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Dichiarazione del terzo: quando non è più contestabile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13223/2024, ha stabilito un principio cruciale nel pignoramento presso terzi. Un Comune, in qualità di terzo pignorato, dopo aver reso una dichiarazione di quantità interpretata come positiva dal giudice e dopo l’emissione dell’ordinanza di assegnazione, non può più contestare l’esistenza del debito tramite opposizione agli atti esecutivi. La Corte ha chiarito che la dichiarazione del terzo, una volta resa e posta a fondamento dell’assegnazione, cristallizza la situazione, precludendo tardive contestazioni nel merito.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Dichiarazione del Terzo: L’Errore non Ammette Ripensamenti

L’ordinanza n. 13223/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti e le conseguenze della dichiarazione del terzo nel contesto del pignoramento presso terzi. Una volta che il giudice dell’esecuzione ha assegnato le somme sulla base di una dichiarazione positiva, il terzo pignorato non può più tornare sui suoi passi e contestare l’esistenza del debito. Analizziamo questa decisione per capire la sua portata pratica.

I Fatti del Caso: La Controversia tra un Comune e i Creditori

Un gruppo di creditori, tra cui uno studio professionale e alcuni privati, avviava una procedura di pignoramento presso terzi nei confronti di una società di costruzioni loro debitrice. Il pignoramento colpiva i crediti che la società vantava nei confronti di un Comune. In sede di procedura esecutiva, il giudice, sulla base della dichiarazione resa dal Comune e dell’atto di precisazione del credito, emetteva un’ordinanza di assegnazione in favore dei creditori.

Il Comune, ritenendo erronea l’assegnazione, proponeva opposizione agli atti esecutivi ex art. 617 c.p.c., sostenendo, tra le altre cose, l’inesistenza del credito. L’opposizione veniva rigettata dal Tribunale. La questione giungeva così dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Dichiarazione del Terzo e le sue Conseguenze Irreversibili

Il cuore della controversia ruota attorno al valore e agli effetti della dichiarazione del terzo pignorato. La Corte di Cassazione ribadisce un principio consolidato: una volta che il terzo rende una dichiarazione positiva (o una dichiarazione che, come nel caso di specie, viene interpretata come tale dal giudice) e il giudice assegna le somme, si verifica un effetto preclusivo. Il terzo non può più contestare l’esistenza del credito assegnato attraverso lo strumento dell’opposizione all’ordinanza di assegnazione.

L’ordinanza sottolinea che se il terzo avesse voluto negare il debito, avrebbe dovuto farlo chiaramente nella sua dichiarazione. Una dichiarazione ambigua, o una mancata dichiarazione, viene equiparata a una dichiarazione positiva per il principio della ficta confessio. L’eventuale contestazione del debito avrebbe dovuto innescare il procedimento di accertamento dell’obbligo del terzo (ex art. 549 c.p.c.), ma non può essere sollevata per la prima volta dopo l’assegnazione.

L’Ordinanza di Assegnazione: Validità e Requisiti

Il Comune sollevava anche una questione relativa alla presunta nullità dell’ordinanza di assegnazione per difetto di liquidità, poiché non specificava le singole quote spettanti a ciascun creditore. La Corte ha ritenuto inammissibile anche questo motivo, operando una distinzione fondamentale.

Il requisito della liquidità, previsto dall’art. 474 c.p.c., è necessario affinché un atto possa valere come titolo esecutivo per avviare un’esecuzione forzata. Tuttavia, l’ordinanza di assegnazione, nel contesto del pignoramento presso terzi, ha la funzione primaria di trasferire il credito dal debitore esecutato al creditore assegnatario. La sua validità non dipende dalla sua astratta idoneità a fungere da titolo esecutivo. Pertanto, il terzo pignorato non ha interesse a contestarne la liquidità, poiché tale vizio, al più, danneggerebbe solo i creditori che non potrebbero utilizzarla per un’eventuale esecuzione contro il terzo stesso.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La decisione della Corte si fonda su argomentazioni logico-giuridiche precise.

La Cristallizzazione dell’Obbligo dopo la Dichiarazione del Terzo

Il primo e fondamentale punto è che la procedura di pignoramento presso terzi prevede momenti e strumenti specifici per ogni tipo di contestazione. La dichiarazione del terzo è il momento in cui il terzo deve chiarire la sua posizione debitoria. Se la sua dichiarazione è positiva, o se non contesta espressamente il debito, e segue l’ordinanza di assegnazione, la sua obbligazione nei confronti dei creditori si considera accertata in quella sede. Un ripensamento tardivo, basato su un presunto errore nella dichiarazione, non è ammesso tramite l’opposizione ex art. 617 c.p.c.

Inammissibilità della Contestazione sulla Liquidità del Credito

La Corte chiarisce che il terzo pignorato non ha legittimazione né interesse (ex art. 100 c.p.c.) a dolersi della mancata specificazione delle quote assegnate. Questo aspetto non aggrava la sua posizione debitoria, ma riguarda esclusivamente i rapporti tra i creditori e la loro facoltà di agire esecutivamente sulla base dell’ordinanza. È un problema che non tocca la sfera giuridica del terzo debitore.

La Carenza di Legittimazione a Sollevare l’Impignorabilità

Infine, la Corte ha respinto il motivo relativo all’impignorabilità del credito, in quanto destinato a un’opera pubblica. L’indirizzo giurisprudenziale consolidato nega al terzo pignorato la legittimazione a dedurre l’impignorabilità del credito. Inoltre, la Corte osserva acutamente che sostenere che il credito fosse stato ‘incamerato’ e destinato a fini pubblici equivale a dire che, al momento del pignoramento, quel credito non esisteva più. Ciò riporta la questione al punto di partenza: il Comune avrebbe dovuto rendere una dichiarazione negativa, cosa che non ha fatto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Terzi Pignorati

L’ordinanza in esame rappresenta un monito per tutti i soggetti che si trovano a essere terzi pignorati, in particolare per le pubbliche amministrazioni. La gestione della dichiarazione del terzo deve essere condotta con la massima attenzione e precisione. Un errore, un’omissione o una dichiarazione ambigua possono avere conseguenze definitive, costringendo il terzo a pagare un debito che riteneva inesistente. La decisione conferma che il processo esecutivo è scandito da fasi e preclusioni rigorose, e che non è possibile rimediare a un errore iniziale con strumenti processuali impropri e tardivi.

Dopo aver reso una dichiarazione positiva, il terzo pignorato può ancora contestare l’esistenza del debito?
No. Secondo la Corte, una volta che il giudice dell’esecuzione, preso atto della dichiarazione positiva del terzo, assegna le somme, non è più possibile per il terzo pignorato contestare l’esistenza del credito assegnato proponendo opposizione agli atti esecutivi avverso l’ordinanza di assegnazione.

Il terzo pignorato può opporsi all’ordinanza di assegnazione perché non specifica l’importo esatto per ogni creditore (difetto di liquidità)?
No. La Corte ha stabilito che il terzo pignorato non ha interesse a contestare l’ordinanza di assegnazione per difetto di liquidità. Tale vizio non aggrava la sua posizione obbligatoria, ma al massimo impedisce ai creditori di utilizzare l’ordinanza come titolo esecutivo contro di lui, un problema che non lo riguarda direttamente.

Il terzo pignorato è legittimato a sollevare l’impignorabilità del credito del debitore esecutato?
No. È un principio consolidato, ribadito dalla Corte, che il terzo pignorato non è legittimato a dedurre l’impignorabilità del credito oggetto dell’espropriazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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