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Difesa P.A. in giudizio: non vale per il lavoro in carcere

Un detenuto ha citato in giudizio il Ministero della Giustizia per differenze retributive relative al lavoro svolto in carcere. Il Ministero si è difeso tramite propri funzionari, eccependo la prescrizione del credito. La Corte di Cassazione ha stabilito che la facoltà di difesa P.A. in giudizio con proprio personale è limitata alle cause di pubblico impiego e non si applica al lavoro carcerario, che ha natura privatistica. Di conseguenza, la costituzione del Ministero e la relativa eccezione di prescrizione sono state dichiarate invalide, con la condanna dell’amministrazione al pagamento dell’intera somma richiesta.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Difesa P.A. in giudizio: la Cassazione traccia i confini per il lavoro carcerario

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un tema tecnico ma di grande rilevanza pratica: i limiti della difesa P.A. in giudizio tramite propri funzionari. La Suprema Corte ha chiarito che tale facoltà, prevista come eccezione alla regola della necessaria assistenza legale, non si applica alle controversie relative al lavoro svolto dai detenuti, poiché questo non rientra nel pubblico impiego. Questa decisione ribadisce la natura privatistica del rapporto di lavoro carcerario e le conseguenze procedurali che ne derivano.

I Fatti di Causa

Un detenuto, che aveva prestato attività lavorativa presso diverse case circondariali, citava in giudizio il Ministero della Giustizia per ottenere l’adeguamento della retribuzione (‘mercede’) percepita. In primo grado, il Ministero si costituiva in giudizio non attraverso l’Avvocatura dello Stato, come di consueto, ma per mezzo di propri funzionari, i quali sollevavano l’eccezione di prescrizione per una parte dei crediti richiesti. Il Tribunale accoglieva la domanda del lavoratore, ritenendo irregolare la costituzione del Ministero e, di conseguenza, inammissibile l’eccezione di prescrizione. La Corte d’Appello, invece, riformava parzialmente la sentenza, considerando valida la difesa del Ministero e accogliendo l’eccezione di prescrizione. Il detenuto proponeva quindi ricorso per cassazione.

La Questione Giuridica: i Limiti della Difesa P.A. in Giudizio

Il nodo centrale della controversia ruota attorno all’interpretazione dell’art. 417-bis del codice di procedura civile. Questa norma consente alle pubbliche amministrazioni, limitatamente al primo grado di giudizio, di stare in giudizio avvalendosi di propri dipendenti nelle cause relative ai ‘rapporti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni’. La questione era stabilire se il lavoro svolto da un detenuto potesse essere assimilato a tale categoria, legittimando così la difesa P.A. in giudizio tramite funzionari interni. Il ricorrente sosteneva che, in assenza di un avvocato, il Ministero fosse privo di ius postulandi (la capacità di stare in giudizio), rendendo invalida non solo la sua costituzione ma anche tutte le difese sollevate, inclusa l’eccezione di prescrizione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del detenuto, fornendo una motivazione chiara e rigorosa. I giudici hanno sottolineato che l’art. 417-bis c.p.c. ha una portata derogatoria rispetto alla regola generale che impone la difesa tecnica a mezzo di un avvocato (art. 82 c.p.c.). In quanto norma eccezionale, non può essere soggetta ad applicazione analogica.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: il lavoro carcerario, sebbene si svolga all’interno di istituti penitenziari e sia gestito dall’amministrazione, non costituisce un rapporto di pubblico impiego. Al contrario, si configura come un rapporto di lavoro di natura prettamente privatistica, instaurato per finalità rieducative e di produzione di beni e servizi. Di conseguenza, le relative controversie non rientrano nell’ambito applicativo dell’art. 417-bis c.p.c., che è specificamente perimetrato ai rapporti di lavoro dei dipendenti pubblici.

Poiché la norma non era applicabile, la costituzione del Ministero della Giustizia tramite propri funzionari è stata giudicata radicalmente invalida per difetto di ius postulandi. Tale vizio, ha precisato la Corte, non è sanabile ai sensi dell’art. 182 c.p.c., il quale permette di regolarizzare un difetto di rappresentanza o una procura nulla, ma non una totale assenza della difesa tecnica quando questa è richiesta dalla legge. L’invalidità della costituzione ha travolto tutti gli atti processuali compiuti, compresa l’eccezione di prescrizione, che doveva quindi considerarsi come mai formulata.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e, decidendo nel merito, ha confermato la condanna del Ministero della Giustizia al pagamento dell’intera somma originariamente liquidata dal Tribunale. La sentenza ha un impatto significativo: riafferma la distinzione netta tra lavoro pubblico e lavoro carcerario e impone alle Pubbliche Amministrazioni una maggiore attenzione nella gestione del contenzioso. La possibilità di una difesa P.A. in giudizio ‘fai da te’ è un’eccezione con confini ben precisi, la cui violazione può comportare conseguenze processuali molto gravi, come la perdita della possibilità di sollevare eccezioni fondamentali per l’esito della causa.

Una Pubblica Amministrazione può sempre difendersi in giudizio con i propri funzionari nelle cause di lavoro?
No, la sentenza chiarisce che questa facoltà, prevista dall’art. 417-bis c.p.c., è limitata alle controversie relative ai rapporti di lavoro dei propri dipendenti pubblici e non può essere estesa ad altri tipi di rapporti, come il lavoro carcerario.

Il rapporto di lavoro svolto da un detenuto è considerato un impiego pubblico?
No, la Corte di Cassazione ribadisce che il lavoro carcerario, pur svolto all’interno di un istituto penitenziario, si configura come un rapporto di lavoro di natura privata, non di pubblico impiego.

Cosa succede se la difesa di una parte in giudizio è invalida?
Se la costituzione in giudizio di una parte è ritenuta invalida (in questo caso, per difetto di ius postulandi del funzionario), tutti gli atti compiuti da quella difesa, come la formulazione di eccezioni (ad esempio, l’eccezione di prescrizione), sono considerati inammissibili e privi di effetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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