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Dies a quo sanzione: quando inizia a decorrere?

Un candidato sanzionato per omessa rendicontazione delle spese elettorali ha contestato la sanzione sostenendo che fosse tardiva. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo un principio fondamentale sul dies a quo sanzione: il termine di 90 giorni per la notifica non decorre dal giorno della violazione, ma dal momento del suo completo e definitivo accertamento da parte dell’autorità competente, che include tutte le necessarie indagini.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Dies a quo sanzione: Da Quando Scatta il Termine per la Contestazione?

Comprendere da quale momento esatto inizi a decorrere un termine legale è cruciale in ogni ambito del diritto. La corretta individuazione del cosiddetto dies a quo può determinare il successo o il fallimento di un’azione legale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta proprio il tema del dies a quo sanzione, specificamente nel contesto delle violazioni amministrative legate agli obblighi elettorali. Analizziamo insieme la vicenda per capire il principio affermato dai giudici.

I Fatti del Caso: La Sanzione per Omessa Rendicontazione

Un candidato alle elezioni veniva sanzionato con una multa di oltre 25.000 euro per non aver presentato la dichiarazione delle spese elettorali, un obbligo previsto dalla legge per garantire la trasparenza delle campagne. Il candidato si opponeva alla sanzione, prima davanti al Tribunale e poi in Corte d’Appello, sostenendo principalmente due argomenti: di essere stato un semplice “riempilista”, ignaro degli obblighi di legge, e, soprattutto, che l’autorità competente fosse incorsa in decadenza, avendo notificato la violazione ben oltre il termine di 90 giorni previsto.

La Difesa del Ricorrente e il Problema del Dies a quo sanzione

Il punto centrale della difesa del ricorrente si basava sull’interpretazione dell’articolo 14 della Legge n. 689/81. Secondo la sua tesi, il termine di 90 giorni per la contestazione avrebbe dovuto iniziare a decorrere dal momento in cui l’obbligo di dichiarazione era scaduto. Poiché la proclamazione degli eletti era avvenuta a maggio 2014, il termine per la rendicontazione scadeva tre mesi dopo, ad agosto 2014. Di conseguenza, la notifica della sanzione, avvenuta anni dopo, sarebbe stata irrimediabilmente tardiva.

I giudici di merito, sia in primo che in secondo grado, avevano però respinto questa tesi, sostenendo una diversa interpretazione del dies a quo sanzione. Secondo le corti, il termine non decorre dalla commissione dell’illecito, ma dal suo “definitivo accertamento”. Questo momento era stato identificato con la data in cui il Collegio di Garanzia Elettorale aveva formalmente verbalizzato la mancata ottemperanza del candidato a un precedente invito a depositare la documentazione.

La Decisione della Corte: Quando Inizia l’Accertamento?

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la linea dei giudici di merito. La decisione si fonda su un principio di diritto ormai consolidato e di fondamentale importanza pratica.

Le Motivazioni della Cassazione

I giudici supremi hanno chiarito che l'”accertamento” di una violazione non coincide con la generica percezione del fatto. Esso rappresenta, invece, il momento conclusivo di un’attività di indagine, necessaria per verificare la sussistenza di tutti gli elementi, oggettivi e soggettivi, che costituiscono l’infrazione. Questo processo può richiedere tempo e passaggi formali, come l’invio di una diffida e la successiva constatazione del mancato adempimento.

Nel caso specifico, il dies a quo sanzione è stato correttamente fissato non alla data in cui la dichiarazione doveva essere presentata, ma alla data del verbale con cui l’organo di controllo ha preso atto ufficialmente e definitivamente del rifiuto del candidato di adempiere, nonostante fosse stato sollecitato. Solo in quel momento, infatti, l’autorità ha acquisito piena conoscenza della condotta illecita e ha potuto valutarne la consistenza ai fini della contestazione. La Corte ha inoltre ribadito che la scusa di essere un “riempilista” e di non conoscere la legge è irrilevante, poiché l’ignoranza della legge non scusa e l’obbligo di rendicontazione grava su ogni candidato.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio chiave: per le sanzioni amministrative, il termine per la contestazione inizia a decorrere non da quando l’illecito è commesso, ma da quando l’amministrazione, a seguito delle opportune verifiche, ne ha completato l’accertamento. Questa interpretazione garantisce all’ente accertatore il tempo necessario per svolgere le indagini, senza che il semplice trascorrere del tempo dalla commissione del fatto possa vanificare l’azione sanzionatoria. Per i cittadini, ciò significa che la percezione di aver commesso una violazione non implica automaticamente l’inizio del conto alla rovescia per la prescrizione o la decadenza, che è invece legato all’attività dell’autorità competente.

Quando inizia a decorrere il termine di 90 giorni per notificare una sanzione amministrativa?
Il termine di 90 giorni non inizia a decorrere dal momento in cui la violazione è stata commessa, ma dal momento in cui l’autorità competente ha completato il suo “definitivo accertamento”, ossia quando ha verificato tutti gli elementi dell’infrazione.

Cosa si intende per “accertamento” della violazione ai fini del dies a quo?
L’accertamento non è la semplice percezione del fatto, ma il compimento delle indagini necessarie a riscontrare l’esistenza di tutti gli elementi dell’infrazione. Nel caso analizzato, è coinciso con il verbale che attestava la mancata risposta del candidato a una formale richiesta di chiarimenti.

Essere un “candidato riempilista” esonera dall’obbligo di rendicontare le spese elettorali?
No. La Corte ha stabilito che la posizione di “riempilista” o la presunta ignoranza degli obblighi di legge sono irrilevanti. L’obbligo di rendere la dichiarazione delle spese elettorali è imposto a ogni candidato, e l’ignoranza della legge non costituisce una scusante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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