucina che Cambia Colore

Una coppia acquistava una cucina, ma col tempo notava un progressivo e disomogeneo ingiallimento delle superfici in legno. Convinti si trattasse di un difetto, citavano in giudizio il produttore e il venditore chiedendo il risarcimento dei danni necessari per la riparazione. La difesa dei convenuti sosteneva che la variazione cromatica fosse un fenomeno naturale del legno esposto alla luce, e non un difetto.

La Decisione di Primo Grado e i Motivi d’Appello

Il Tribunale di primo grado, basandosi sulle risultanze di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), accoglieva la domanda degli acquirenti, condannando i convenuti al pagamento di oltre 9.000 euro. La sentenza veniva però impugnata dal produttore, il quale insisteva sulla naturalità del processo di alterazione cromatica e criticava le conclusioni del perito. Anche gli acquirenti proponevano un appello, definito ‘incidentale’, lamentando la mancata inclusione dell’IVA nell’importo del risarcimento.

L’Analisi del Difetto di Fabbricazione: Perizia Tecnica vs. Usura Naturale

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione delle cause dell’ingiallimento. La Corte d’Appello ha esaminato attentamente la CTU, ritenendola logica, ben motivata e scientificamente fondata. Il perito aveva concluso che il problema non era una semplice alterazione dovuta alla luce, ma un vero e proprio difetto di fabbricazione. Nello specifico, la variazione cromatica era stata causata da una non corretta esecuzione a regola d’arte della verniciatura superficiale del manufatto. L’applicazione non adeguata della vernice protettiva contro i raggi UV aveva reso il legno vulnerabile, provocando un ingiallimento anomalo e non uniforme. La Corte ha quindi respinto la tesi della difesa, confermando che si trattava di un vizio intrinseco del prodotto.

La Questione Cruciale: L’IVA va Inclusa nel Risarcimento?

Un punto fondamentale affrontato dalla Corte riguarda la quantificazione del danno. Gli acquirenti, con il loro appello incidentale, avevano chiesto che l’importo liquidato dal primo giudice fosse maggiorato dell’IVA. La Corte d’Appello ha accolto questa richiesta, affermando un principio importante: il risarcimento del danno patrimoniale deve comprendere anche l’IVA. Questo perché, per ripristinare il bene danneggiato, il consumatore finale deve sostenere una spesa che include tale imposta. L’obbligazione di risarcimento mira a ristabilire la situazione patrimoniale del danneggiato com’era prima dell’illecito, e l’esborso dell’IVA è una componente effettiva di tale ripristino.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte ha rigettato l’appello principale del produttore, confermando in toto l’analisi del Tribunale sul difetto di fabbricazione. I giudici hanno sottolineato come le conclusioni del CTU fossero supportate da un percorso logico-giuridico ineccepibile, a differenza delle critiche dell’appellante, ritenute generiche. La variazione cromatica non uniforme era la prova decisiva che il problema risiedeva nel processo produttivo e non in un’alterazione naturale del materiale.
Parallelamente, la Corte ha accolto l’appello incidentale degli acquirenti. La motivazione si fonda sul principio del ‘danno emergente’, secondo cui il risarcimento deve coprire tutte le spese necessarie a riparare il danno. Poiché gli acquirenti, in qualità di consumatori, non possono detrarre l’IVA, questa rappresenta per loro un costo vivo e diretto, che deve essere quindi incluso nella somma liquidata a titolo di risarcimento. Sono stati inoltre respinti tutti gli altri motivi di appello relativi alla liquidazione delle spese legali e di consulenza.

Le Conclusioni

La sentenza consolida due importanti principi a tutela del consumatore. Primo, la distinzione tra usura naturale e difetto di fabbricazione deve essere accertata con rigore tecnico e scientifico; una variazione anomala e disomogenea di un materiale è un forte indizio di un vizio di produzione. Secondo, il risarcimento del danno deve essere ‘integrale’: deve includere anche l’IVA, garantendo che il danneggiato possa effettivamente ripristinare il bene senza subire ulteriori perdite economiche. Questa decisione rafforza la posizione degli acquirenti di fronte a prodotti difettosi, chiarendo i criteri per una corretta quantificazione del danno.

L’ingiallimento del legno di un mobile è sempre considerato normale invecchiamento?
No. La sentenza chiarisce che se l’alterazione del colore non è uniforme e una perizia tecnica dimostra che è causata da un errore nel processo produttivo, come una verniciatura inadeguata, si configura un difetto di fabbricazione che dà diritto al risarcimento.

Il risarcimento per la riparazione di un prodotto difettoso deve includere anche l’IVA?
Sì. La Corte d’Appello ha stabilito che l’importo del risarcimento deve comprendere l’IVA, poiché essa rappresenta un costo effettivo che il consumatore deve sostenere per riparare il bene. L’obiettivo del risarcimento è ripristinare completamente il patrimonio del danneggiato.

Un giudice è obbligato a seguire le conclusioni di un perito tecnico (CTU)?
No, il giudice non è vincolato in modo assoluto. Tuttavia, qualora intenda discostarsi dalle conclusioni del perito, deve fornire una motivazione solida e convincente. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto la perizia completa e ben argomentata, e l’ha quindi posta a fondamento della propria decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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