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Dichiarazioni inesatte assicurazione: quando si perde?

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di negare l’indennizzo a un’azienda a seguito di un incendio. La causa del rigetto risiede nelle dichiarazioni inesatte fornite in fase di stipula della polizza assicurativa, relative a sinistri pregressi. La Suprema Corte ha chiarito che, se il sinistro avviene prima che l’assicuratore scopra la falsità, quest’ultimo può semplicemente rifiutare il pagamento eccependo la violazione, senza dover avviare un’azione legale per l’annullamento del contratto, a condizione che le dichiarazioni inesatte dell’assicurato siano state rese con dolo o colpa grave.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Dichiarazioni Inesatte in Assicurazione: La Cassazione Conferma la Perdita dell’Indennizzo

Quando si stipula una polizza assicurativa, la trasparenza e la correttezza delle informazioni fornite sono fondamentali. Le dichiarazioni inesatte in assicurazione possono avere conseguenze gravissime, fino alla perdita totale del diritto all’indennizzo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, chiarendo le condizioni in cui l’assicuratore può legittimamente rifiutare il pagamento in caso di sinistro. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti di Causa

Una società, operante in un fabbricato industriale, aveva stipulato una polizza assicurativa per coprire i danni ai beni mobili presenti nei locali. A seguito di un incendio che danneggiava tali beni, la società richiedeva l’indennizzo alla propria compagnia di assicurazioni. Inizialmente, il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda dell’assicurato. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, respingendo la richiesta di indennizzo. La società assicurata decideva quindi di ricorrere in Cassazione, contestando la sentenza d’appello.

La Decisione della Corte

La Suprema Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda sull’applicazione dell’articolo 1892 del Codice Civile, che disciplina le conseguenze delle dichiarazioni inesatte e delle reticenze da parte dell’assicurato. La Corte ha ritenuto che le omissioni e le false dichiarazioni dell’assicurato fossero state rese con colpa grave e fossero state determinanti per la formazione del consenso da parte della compagnia assicurativa, giustificando così il mancato pagamento dell’indennizzo.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si articolano su due punti principali, corrispondenti ai motivi di ricorso presentati dalla società.

L’eccezione prevale sull’azione di annullamento

Il primo motivo di ricorso si basava sulla presunta violazione dell’art. 1892, comma 2, c.c. Secondo l’assicurato, la compagnia avrebbe dovuto agire in giudizio per chiedere l’annullamento del contratto entro tre mesi dalla scoperta delle dichiarazioni inesatte. La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo un punto cruciale: tale obbligo non sussiste quando il sinistro si verifica prima che l’assicuratore venga a conoscenza della reticenza o dell’inesattezza. In questi casi, è sufficiente che l’assicuratore, per sottrarsi al pagamento, sollevi un’eccezione, ovvero si difenda in giudizio invocando la violazione dolosa o colposa dell’obbligo di fornire dichiarazioni veritiere. Non è quindi necessaria una preventiva azione di annullamento.

La rilevanza delle dichiarazioni inesatte in assicurazione e la colpa grave

Il secondo motivo di ricorso contestava la valutazione della Corte d’Appello riguardo alla sussistenza del dolo o della colpa grave e alla natura determinante delle dichiarazioni omesse. La società assicurata aveva omesso di dichiarare di aver subito un precedente sinistro (un altro incendio) nei cinque anni precedenti, che aveva danneggiato sue merci presso un’altra società. La Corte di Cassazione ha sottolineato che la valutazione di questi elementi è un apprezzamento di fatto riservato al giudice di merito (in questo caso, la Corte d’Appello) e non può essere riesaminato in sede di legittimità, se la motivazione è logica e completa. La Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato che l’omissione di un sinistro pregresso, per il quale era stata richiesta e ottenuta una liquidazione, costituisce una circostanza rilevante che, se conosciuta, avrebbe indotto l’assicuratore a non stipulare il contratto o a farlo a condizioni diverse. Tale omissione è stata quindi correttamente qualificata come resa con colpa grave, se non addirittura ai confini con il dolo.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione offre importanti spunti di riflessione per chiunque stipuli un contratto di assicurazione. La trasparenza è un dovere imprescindibile dell’assicurato. Omettere sinistri pregressi o fornire informazioni inesatte su circostanze rilevanti per la valutazione del rischio non è una leggerezza, ma una violazione che può costare molto cara. La sentenza conferma che, in caso di dichiarazioni false rese con colpa grave o dolo, l’assicuratore ha il diritto di rifiutare l’indennizzo se il sinistro si verifica prima della scoperta della falsità, senza essere obbligato a intraprendere un’azione legale per l’annullamento del contratto. La massima onestà e diligenza al momento della compilazione del questionario anamnestico è, quindi, la migliore garanzia per la validità ed efficacia della propria copertura assicurativa.

Cosa succede se si forniscono dichiarazioni inesatte all’assicurazione?
Secondo l’art. 1892 c.c., se le dichiarazioni sono state rese con dolo o colpa grave, l’assicuratore può annullare il contratto. Se il sinistro avviene prima che l’assicuratore scopra la falsità o prima che abbia dichiarato di voler annullare il contratto, non è tenuto a pagare alcun indennizzo.

L’assicurazione deve sempre fare causa per annullare una polizza a seguito di dichiarazioni false?
No. La sentenza chiarisce che se il sinistro avviene prima che l’assicuratore scopra l’inesattezza delle dichiarazioni, non è necessario che avvii un’azione di annullamento. Può semplicemente rifiutare il pagamento dell’indennizzo sollevando un’eccezione in giudizio, dimostrando la violazione dell’obbligo di verità da parte dell’assicurato.

Omettere un sinistro avvenuto presso un’altra sede o con un’altra polizza è considerato grave?
Sì. La Corte ha ritenuto che omettere un precedente sinistro (nella fattispecie, un incendio) che ha danneggiato i propri beni, anche se avvenuto presso terzi, è una reticenza su una circostanza rilevante. Questa omissione è stata considerata espressione di colpa grave, poiché incide direttamente sulla valutazione del rischio da parte della compagnia assicurativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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